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Tre grandi tradizioni di pensiero: Hobbes, Grozio e Kant


  1. Hobbesiana: fondata sull’analogia tra l’anarchia internazionale e qualunque altra forma di anarchia. La condizione della vita internazionale richiamerebbe la condizione che subentra ogni volta che un ordine politico viene meno. Nessun ordine umano né interno né internazionale è a prova di violenza. Mente nei contesti interni ogni volta che qualcuno aggredisce qualcun altro incorre nella sanzione della forza politica, nel contesto internazionale, la mancanza di tale forza costringe a provvedere da sé alla sicurezza.
  2. Groziana: dal momento che nessun contesto sociale può sopravvivere senza soddisfare i bisogni primari della convivenza (limitazione della violenza, proprietà privata…), anche il sistema internazionale moderno ha sviluppato un proprio tessuto di istituzioni necessarie per mantenere l’ordine e far fronte ai cambiamenti. A questo tessuto appartengono la prassi delle conferenze internazionali, il sistema diplomatiche, la formalizzazione del principio di equilibrio, il diritto internazionale.
  3. Kantiana: il legame essenziale tra l’ammissibilità della guerra e la forma anarchica della convivenza internazionale può suggerire la tentazione di liberarsi del tutto dalla prima superando la seconda.

L’analogia tra l’anarchia internazionale e lo stato di natura è solo apparente. La prima differenza investe le dimensioni del potere. La mancanza di governo è indipendente dal modo in cui è distribuito il potere tra gli attori. Un contesto anarchico può comprendere soggetti egualmente in grado di nuocersi oppure no. Lo stato di natura era anarchico nel primo senso. L’anarchia internazionale non si avvicina a questa condizione. Qui la soglia per uccidere gli altri può risultare più o meno alta ma mai tale da potere essere attraversata da tutti nella stessa misura. Per esempio nessun soggetto può aspirare a distruggere gli USA. Anche se il numero degli stati è aumentato, l’ineguaglianza tra loro ha fatto sì che il numero di giocatori competitivi sia stato sempre molto più piccolo. Attualmente nessun attore può mettere in discussione l’egemonia globale degli USA mentre questi possono determinare il sistema più che essere determinati da esso.
Le alleanze e i rapporti diplomatici suggeriscono la seconda differenza tra l’anarchia internazionale e altre forme di anarchia. Oltre a eguali e non, gli attori che si muovono in un ambiente anarchico possono avere relazioni più o meno continue tra loro. Possono non vere mai occasione di incontrarsi oppure possono anche non potersi isolare gli uni dagli altri.
La terza differenza è che la sovranità ha potuto imporsi come principio normativo fondamentale della politica internazionale moderna, che ha stabilito chi fossero i soggetti politici e giuridici della coesistenza e ha affermato l’idea della società di stati come forma di organizzazione politica dell’umanità.

Quindi, il sistema politico internazionale moderno è privo di governo, anarchico. La mancanza di un’agenzia dotata di monopolio dell’uso della forza legittima fa sì che tutti gli attori siano condannati all’autodifesa e rende ineliminabile la possibilità della guerra. Ad allontanare l’anarchia internazionale da altre forme più distruttive di anarchia, i soggetti a pieno titolo del sistema sono solo gli stati nel senso che solo gli stati hanno diritto a usare legittimamente la violenza e di difendere e imporre il diritto con la forza. Infine gli stati si valgono di istituzioni che danno sostanza e permanenza alla loro collaborazione ma fanno delle relazioni tra loro non solo un sistema ma anche una società internazionale.

L’aspetto interstatale delle politiche internazionali ha sempre costituito uno spazio chiuso e circoscritto, dominato dal monopolio statale sui due strumenti classici della politica estera, la diplomazia e la forza, e aperto sui loro rispettivi esiti, la pace e la guerra.
Lungo tutto l’arco di vita del sistema internazionale moderno, questo equilibrio tra relazioni interstatali e relazioni internazionali non statali (chiese, mercanti, multinazionali), ha continuato a spostarsi per effetto di fattori interno ai singoli stati. Questo equilibrio sembra aver raggiunto una soglia critica nel corso dell’ultimo secolo.

Tratto da RELAZIONI INTERNAZIONALI di Filippo Amelotti
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