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La fotografia all’inizio del XX secolo


All’inizio del XX secolo, in Europa e negli Stati Uniti trova consacrazione definitiva il pittorialismo.
È opinione comune che, soprattutto in ambito fotografico, l’Ottocento rimanga il modello guida fino più o meno agli anni ’10 del Novecento e fino alla fine della Prima Guerra Mondiale si potrà ancora parlare di dinamiche che ricordano logiche ottocentesche.
I pittorialisti di questi anni reagiscono a quello che era il processo di democratizzazione della fotografia attraverso uno stile fotografico raffinatissimo ed elitario.
Ormai, grazie ai progressi tecnologici che hanno investito le pellicole e gli obiettivi e all’invenzione della Kodak, sono tantissimi quelli che sono in grado di fotografare anche semplicemente a livello amatoriale.
L’attività dei pittorialisti, inoltre, non è solo pratica ma trova un grande riscontro a livello teorico e critico.

L’estetica del pittorialismo si può considerare legata a una serie di eventi:
• Nel 1900 si tiene a Londra e a Parigi la mostra dedicata a “La nuova scuola di fotografia americana”.
• Nel 1902 si tiene a New York la “Photo-Secession”, nello stesso anno in cui Stieglitz organizza la mostra “American Pictorial Photography”.
• Nel 1903 esce il primo numero di “Camera Work”, rivista ufficiale del movimento, che nasce dalle ceneri di Camera Notes, organo ufficiale dei fotoamatori diretto da Stieglitz.
• Nel 1908, nelle sale della galleria 291, si tengono le personali di Matisse e Rodin.
• Nel 1910, a Buffalo, si tiene la mostra “International Exhibition Pictorial Photography”, organizzata anch’essa da Stieglitz.
• Nel 1914 esce l’ultimo numero di Camera Work, monografico, interamente dedicato al fotografo Paul Strand.

Una delle tecniche più utilizzate dai pittorialisti è la stampa alla gomma bicromatata: stampa a contatto → l’immagine si forma su un foglio di carta su cui viene stesa una miscela di gomma arabica e di materiale fotosensibile. Il foglio viene esposto a contatto con il negativo alla luce di una lampada a vapori di mercurio. Le parti maggiormente illuminate si induriscono, mentre le altre rimangono solubili in acqua.
I pittorialisti furono anche i primi a sperimentare le foto a colori attraverso il procedimento di autocromia, dovuto ai fratelli Lumiere nel 1904.
Nelle foto pittorialiste traspare anche una sorta di competizione con la pittura sia a livello di temi e di iconografia sia a livello estetico. Spesso le foto venivano infatti incorniciate in preziose cornici dorate e poi esposte.

Esempi di foto pittorialiste.
"Lo stagno: sorge la luna" → fotografia scattata da Edward Steichen, fotografo nato in Lussemburgo ma emigrato negli Stati Uniti, dove diventa direttore della fotografia del MOMA.
Questa foto è una delle 3 immagini di uno stesso negativo e ritrae una scena notturna tramite l’utilizzo di una stampa al platino con blu di Prussia e con un pigmento bianco a base di calcio. La tecnica fu applicata manualmente e rimanda con chiarezza alla pittura grazie ai contorni sfumati, la luce crepuscolare e l’aspetto etereo dato dalla poca nitidezza della foto. È evidente l’assenza di riferimenti spazio-temporali.

"Morning" → foto scattata da Clarence White nel 1908: rappresenta un paesaggio campestre, sfumato, in cui è immersa una figura eterea di donna.

"La lettera
" → foto scattata da Guido Reni in cui sembra di trovarsi di fronte alla riproduzione di un quadro.

Il maggior esponente di questa tendenza è Alfred Stieglitz, artista americano di origini ebraico-tedesche. Tra la fine del XIX secolo e gli anni ’30 del XX Stieglitz cambia spesso stili:
→ sguardo aperto nei confronti delle arti figurative
→ sarà il primo a dare una svolta modernista alla fotografia
→ si dedica anche alla fotografia di strada (street photography)
→ mostra propensione anche verso l’astrattismo con le sue opere intitolate “Equivalents”

Secondo Stieglitz, ogni momento della luce e dell’atmosfera è studiato da un punto di vista artistico.
Non basta che le immagini ottenute siano vere nella resa dei valori tonali del luogo e dell’ora rappresentati, ma devono esserlo anche nella correttezza delle composizioni.
Nel 1907 Stieglitz scatta la foto intitolata "La terza classe", scattata a bordo di una nave che viaggiava dagli Stati Uniti verso l’Europa.
La foto ha a che fare in una certa misura con una componente di denuncia sociale, in quanto il fotografo testimonia anche le diverse condizioni in cui i passeggeri di terza classe viaggiavano rispetto a lui stesso che viaggiava invece in prima.
La foto è ricca di personaggi ed elementi e sul piano compositivo risulta incorniciata dalla presenza dell’albero e della passerella, che le conferiscono un senso di simmetria.
In questo periodo Stieglitz usava una macchina fotografica portatile e durante il viaggio aveva a disposizione una sola lastra di vetro, che utilizza per scattare la foto.
In realtà questa foto sembra non avere niente a che fare con il pittorialismo: se da una parte sembra aprire le porte al modernismo, dall’altra apre le porte anche alla fotografia di strada.
"La terza classe" verrà pubblicata solo nel 1911 in un numero di Camera work e rappresenterà una sorta di atto di morte del pittorialismo.

