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L’opera politica di Dante


6.1 Secondo Gramsci, l’opera di Dante è essenzialmente politica, perché la passione politica ha permeato la sua stessa esistenza storica.

6.2 Secondo Dante, in ogni aggregazione umana civile deve esprimersi un’autorità (legittima) capace di coordinare le attività dei singoli: il problema, allora, è di trovare un fondamento per questa autorità. Dante, con la sua concezione dell’Impero, anticipa la necessità di un organismo sovranazionale che sappia assicurare la pace e una giusta unità armonica nel genere umano.

6.3 I canti sesti delle tre cantiche (canti politici) esprimono questa necessità di unità armonica: quando gli organismi politici non sanno mantenere la pace, si determinano tutti i vizi che portano a un clima di insicurezza e crisi politica. Ciò si esprime in riferimento a:
- Firenze (Inferno): è corrotta, e la crisi morale è tale che la città non sa più uscirne da sola;
- Italia (Purgatorio): si trova in uno stato servile derivante dalla crisi morale in cui versa, testimoniata anche dall’insicurezza della vita privata, commerciale e civile, dei mari e delle vie interne;
- Impero (Paradiso): è l’unica istituzione che può riportare la pace universale con un governo sopra le parti e un’autorità e un prestigio superiori. La difesa dell’Impero è affidata a Giustiniano, il quale, per aver salvato e tramandato il diritto romano, ha garantito di impegnarsi per una pace che, al di fuori del diritto, risulta impossibile.

Tratto da LA SOCIETÀ APERTA E I SUOI AMICI di Luca Porcella
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