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Il dopo guerra dei paesi Europei





Per i governi europei lo sforzo economico per finanziare la guerra è stato enorme. Francia, Regno Unito e Italia soprattutto hanno contratto debiti pesanti con gli Stati Uniti per comprare armi e rifornimenti per gli eserciti. Inoltre i paesi europei coinvolti nella guerra hanno emesso grandi quantità di cartamoneta, al di là dei limiti consentiti dalle risorse auree, e ciò ha comportato una violentissima inflazione. Ovviamente in Germania l’impatto è stato maggiore.
L’industria pesante (siderurgica, meccanica), che ha avuto ovunque un grande sviluppo sollecitato dalla richiesta di armi e attrezzature per gli eserciti, deve ora riconvertire le sue produzioni al contesto di pace. La riconversione comporta cambiamenti organizzativi, tecnici, tecnologici che, nell’immediato, provocano una diminuzione della produzione e di conseguenza un aumento della disoccupazione. Al tempo stesso, le imprese, per favorire la conversione delle linee produttive, cercano di contenere o anche di diminuire i salari operai. Ne consegue un incremento della conflittualità sindacale.
Inoltre si pone il problema dei soldati, tornati dal fronte, che cercano lavoro. Negli anni di guerra i posti di lavoro rimasti vuoti per la loro partenza sono stati occupati dalle donne, che vengono rimandate a casa per far posto di nuovo agli uomini.
La chiave della ripresa economica, che effettivamente si registra nella seconda metà degli anni Venti, sta nel modo in cui viene risolto il nodo delle riparazioni di guerra che gli Stati vincitori hanno deciso di chiedere alla Germania. La catena è: Germania paga le riparazioni a Regno Unito, Francia e Italia che a loro volta si sdebitano con gli Stati Uniti.
Ma il meccanismo è bloccato alla base in quanto la Germania è squassata da una violenta inflazione ed è stata privata di zone economicamente importanti, come l’Alsazia e la Lorena. Per questo non è in grado di far fronte alla richiesta di risarcimenti. La Germania, che non trova alternativa e si scontra anche con l’intransigenza statunitense, decide per la svalutazione del marco e di non scaricare questo peso sulle spalle dei contribuenti. Ciò provoca un ulteriore svalutazione del marco.

Tratto da L'ETÀ CONTEMPORANEA di Gabriella Galbiati
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