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Cultura, religione e riti ciclici

Le forme di religiosità più antiche tendevano a leggere alcuni fenomeni della natura che si presentavano con regolarità come momenti di contatto con il sacro per cui il loro sopraggiungere veniva accompagnato dai RITI CICLICI : il susseguirsi di fasi lunari, il cambiamento delle stagioni o l’arrivo delle piogge che erano considerati manifestazioni di un ordine cosmico trascendente, come messaggi divini che indicavano come regolare la vita e le attività quotidiane. Questi riti venivano definiti “tempo sacro” con cui si tendeva a realizzare una concordanza armonica tra il mondo umano e il trascendente.
RITO : parola di origine indoeuropea significa “ l’ordine immanente del cosmo a cui le azioni umane devono conformarsi”.
I riti ciclici furono di fondamentale importanza per le culture a trasmissione orale caratterizzate da un economia dipendente dalle fasi della natura. Sulla base della ciclicità naturale e dei riti  venivano organizzate tutte le attività agricole come l’aratura, la mietitura, la raccolta dei frutti o la caccia.
Quindi il rito è connesso con tutti gli elementi di una CULTURA intesa come un sistema di conoscenze, saperi e pratiche.
Molte feste religiose vengono considerate eredità di questi antichi riti.
Ciò che distingue il rito dalla normale azione quotidiana è la presenza di SIMBOLI nel rito : ogni gesto compiuto  non ha valore per ciò che realmente produce  ma per ciò che rappresenta.  Nelle feste tradizionali ci sono gesti, oggetti e usanze caratteristici non solo come fenomeni folklorici  ma come elementi di un linguaggio simbolico attraverso cui una cultura esprimeva  se stessa e la propria visione del mondo.
La festa della porchetta venne celebrata per più di 500 anni e che aveva come protagonista principale la porchetta. Per tradizione a Bologna ogni anno il 24 agosto dalla Renghiera per Anziani i nobili gettavano al popolo sottostante una grossa porchetta arrostita.
Si è sempre pensato che questa festa fosse nata nel 1249 in memoria dell’entrata a Bologna  di re Enzo, figlio di Federico II. Gli studi su questa festa è sempre caduta su re Enzo o sugli aspetti teatrali della celebrazione a volte definita “opera d’arte”, palcoscenico in cui tutti, nobili e popolo, erano attori e spettatori allo stesso tempo.
Questa festa può avere le sue radici in antichi rituali pagani legati al cambio di stagione, questi riti sono confluiti nella tradizione relativa alla festa di San Bartolomeo.

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