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La rivoluzione di Quarto Potere di Orson Welles


Un film impareggiabile inaugura magistralmente gli anni ’40 del cinema e lancia inesorabilmente l’America verso la modernità: Citizen Kane, Quarto Potere in Italia, di Orson Welles, nel 1941.
Welles sconvolge le regole narrative tradizionali, basate sul racconto lineare, e utilizza procedure formali nuove, in parte ereditate dal cinema sperimentale (profondità di campo, ritmo sincronico di immagine e suono). È un capolavoro.
Welles ristabilisce i valori e le tecniche del muto, come la profondità di campo, la dinamica dell’inquadratura e dell’angolazione, i piani e i contro – piani, e antepone a tutto il montaggio, in quanto ritmo e musica. Welles diventava così anche il simbolo del cinema della parola, perché, come egli stesso sosteneva, era sulla parola che si fondava il segreto del suo lavoro.
È con Welles che il cinema sonoro raggiunge la sua compiuta maturità. Essendo un uomo di spettacolo, un uomo dei media, Welles ha creato un’arte profondamente in sintonia con la realtà del nostro tempo. La sua è un’opera che attinge dal giornalismo stampato e televisivo, dalla radio, dalla pubblicità, dal thriller e dal melodramma hollywoodiano, che tutte insieme gli forniscono le basi per fondare ed esprimere appropriatamente la tragicità contemporanea.
Il regista usa il grandangolo, perché simula appropriatamente il punto di vista dell’occhio umano, e attua un montaggio serratissimo di piani – sequenza (562 in Citizen Kane). Welles era un genio multiforme ed esuberante, la cui abbondanza di talento e la dismisura lo hanno spesso fatto accostare a molti geni del Rinascimento. Ha partecipato, truccato, a tutti i suoi film, per esorcizzare i suoi demoni. Del resto tutta la sua opera era predestinata, quasi fosse un re shakesperiano condannato ad una brutta fine, la più strana e patetica.
La storia di Citizen Kane ha ben cinque punti di vista, quanti sono coloro che narrano questa storia, e il personaggio di Kane prende ogni volta differenti angolazioni. Il mistero di un uomo, infatti, rimane sempre impenetrabile, come capisce Thompson, il giornalista che indaga a ritroso sulla vita di Kane, e che per quanto abbia condotto adeguate e precise indagini sulla sua vita, non riesce a svelare il segreto ultimo, quello che sta dietro la parola Rosebud.
Alla sua prima apparizione, quest’opera ebbe un impatto deflagrante nella critica, e già nel dopoguerra occupò sempre il primo posto nelle varie liste dedicate ai dieci o cento film più importanti della storia del cinema.
Quello che fa di Citizen Kane una proposta totalmente innovativa, è la tecnica costruttiva, che si basa su tre elementi ben precisi: la presenza di una serie di cine giornali fittizi costruiti per delineare una sorta di sommario “oggettivo” della vita di Kane; l’utilizzo sistematico e multiplo dei flashbacks, che conferiscono al film la struttura d’insieme del film d’inchiesta; la maggior parte delle sequenze contenute nei flashbacks, relativamente ai singoli episodi, si ripetono, fornendo differenti punti di vista all’avvenimento.
Ci sono comunque stati i detrattori del film, accusato ora di essere troppo influenzato dall’espressionismo tedesco nelle scenografie, nell’illuminazione e nello schematismo di alcuni personaggi; ora troppo influenzato dal cinema sovietico, per la sua tensione analitica e quasi schematica; ora che non ha nulla di precursore del cinema noir perché troppo barocco.
Sono critiche che lasciano il tempo che trovano, troppo cervellotiche e stirate.

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