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Linee evolutive della psichiatria sociale


Il termine psichiatria sociale è introdotto per la prima volta nel 1917 da Southaris ma ha l’aspetto di una disciplina dai contorni sfumati e confusi, intesa e definita in modo diverso da psichiatri e operatori con diversa formazione. Nasce in Gran Bretagna (importante perché le circostanze storiche e culturali influenzano lo stile). L’approccio che ne ha movimentato la ricerca è la psicoanalisi (sostiene che il modello di trattamento e comprensione è la relazione interpersonale, favorendo processi di coinvolgimento). In Gran Bretagna l’impostazione della politica sanitaria è fortemente influenzata dalla guerra: isolamento geografico e commerciale hanno permesso di rafforzare un’idea basta sulla solidarietà sociale e uso delle risorse (problemi di cui gli psichiatri non si sarebbero occupati senza l’esperienza della guerra). Prime esperienze di psicoterapie di gruppo applicate e sviluppate tra militari e reduci. Nasce nel 46 il termine comunità terapeutica (Main) per descrivere l’esperienza di un gruppo di psicoanalisti e terapeuti di gruppo che lavoravano con ex soldati nevrotici demoralizzati. Sono esperienza sviluppate da Jones (sarà punto di riferimento della psichiatria sociale): metodo che si avvale di strumenti di stampo psicoanalitico (setting in cui si analizza ciò che succede nel momento, con retroazioni di eventi precedenti per accrescere la consapevolezza del soggetto): si parla di living learning (apprendimento diretto dalla vita).
Definizione di psicologia sociale: studio del ruolo dei fattori sociali e ambientali nella genesi dei disturbi mentali sulla base di un’epidemiologia di un determinato territorio, comunità.
Il caso italiano: situazione di arretratezza culturale a causa della psichiatria ereditata dal fascismo (impronta biologico-positivista e paralizzata nella ricerca di una spiegazione causale di tipo biologico dei disturbi psichiatrici e quindi rassegnata di fronte all’incomprensibilità della malattia mentale e suo trattamento). Prevalenza dell’idealismo crociano e gentiliano, chiusura della cultura cattolica verso gli orientamenti considerati incompatibili con la sua visione del mondo. Molti psichiatri italiani per recuperare il distacco che li allontanava dagli ambienti scientifici europei e americani entrano in contatto con psicoanalisi, antropologia…
Mutamento anni 70 aperto da Basaglia: critica i manicomi (risultato di un’oggettivazione operata dalla società dei sani che definisce malato e lo colloca in un luogo altro in cui viene segregato: autoritarismo, gerarchizzazione, burocratizzazione) che porta alla distruzione dell’identità personale, sua storia, capacità relazionali. Si cerca di partire dai bisogno dei malati e di modellare su questi gli spazi istituzionali: porterà alla L180/1978 quando il malato è restituito alla società.
Psichiatria di comunità: responsabilità continuativa per i bisogni relativi alla salute mentale di una comunità, servizi che tendono a favorire l’integrazione, continuità terapeutica, promozione di tutte le cure e risposte ai diversi bisogni del paziente. Modello a rete: costituito da nuclei socialmente significativi (famiglia, istituzioni, gruppi spontanei, servizi): i servizi psichiatrici si immergono in questa rete per orientare modi e tempi di interazione, per migliorare la condizione sociale e le capacità relazionali dei soggetti. Competenza degli operatori: favorire la comunicazione, cogliere i significati, individuare codici privati e familiari, entrare in contatto con la sofferenza psichica, però è necessario il lavoro d’équipe che coglie la globalità del bisogno.
La psichiatria sociale oggi: quali sono le nuove forme con cui si esprime oggi il disagio psicologico? Aumento schizofrenia, depressione, disadattamento sociale, farmaco-tossicodipendenza, patologie neuropsichiatriche degli anziani. Poco impegno dalla collettività nel predisporre programmi di sensibilizzazione riguardo la salute mentale e capacità di intrattenere rapporti sociali. Auspicare che le strutture educative, mezzi di comunicazione, organismi politici, strutture culturali e del tempo libero attivino promozione alla salute mentale. L’approccio sociopsichiatrico è fondamentale: necessità che la prassi psichiatrica sia sempre più ricca culturalmente, evitando settarismi di scuole; l’uomo è una realtà complessa biopsicosociale, storicamente determinata e collocata in una trama relazionale sempre mutevole e connessa alle trasformazioni socioculturali.

Tratto da IGIENE MENTALE. PSICHIATRIA E PREVENZIONE. di Antonella Bastone
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