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Negoziazione delle domande e filtro nei dibattiti politici televisivi


Il partito politico, nell’era pretelevisiva, era protagonista di una comunicazione diretta e corale, spersonalizzata: il contatto con i cittadini richiedeva la mediazione di molte persone, più vicine dell’uomo politico che era lontano e inafferrabile. Al giorno d’oggi il panorama è mutato: le nuove tecnologie permettono all’uomo politico una presenza continua e autonoma in luoghi e momenti diversi; cresce la disponibilità del candidato, mentre l’offerta politica si riduce. Il massimo di esposizione pubblica si ha nei dibattiti TV, dove il cittadino dovrebbe avere un informazione e una partecipazione più completa; ma la preventiva negoziazione delle domande, il filtro agli interventi, la possibilità di risposte ambigue o parziali senza repliche rendono questi dibattiti un mero rito all’interno dell’establishment, dove lo spettacolo prende il sopravvento sull’argomentazione politica.
La stessa identità del partito risulta trasformata, perdendo la sua soggettività; inoltre il partito è sempre più legato dagli interessi dei finanziatori, di importanza fondamentale in una politica in cui i costi lievitano a causa della comunicazione.
Anche l’altro mediatore sociale, il sindacato, si disgrega: la fabbrica non è più il centro di una rete di rapporti tanto forti da essere parte della vita privata delle persone; oggi la riduzione del peso del lavoro, il suo decentramento e il ricorso all’informatica indeboliscono i legami, mettendo in discussione sia il modo di essere del sindacato, sia il soggetto stesso da organizzare.

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