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Nuovi movimenti religiosi nel XI secolo


Il grande processo di riforma che aveva interessato la Chiesa nell'XI secolo aveva ottenuto risultati importanti nella lotta alla corruzione e nella moralizzazione dei comportamenti del clero.
Aveva però lasciato irrealizzate le aspirazioni di coloro che puntavano a un rinnovamento più profondo, in grado di ricondurre la vita cristiana agli ideali di purezza, di semplicità e di povertà esaltati dal Vangelo.
Da questa insoddisfazione, comune a molti monaci, mistici e perfino laici, nacque un vasto movimento di contestazione religiosa, dall'impronta prevalentemente urbana, che in molti casi finì per collocarsi al di fuori e contro la Chiesa.
Fenomeno non nuovo nella storia dell'istituzione ecclesiastica, l'eresia divenne nel XII secolo un fenomeno di massa, che i Papi ebbero notevole difficoltà a fronteggiare.
La diffusione dei movimenti ereticali si era affiancata al fiorire di gruppi religiosi, che si caratterizzavano per la loro profonda spiritualità e la ricerca di un tipo di vita ispirato alla Chiesa primitiva.
A differenza degli eretici, però, essi accettavano di sottoporsi all'autorità ecclesiastica e venivano controllati dai vescovi locali.
Innocenzo III, impegnato in una costante opera di moralizzazione dei comportamenti del clero, vide in essi lo strumento per una rinascita dello spirito autenticamente cristiano e un efficace mezzo contro la diffusione delle dottrine ereticali.
Nacquero così, accanto ai tradizionali ordini monastici, nuovi ordini detti "mendicanti", che sostituivano alla figura del monaco quella del frate, e aspiravano a far coincidere la propria vita quotidiana con gli ideali di povertà del Vangelo.
Era il momento di Domenico e di Francesco.



Tratto da LA RELIGIONE NEL MEDIOEVO di Fabio Pavani
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