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Pico della Mirandola: Discorso sulla dignità dell’uomo


dice che ha letto negli antichi libri arabi che il saraceno Abdallah dice che niente appare più meraviglioso dell’uomo. Si chiede perché non ammiriamo maggiormente glia angeli o i cori celesti. Ma alla fine comprende perché felicissimo etra gli esseri viventi e degno di ogni ammirazione sia l’uomo e che la sua condizione è invidiabile agli altri animali e anche agli astri e intelligenze ultraterrene.
Gia Dio aveva fabbricato il mondo, l’ha adornata con intelligenze angelica, ha animato le sfere celesti con spiriti beati e ha popolato le parti del mondo inferiore con animali bruti. Ma una volta compiuta l’opera Dio voleva ci fosse qualcuno in grado di intendere il senso di una creazione così magnifica, di ammirarne la grandezza. Per questo creò l’uomo. Ma non c’era tra i modelli niente da donare all’uomo, non c’era un posto ancora non assegnato da dare all’uomo.  Tutti erano occupati. In compenso dice ad Adamo che può scegliere i doni che vuole come propri secondo il suo desiderio, che può stabilire la sua natura in base al suo arbitrio. Dice che l’ha collocato al centro del mondo affinché possa osservare tutto ciò che è nel mondo. Dice che potrà degenerare negli esseri inferiori, ossia negli animali bruti oppure essere rigenerato negli esseri superiori ossia nelle creature divine. Il padre infuse i semi di ogni specie e i germi di ogni genere di vita all’uomo… Cresceranno e in lui produrranno i loro frutti quelli che verranno. Se coltiverà i vegetali diventerà una pianta, se quelli razionali diventerà un esser celeste. Se invece non accontentandosi di nessuna delle sorti assegnate alle creature si raccoglierà nel centro della sua unità, diventato un solo spirito con Dio, sarà superiore a tutte le cose nella solitaria caligine del Padre.

Tratto da LA NUOVA SPIRITUALITÀ DELL'ETÀ MODERNA di Filippo Amelotti
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