Skip to content

Opere di Bramante Donato

Opere di Bramante Donato


Urbino = una delle capitali del Rinascimento. Frequentando la bottega Bramante impara a disegnare in prospettiva. È talmente bravo nel riprodurre richieste del suo maestro che il suo nome inizia a circolare. Si viene a trovare così nel milanese dove governano gli Sforza. Qui vi sono molte sue opere: fanno capire la sua capacità di giocare con le 2 dimensioni di un foglio a di una parete, per sviluppare attraverso il controllo della terza dimensione il governo che lo porterà a progettare le architetture.

INCISIONE PREVEDARI -> straordinaria testimonianza delle capacità di Bramante.
Contraddizioni: - presenza di un busto non legato all’ambiente religioso. L’edificio, che è un ambiente cristiano, proviene da ambienti precristiani. Si tratta di una basilica imperiale riciclata per l’attività cristiana.
C’è una continuità tra mondo classico della cultura pagana e il mondo cristiano attuale.
Il cuore del problema è l’architettura.
Bramante ha interesse a dimostrare come la transizione dal mondo classico al contemporaneo si è concretizzata e lanciare alcuni insegnamenti che sono tecnicamente controllati dalla prospettiva.
La pavimentazione ->
  • Fatta di quadrati
  • Ci fa avere un passo regolare e ci fa capire cosa succede a destra e cosa a sinistra.
Navata centrale -> c’è un obelisco che emula una colonna alla cui sommità è conficcata una croce cristiana.
La relazione che passa fra ubicazione dell’obelisco e il resto dell’architettura può essere un invito a comprendere qualche altra cosa, ma è preferibile seguire gli archi. C’è un arco crollato, subito dopo c’è un arco non crollato che è più grande, vi è un accenno a una grande cupola grazie ai 4 archi a tutto sesto.
Altro elemento -> quello dove ci sono i 4 oculi che finisce con un altro arco e sotto una dimensione più piccola dove c’è un’absidiola.
Rispetto alla navata centrale si può passare alla navate laterali di destra, relazioni con quella centrale:
• Ribalta l’oculo a ruota di carretto, che si trova nella navata di destra, sopra la campata nella parte superiore, nella navata centrale -> perché? Per dimostrare che la quota della cappelletta ad angola è più bassa rispetto alla quota del resto della chiesa. Se fosse alla stessa quota non potrebbe aprire i 2 fori e fare arrivare la luce dentro le navate, centrale e laterale. I 2 loculi poggiano sulla trabeazione -> è un elemento che coordina 2 famiglie di archi.
Pianta -> a croce greca, con 2 braccia uguali al centro dove si trova l’obelisco, si emula una cupola. Nei 4 vertici della croce greca ha 4 cappelle più basse e una absidiola centrale.
Messaggio di Bramante:
• Soluzione sopravvissuta ai secoli che ha mutato la sua funzione.
L’architettura di cui si avvale è molto importante: -> imposta la verticalità con sistema ordine + arco

CHIESA S. MARIA PRESSO SAN SATIRO

Insieme alla navata centrale c’è un transetto e area presbiteriale in fondo. Quello che dovrebbe essere l’abside è una finzione. La finzione avviene attraverso stucchi per chi entrando ha fuso lo spazio reale con quello virtuale. Bramante non esita a fingere lo spazio perché dietro la parete passa una strada che lui non può invadere con l’area presbiteriale.

CHIESA S. MARIA DELLE GRAZIE

Interviene solo nella definizione del coro. Si tratta di una chiesa con 5 navate e un convento.
Cerca di trovare un modulo per stabilire relazioni di impianto geometrico.
Misura di base = addizione tra navata centrale e le prime due laterali. Il lato del quadrato coincide con i 3 assi che provengono dalla chiesa preesistente.
Questo è il motivo delle grandi nicchie che stanno sui lati ortogonali delle navate a destra e sinistra. Quindi vi è un primo quadrato grande, un secondo quadrato piccolo e un abside conclusivo che riprende la misura delle nicchie presenti nel quadrato maggiore.
La misura delle nicchie e la loro profondità insieme a quella dell’abside stanno in un rapporto vincolato nelle fessure che ricava dalla navata maggiore. La luce delle nicchie e dell’abside coincidono con la luce della navata maggiore. Nel vano quadrato vi è un ambito del quadrato che è strutturale alla cupola la quale è retta da arconi a tutto sesto.

Abbiamo detto che con il Rinascimento si entra in un periodo in cui il vero protagonista è il vuoto, lo spazio. Siccome i guardanti camminano dentro lo spazio libero, c’è un rapporto privilegiato tra gli occhi dell’uomo (lo spazio) e il pieno che determina i contorni della spazialità. L’azione che dà ai pieni quella loro sagoma, quelle caratteristiche, nasce solo dal modo di percepire che è impostato dalla dinamica del vuoto, solo dal vuoto posso percepire e la percezione può avvenire solo con la luce.
Bramante, nel quadrato maggiore, fa piovere la luce dalla cupola, attraverso tante piccole finestre a giro sul tamburo. La luce attraversando una serie di superfici giunge a informare dei vari dettagli.
Oculi -> realizzati a graffito (intonaco – penna a punta) che segna un colco -> è importante per la luce, quando arriva viene come trattenuta, bloccata, poi riprende. Ma questo freno viene ad essere molto importante sulle 2 nicchie di destra e sinistra che non hanno altri elementi luminosi.
Dobbiamo immaginare la 2 grandi nicchie con una capacità determinata dal pittore che dipinge una veduta prospettica. La veduta è quella di Bramante che ha collocato il falco soro prospettico di S. Maria di S. Satiro in combinazione con la grande navata centrale da cui si accede alla chiesa. Mentre lì il discorso è falso, qui il discorso è concreto le 2 nicchie si possono percorrere, raccolgono lo spazio come ventose.
Crea un transetto, crea uno svuotamento della parete con una forza e dimensione che, anche se gestita, mette in conflitto il predominio del grande asse longitudinale con l’interferenza di un asse a questo ortogonale che è quello con le due nicchie che si fronteggiano.
Stabiliscono che 2 grandi nicchie posizionate sul transetto riescono, con la loro misura, a creare una forza architettonica che interferisce con il percorso della navata centrale e del presbiterio. La capacità di fare ciò è quella capacità che hanno i pittori di creare la suggestione tridimensionale che è affidata alla prospettiva quindi alla falsa rappresentazione

Tratto da APPUNTI DI STORIA DELL'ARCHITETTURA di Debora Neri
Valuta questi appunti:

Continua a leggere:

Dettagli appunto:

Altri appunti correlati:

Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:

Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.