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Deformazione delle idee di Machiavelli


Machiavelli è sicuramente rammentato per aver fondato in Europa la moderna idea della politica conquistandosi la fama che in Asia poteva corrispondere a quella degli antichi Sunzi.
Il Principe è sempre stato nell’Indice dei libri proibiti dalla Chiesa cattolica in parte perché smontava le teorie politiche cristiane come quelle di Sant’Agostino e Tommaso d’Aquino ma soprattutto perché Machiavelli annulla ogni nesso tra etica e politica: infatti per lui il principe deve cercare di sembrare magnanimo religioso onesto ed etico.
Ma in realtà i doveri di un principe non gli permettono di possedere nessuna di queste virtù.
Il principe ha sfidato una filosofia scolastica della chiesa cattolica e la sua lettura ha contribuito alla fondazione del pensiero illuminista e quindi del mondo moderno occupando un’unica posizione nell’evoluzione del pensiero in Europa.
Le idee di Machiavelli circa le virtù di un Principe ideale furono di ispirazione per la moderna filosofia politica e trovarono le più disparate e distorte applicazioni soprattutto nel XXsecolo.
Come esempio in Italia si ricordano  le prefazioni di Benito Mussolini.
Persino il concetto di Realpolitik si basa sulle idee di Machiavelli.
E’ più ragionevole chiedersi quali teorie del ventesimo secolo non abbiano a che fare con Machiavelli.
Anche quelle dell’economia politica sembrano di dover qualcosa a quest’opera del Rinascimento.
La giustifica morale della colonizzazione delle Americhe nel XVI secolo si trovano in quest’opera. All’interno del saggio di Ajello “Egoità sociale alle origini del realismo critico e dello stato moderno in Europa” l’autore fa riferimento ad un machiavellismo senza Machiavelli mettendo quindi in risalto che ciò che è stato descritto sopra come tale era già presente nel corso degli avvenimenti storici precedenti allo stesso ideatore del termine.
Insomma fu un termine usato nella letteratura politica per indicare l’atteggiamento di quegli uomini di governo che sacrificano ogni scrupolo morale pur di conseguire il successo.
A tal riguardo si operò una deformazione della teoria machiavelliana nella seconda metà del XVI secolo come conseguenza della polemica condotta contro il letterato da cattolici e protestanti, come Gentillet che additò nel Principe lo strumento diabolico di cui si era servita Caterina de’ Medici per compiere i suoi misfatti.
Verso la fine del 500 si verificò a opera di Botero il tentativo di usare il machiavellismo pur condannando Machiavelli ma nel 600 questo machiavellismo camuffato venne respinto da Boccalini mentre altri scrittori mostrano maggiore comprensione della novità e complessità dell’opera machiavelliana.
Nel secolo XVIII la condanna del machiavellismo fu ribadita nell’Antimachiavel da Federico II di Prussia che però nella sua politica spregiudicata tiene conto della lezione de “Il principe”.
Solo a cominciare dal 19° secolo l’interpretazione del pensiero politico di Machiavelli è stata posta in termini concretamente storici e si è respinta come arbitraria e senza fondamento testuale nell’opera machiavelliana, la formula “il fine giustifica i mezzi” tipica del machiavellismo deteriore; un comportamento astuto e spregiudicato di chi usa ricorrere a qualsiasi mezzo pur di ottenere il proprio vantaggio.

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