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Letterale e simbolico nell'illustrazione del testo

Letterale e simbolico nell'illustrazione del testo

Gran parte dell’arte figurativa europea dalla tarda antichità al Settecento rappresenta soggetti presi da testi scritti: pittori e scultori avevano il compito di tradurre la parola (religiosa, storica o poetica) in immagine visiva. È vero che molti artisti non consultavano direttamente il testo ma copiavano illustrazioni esistenti con fedeltà o apportandovi delle modifiche: eppure per noi oggi l’intellegibilità di quella copia, così come dell’originale, si basa in ultimo sulla corrispondenza con un testo noto grazie alla riconoscibilità delle forme degli oggetti e delle azioni dipinti e significati dalle parole. Inoltre presupponiamo che la raffigurazione corrisponda al concetto o all’immagine mnemonica associata alle parole. Se certe illustrazioni di testo sono riduzioni estreme di una narrazione complessa, cioè un semplice emblema della storia, altre arricchiscono il testo, aggiungendo dettagli, figure e un’ambientazione che non sono forniti dalla fonte scritta. A volte il testo stesso non è specifico in misura sufficiente alla determinazione di un’immagine, eppure nella sua forma più spoglia. Al di là delle differenze tra testo e immagine che sorgono dalla coincisone o dalla genericità della parola o dalle risorse peculiari rispettivamente dell’arte verbale e di quella visiva, ci sono fattori storici da considerare: a) i cambiamenti di significato del testo per illustratori posteriori, nonostante le parole restino immutate; b) i cambiamenti nello stile della rappresentazione che influenzano la scelta dei particolari da illustrare e la loro intenzione espressiva. I mutamenti di significato possono avere cause diverse: spesso nella versione pittorica il testo originale veniva fuso in altri testi e immagini, oppure contaminato da questi. Per quel che riguarda il fattore stilistico si possono individuare i grandi cambiamenti intervenuti nel patrimonio iconografico dei temi biblici tradizionali, sorto dai canoni dell’arte bizantina, e poi romanica, gotica, rinascimentale, manierista e barocca, ciascuna dotata di una propria modalità di rappresentazione delle azioni e di ambientazioni delle scene. Lo stile, in quanto sistema abituale caratteristico di forme artistiche, è un veicolo espressivo e può modificare il senso letterale nell’ambito del processo stesso di traduzione del testo in immagine, specialmente laddove il testo sia frutto di un tipo di arte più antico e in qualche modo più primitivo. In ogni stile vi sono delle norme della rappresentazione che, insieme alle idee e ai valori dominanti di una certa cultura indirizzano la scelta della posizione, dell’atteggiamento del gesto, dell’abito, della dimensione, dell’ambiente e di altre caratteristiche dei personaggi e degli oggetti. Nel dare forma pittorica a figure ricordate in un testo antico, il pittore spesso le rappresenta in maniera anacronistica, come fossero gente del suo tempo e della sua terra o secondo le idee correnti sul passato: lo stile artistico pervade e rifà quel che viene tratto dal testo non meno che gli interessi contemporanei che ne colorano la lettura, e con ogni nuovo stile compare nella concezione del soggetto, una tendenza caratteristica dell’immaginazione. La pluralità di significati si evince anche nella difficoltà di trovare nei colori un fondamento universale, culturalmente privo di condizionamenti, per il loro uso simbolico, benché si abbia esperienza della forte carica emotiva dei colori.

Tratto da SEMIOTICA di Alessia Muliere
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