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Rivoluzione francese: gli stati generali


Le fasi principali della rivoluzione furono 2: la prima dalla convocazione degli Stati Generali il 5 maggio 1789 alla congiuntura del Termidoro e all’arresto e esecuzione di Robespierre (luglio 1794); la seconda dalla reazione termidoriana e dal passaggio dei poteri al Direttorio alla proclamazione di Napoleone imperatore (1804).

Lo stato francese era alle soglie della bancarotta. Il pessimo raccolto aveva provocato una grave carestia. L’industria tessile subiva la concorrenza inglese; la disoccupazione era crescente.
Il problema centrale nella convocazione degli stati generali era la modalità di convocazione e di voto nell’assemblea. Questa era composta dai rappresentanti del clero, nobiltà e Terzo Stato. Nel settembre 1788 il Parlamento dichiarava che i 3 ordini dovevano riunirsi e votare separatamente: in questo modo clero e nobiltà avrebbero avuto sempre il sopravvento nelle delibere.
Necker, richiamato dal re, si riprometteva l’abolizione dei privilegi fiscali. Voleva ridimensionare il potere della nobiltà, favorire il Terzo stato ma non mettersi alle sue dipendenze. La soluzione era il raddoppiamento del numero dei rappresentanti del Terzo Stato, voto per testa e non per ordine, limitato alle sole questioni finanziarie.
Ma i nobili la pensavano diversamente e a dicembre inviarono al re una supplica.
Necker riuscì a spuntarla e il 27 dicembre il consiglio del re accordò al terzo stato il raddoppiamento. La nobiltà esplose provocando la guerra civile. I ceti privilegiati chiedevano il mantenimento del sistema degli ordini, si opponevano al voto per testa e all’abolizione dei diritti signorili; per il Terzo Stato si rivendicava il voto per testa, la libertà era inseparabile dall’uguaglianza dei diritti.

Gli Stati Generali si riunirono a Versailles il 5 maggio 1589. di essi una metà era costituita dai rappresentanti del Terzo Stato, l’altra metà era formata da rappresentanti della nobiltà e del clero.
Nobiltà e clero prima rifiutarono la proposta del Terzo Stato di riunirsi in un’unica assemblea ma la divisione al loro interno e la resistenza della corte giocarono a favore delle rivendicazioni del Terzo Stato. Una mozione a favore dell’unicità dell’assemblea passò a maggioranza tra il clero. I delegati ribadirono in un giuramento la loro unità e l’impegno a stabilire una solida costituzione per il paese.
Il 9 luglio i rappresentanti del Terzo Stato, del clero e dei nobili liberali, dopo essersi opposti all’ordine del re di procedere e deliberare divisi per ordini, si proclamarono Assemblea Nazionale Costituente.

Tratto da LE VIE DELLA MODERNITÀ di Filippo Amelotti
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