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Inizio della crisi del debito e programmi di austerità

Dal '79 i crediti si ridussero, ma la crisi del debito vera e propria iniziò nel 1982, quando il Messico annunciò la sua insolvibilità del debito (moratoria). Gli Stati Uniti arginarono la crisi attuando misure di emergenza, ma il problema si presentava in altri paesi, in particolare in Brasile e Argentina. 
Le strategie elaborate dagli Stati Uniti si basavano su:
- impegno nell'aggiustamento interno da parte dei paesi coinvolti
- disponibilità di offrire finanziamenti ufficiali su base transitoria attraverso il FMI
- finanziamento da parte delle banche private
- volontà e potere di intervenire in potenziali emergenze
- insieme di politiche economiche nei maggiori PA che stimolino la crescita economica e prevengano i rischi di un ripiegamento protezionista.

I programmi furono in pratica programmi di austerità, con connessi molti costi sociali e politici. Emersero dubbi e proteste tra i paesi debitori e i banchieri cominciavano a temere la formazione di un cartello dei debitori. Per questo fu da loro adottata la tattica del divide et impera. La gestione americana della crisi fu molto costosa e inoltre si rivelava impopolare per le condizioni alle quali venivano concessi gli aiuti. Per questo gli Stati Uniti si erano fatti furbi e manovravano tutta la faccenda dall'interno del FMI e della Banca Mondiale, che erano ritenuti organi imparziali. 
Tuttavia presto gli Stati Uniti vennero sgamati e cominciarono varie proteste che indussero Reagan ad utilizzare in questa strategia non solo il Fondo ma anche la Banca Mondiale e le altre istituzioni regionali per lo sviluppo, ritenute meno strumentalizzate. 

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