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Il cattivo funzionamento dei mercati finanziari


La libertà del movimento internazionale di capitali, la globalizzazione finanziaria, questo trionfo della teoria monetarista e dell'idea che i mercati funzionano in realtà produce una serie di crisi e fallimenti che vengono passati in rassegna:

- 1997: il FMI si attiva massicciamente a favore della libera circolazione dei capitali a livello globale; il FMI diventa il "paladino" della globalizzazione finanziaria.

- i controlli sui capitali diventano una cosa negativa (non vanno temuti ma vanno abbandonati).

- Nuova ortodossia del mercato internazionale è fondata su libertà dei movimenti di capitali, cioè liberi e cambi flessibili o moneta unica, se si ritiene il caso di adottarla. Tutto ciò produce crisi, affonda il fatto che "i mercati funzionano sempre". Non viene data importanza al fatto che questi mercati sono non controllati, che non hanno autorità di controllo ed è molto difficile da avere a livello mondiale.

- Fiducia eccessiva nell'economia di mercato, nella capacità dei mercati finanziari di inviare i giusti segnali (efficient markets) senza considerare il grande insegnamento dei classici come Smith che il mercato non è sinonimo di "far west" o di anarchia, di tutti contro tutti e vince il più forte. I mercati sono sicuramente meccanismi imperfetti, possono essere molto utili rispetto a regimi alternativi, e necessitano di regole, di autorità, di istituzioni funzionanti che si dice oggi “istituzioni inclusive” cioè che favoriscono l’inclusione, la condivisione, le opportunità, ma al tempo stesso esse vigilano contro i soprusi, contro il tentativo di forzare regole, e cercano di porre rimedio se qualcosa non funziona. Viene esaltata la funzione “taumaturgica” dell’economia di mercato (che fa miracoli) che in parte è cosi ma contemporaneamente i mercati richiedono regole e istituzioni che funzionino e richiedono che le regole siano rispettate, che non siano di facciata.

- Prevale l'idea di comportamenti razionali: prevale l'idea che gli agenti si comportino in maniera razionale, che imparino, che non ricommettano gli stessi errori); si afferma una dottrina economica chiamata "teoria fondata sulle aspettative razionali", cioè che i soggetti sono razionali e che imparano dagli errori eventualmente commessi e non li ripetano. Prevale l'idea di virtuosità dell'economia dei mercati finanziari, dove invece le crisi si ripetono con ricorrente frequenza. Prevale inoltre l'idea che finanza nazionale e finanza mondiale siano la stessa cosa - non ci sono differenze fra finanza nazionale e globale - ma non è così perché quella nazionale è meno dannosa, provoca meno contagio e instabilità, è più facile da gestire da una banca centrale nazionale, proprio perché è un sistema finanziario chiuso, nazionale. Tutte queste idee sono smentite dalla realtà, dai fatti.

- Si sottovaluta l'assenza di istituzioni internazionali con funzioni di vigilanza, di tutela e di garanzia. È una mancanza molto pesante a livello mondiale. Qui si fa vedere un'altra funzione dell'autorità mondiale che non esiste neanche a livello europeo, ma esisteva a livello nazionale, è la cosiddetta funzione di vigilanza, un'autorità che sorveglia, che vigila, che cerca di imporre criteri prudenziali, come quelli per esempio imposti tardivamente alle banche, che impone loro criteri ex ante: sapendo che si può fallire o che si può creare un effetto domino, l'autorità come autorità di vigilanza, ex ante impone alla banca dei criteri prudenziali, imponendo una serie di regole molto severe. Queste funzioni di vigilanza esistevano a livello nazionale e vennero imposte negli anni '30 con la crisi, con le riforme bancarie che ad esempio attribuiscono alla banca d'Italia funzioni di vigilanza molto severe, di ispezioni sulla contabilità, sui clienti, sui movimenti di capitali. Questa era la cosiddetta vigilanza ex post perché si cercava di capire se erano stati fatti danni, leggerezze, reati; mentre la vigilanza ex ante veniva posta per evitare una crisi e si imponevano rapporti che salvaguardavano il capitale della banca.

