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Elaborazione dei dati del colloquio


L’elaborazione che il clinico effettua dei dati di un colloquio psicodiagnostico è di tipo qualitativo e finalizzata a utilizzare il materiale raccolto per un profilo diagnostico. La valutazione diagnostica è un momento di riflessione in cui l’operatore utilizza le sue capacità di intuizione, di analisi, conoscenze teoriche e verifica pratica per ricostruire il paziente in una dimensione psicologica. La difficoltà che ci si può trovare è di riorganizzare il materiale in modo da ottenere un quadro generale significativo del paziente . Un esempio di metodo potrebbe essere quello del Metodo della concordanza degli indici”: si fonda sull’analisi di due o tre colloqui e sulla formulazione di ipotesi relativi a questi e prevede una ricerca sistematica di conferme a tali ipotesi allo scopo di stabilire quali siano le caratteristiche cognitive o affettive del soggetto; in quale relazione si pongono; come si possono collocare le difficoltà del paziente e la soluzione.
Utilizzando questo metodo lo psicologo evidenzia quanto il soggetto sia in grado di funzionare ad attivamente e quali aree della personalità risultino disturbate o disadattive.
Un contributo alla classificazione diagnostica è quello di Kernberg, il quale fa riferimento alla classificazione tra nevrosi, psicosi e personalità borderline sulla base dell’identità (definita come la capacità del paziente di viversi in quanto persona e differenziata dagli altri), delle operazioni difensive (meccanismi di difesa che il paziente mette in atto) e l’esame di realtà (la capacità di distinguere tra il mondo interno e realtà esterna).
Nevrosi: sono il risultato di un conflitto tra impulsi sessuali e libidici e forze dell’Io che cercano di controllarli e limitarne l’espressione e ha origine in fantasie e tracce di ricordi collegati ad esperienze infantili. L’Io reagisce alla possibile emergenza di questi mettendo in atto meccanismi di difesa, ma a causa dell’energia connessa agli istinti, la difesa contro essi diviene inadeguata e si verifica il ritorno del rimosso sotto forma di sintomi. Le nevrosi sono basate su fissazioni o regressioni a qualche fase dello sviluppo infantile e le relazioni con la realtà vengono mantenute e pure le inibizioni degli impulsi.
Psicosi: disturbo nell’identità personale, in cui i meccanismi di difesa sono molto primitivi e non adattivi alle richieste della realtà. Le psicosi possono essere organiche o funzionali e le reazioni e le esperienze psicologiche individuali hanno un ruolo fondamentale e più importante nell’eziologia del sintomo. Le psicosi sono caratterizzate da comportamenti bizzarri, idee deliranti, reazioni affettive inappropriate labili e intense, ritiro, disturbo nel contatto con la realtà e nel senso di realtà insieme ad esperienze allucinatorie e difficoltà di comunicazione. Nella psicosi vi è una rottura con la realtà e successivamente la volontà di riguadagnarla ed è l’Es che dopo aver sopraffatto le difese dell’Io si trova in conflitto con una realtà frustrante. Soprattutto sono le alterazioni dell’Io e del Super-Io che la caratterizzano.
Stato borderline: personalità che manifesta fenomeni sia nevrotici che psicotici, ma in cui rimane intatta una certa capacità di adattamento superficiale all’ambiente e mantenimento delle relazioni oggettuali. Vi sono però debolezze nelle difese contro gli impulsi primitivi, interferenze con la valutazione generale della realtà e sotto tensione possono manifestarsi aspetti psicotici. Questi pazienti non sono spesso incapaci di riconoscere le loro difficoltà come sintomi e non hanno una motivazione profonda a chiedere aiuto.
Disturbi del carattere: il carattere si struttura allo scopo di armonizzare i bisogni interni e le domande del mondo esterno e i tratti del carattere nascono da compromessi tra pulsioni e forze dell’Io ed il fatto che questi siano sani o patologici dipende dalla capacità dell’Io di raggiungere qul grado di flessibilità che gli consenta un funzionamento mentale ottimale. Per disturbi del carattere si intende un gruppo eterogeneo di problemi che hanno in comune una rigidità abituale di modalità di comportamento senza un marcato disagio soggettivo, sono configurazioni patologiche del carattere mentre il disordine del carattere trasmette la connotazione di tratti socio patologici.

Tratto da IL COLLOQUIO COME STRUMENTO PSICOLOGICO di Carla Callioni
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