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Stati Uniti: dopoguerra e modernizzazione

L'immagine prevalente degli Stati Uniti tra le due guerre è quella di un paese isolazionista, ma questo fenomeno è stato in realtà sovrastimato, si trattava piuttosto di imperialismo. Già con McKinley, ma soprattutto con Theodore Roosevelt e con Wilson, i presidenti americani dell'epoca facevano ampio riferimento ad una connessione tra le varie nazioni. Poco dopo l'entrata in guerra degli Usa nel '17, Wilson organizzò una Commissione che lavorò ai preparativi per la pace. Questa Commissione, detta The Inquiry potè contare su centinaia di esperti e rese l'America l'unico paese al tavolo delle trattative ad essere realmente informato e preparato su confini e dati statistici. 
      Il Trattato di Versailles diede vita alla Società delle Nazioni tanto voluta da Wilson, alla quale però gli Stati Uniti non parteciparono. Questo non è stato dovuto ad un sentimento nazionalista, ma a scontri interni tra democratici e repubblicani. Anche negli anni '20 e '30 gli Usa non erano estranei alla politica europea, ma si muovevano più sul piano bancario che militare. In quegli anni si registrò il passaggio da impresa imprenditoriale di mercato alla società per azioni con la separazione della proprietà dal controllo manageriale dell'impresa. Grandi cambiamenti accorrevano anche in politica, dove si faceva sempre più uso di tecnici, esperti e tecniche sondaggistiche (Hoover, F.D. Roosevelt).

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