Una delle pagine più nere della storia della Repubblica italiana fu quando un giudice fascista (P2) imprigionò il governatore della banca d’Italia, il suo braccio destro, perché in essa si stava vigilando in modo troppo lungimirante per vedere quanto le banche erano coinvolte con la politica e coi poteri forti. Questo accadde nel 1979 e la banca d’Italia fu decapitata perché interpretava in modo politicamente scorretto il ruolo di vigilante.

La funzione di vigilanza dunque esisteva solo a livello nazionale nelle banche ma non a livello internazionale (proprio come gli LLR), tuttavia negli ultimi anni si sta organizzando una funzione di vigilanza a livello europeo.

Queste sono cose che pesano sulla stabilità dei mercati e che rendono la globalizzazione dei mercati un regime estremamente pericoloso e rischioso.
- Eccessiva volatilità nei tassi di cambio (£-$) che diventano un fattore di instabilità ( overshooting): i mercati valutari non funzionano (impazziscono).
- Forte apprezzamento dollaro (1981-5) e successiva flessione (1985-6) producono effetti commerciali negativi: Negli anni '80 ci sono periodi in cui il dollaro aumenta moltissimo di valore e poi improvvisamente crolla, dunque si determinano fenomeno di instabilità o "overshooting". Prezzi come i tassi di cambio e tassi di interesse hanno oscillazioni paurose. Oggi, grazie alla forza relativa delle monete odierne, l'overshooting non avviene mentre negli anni '80 accade che inizialmente si ha un fortissimo apprezzamento del dollaro che poi improvvisamente crolla e tutto questo provoca volatilità nell'import, nell'export, con effetti molto negativi sui rapporti di scambio.
- Aumenta il protezionismo.
- La Tobin Tax non funziona, essa è quella tassa riguardante i provvedimenti che sono stati in discussione per cercare di rallentare i movimenti mondiali di capitale, cercare non di tornare agli anni '30 ma di "put sands in the wheel" o "mettere sabbia negli ingranaggi" cioè l'idea era quella di rallentare questa massa di capitali che vanno da una valuta a un'altra, da un mercato a un altro perché questo non funziona. La tassa dunque non funziona e si continuò ad avere fiducia nel funzionamento dei mercati.
- Di conseguenza le crisi finanziarie si susseguono una dopo l'altra creando gravi danni: crisi del debito estero dei paesi dell’America Latina negli anni '80; crisi finanziaria europea del 1992-93 con crollo SME (Soros contro la sterlina); crisi del Messico del 1994 con fuga di capitali ed effetti contagio (crisi che scatena l'effetto domino, di contagio, è una crisi finanziaria che  è appunto diversa da una crisi industriale perché si diffonde a macchia d’olio, non è circoscritta come quella industriale); crisi asiatica (anch'essa si diffonde a macchia d'olio e colpisce le tigri asiatiche, l'epicentro è in Thailandia ma questa si diffuse in Russia e Argentina nel 1998, ponendo quest'ultima in gravi difficoltà.

In totale, dal 1973 al 2008 (esclusa quella 2009-10, subprime), si contano 124 crisi bancarie, 208 crisi valutarie, 63 crisi del debito sovrano. Si vede che quando finisce il sistema di Bretton Woods ed esplode la globalizzazione finanziaria, un po' per via politica (Reagan, Thatcher e la deregulation), un po’ per via tecnologica (senza internet non sarebbe così facile spostare capitale, acquisire informazioni) si crea il mercato mondiale dei capitali, la globalizzazione monetaria, tuttavia il campo di battaglia vede numeri alti tra cui paesi, banche, risparmiatori.

Tratto da STORIA DELLA POLITICA ECONOMICA INTERNAZIONALE di Federica Palmigiano
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