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Il disegno di legge 2144 e l'iter legislativo

 
Il disegno di legge n.2144 prevede che ogni anno la legge finanziaria, nel quadro dei vincoli comunitari, stabilisca l'ammontare del volume di affari che può essere escluso dall'imponibile, in quanto destinato dai privati a finalità etiche. In questo modo, lo Stato prevede un limite alla sottrazione di gettito per le sue casse. Non si comprende come questo limite possa realizzarsi quando vorrebbe significare che lo Stato interviene nelle transazioni commerciali per porre limiti all'applicazione di sconti alla clientela. In realtà, avendo la “De-Tax” scopi prevalentemente di diffusione di un nuovo modello, potrebbe essere comprensibile il timore del legislatore ad incentivare un metodo che porterebbe minori entrate tributarie. Confuteremo questa preoccupazione parlando dell'effetto del moltiplicatore per lo Stato, derivante dell'utilizzazione della “De-Tax”.

Il disegno di legge fu oggetto di notevoli discussioni all'interno delle commissioni e nelle stesse aule parlamentari e con esso, anche la “De-Tax”. Soprattutto all'inizio, essa fu materia di scontro tra maggioranza ed opposizione che, per diverse opposte ragioni ideologiche, vedeva schierarsi chi a favore della “De-Tax”, chi a favore della “Tobin-Tax”.

Dopo circa due anni e diversi passaggi parlamentari, si arrivò alla definitiva approvazione della legge delega n. 80, del 7 aprile 2003, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale, il 18 Aprile 2003. L'art. 5, lettera h), prevede la creazione di norme che realizzino la “De-Tax” nel rispetto dei principi costituzionali in materia tributaria e dei vincoli comunitari.

Tratto da LA DE-TAX di Filippo Amelotti
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