Nel frattempo, negli Stati Uniti, il sociologo e pedagogo Lewis Hine si propone di documentare le condizioni di lavoro minorile in fabbrica.
Si dedicherà a questa documentazione per tutta la durata della sua attività, documentando anche le condizioni lavorative degli operai.
Inizia la sua attività nel 1908, anno in cui scatta la fotografia "Ragazza in un cotonificio della Carolina".
Il suo libro fotografico più famoso uscirà nel 1932 con il titolo di “Men at Work”.
Le immagini sono accompagnate da didascalie che riportano anche i nomi e l’età dei bambini, ma anche nel dettaglio le condizioni di lavoro. Esse sono tuttavia frutto di una messa in scena.
È evidente l’elemento simbolico e sentimentale, presente per aumentare la capacità comunicativa delle immagini e coinvolgere quindi l’osservatore sul piano emotivo.
Un’altra foto di Hine abbastanza nota è intitolata "Operaio di una centrale elettrica", scattata nel 1920.
Del libro Men at Work fa parte la foto famosissima "Operai sospesi nel vuoto", scattata durante la costruzione dell’Empire State Building.

Negli Stati Uniti nascono in questo stesso periodo altre tendenze fotografiche, legate sempre alla documentazione di fenomeni sociali.

• Arnold Genthe utilizza la fotografia anche per documentare le questioni di natura razziale.
Sono note le foto che egli scatta alla comunità cinese, mosso più da intenzioni narrative piuttosto che da una volontà di denuncia.
Il terremoto che nel 1906 distrugge la città di San Francisco, distrugge anche quasi tutte le foto che Genthe conserva nel proprio studio. Si salveranno solo quelle dedicate alla comunità cinese, perché conservate altrove, poi pubblicate nel libro Pictures of old Chinatown.
Esempio di foto. Dopo il terremoto. Guardando verso Sacramento Street.

• Frances Benjamin Johnson aveva a cuore la fotografia come strumento di documentazione del processo di integrazione razziale. Presentò molte delle sue foto in occasione dell’Esposizione Universale di Parigi.
Le foto erano frutto di una messa in scena ideata dalla fotografa al fine di rendere evidente l’elemento simbolico.
Esempio. "George Washington Carver with co-workers".

• Edward Sheriff Curtis si interessa alla comunità dei Nativi americani, ai quali nel 1901 dedica un progetto fotografico che sarà costituito da 20 volumi e prende il titolo di North American Indian.
L’impresa titanica di Curtis verrà sostenuta dal presidente Roosevelt e finanziata da un grande imprenditore.
Le foto erano caratterizzate da: soggetti sempre in costume, scene collocate in paesaggi reali ma messe in scena, nessun cenno al genocidio subito in passato nelle riserve, luce di impronta pittorialista.

Anche in Francia emergono figure di fotografi che si interessano alla dimensione sociale.
Tra questi:

• Eugene Atget, iniziatore del filone della fotografia come archivio.
Attore teatrale nato nel 1957 che, in seguito a problemi alle corde vocali, abbandonò la recitazione e si dedicò prima alla pittura e poi alla fotografia.
Egli fotografò per quasi 30 anni gli angoli di Parigi che in quel periodo subiva numerosi cambiamenti sul piano urbanistico: parchi, interni, insegne di negozi, ecc.
Lo spingeva un interesse personale e una committenza precisa, quale la Biblioteca Nazionale, il Victoria and Albert Museum, ma anche pittori e architetti.
La sua opera costituisce una sorta di atlante della memoria parigina, quasi del tutto privo di figure umane.
Egli fu pioniere della pratica documentaria, ma possiamo considerarlo anche un precursore dei surrealisti in virtù del suo interesse verso elementi perturbanti, in particolare oggetti inanimati.
Esempi. "Cabaret de l’Homme Armè XV siècle", 1900, stampa all’albume: si nota l’insegna vecchissima del negozio che, come tutte le vecchie insegne dei negozi parigini, costituiva un blocco unico con le inferriate, presenti per legge in particolare nei negozi che vendevano alcolici.
Boulevard de Strasbourg, Organ Grinder, Avenue des Gobelins.

• Jacque Henri Lartigue, iniziatore del filone della fotografia come diario.
Lartigue comincia a fotografare nel 1900, all’età di 6 anni, con macchine regalategli dal padre.
Egli era mosso da intenti puramente amatoriali e realizza oltre 250 mila scatti, conservati in un album e accompagnati da descrizioni diaristiche.
Dalle sue foto emerge una soggettività esasperata, tanto che la sua opera si potrebbe considerare una sorta di autobiografia per immagini, dotata di un valore documentario con riferimento alla rappresentazione che l’alta società francese si è data.
Nel 1963, il MOMA gli dedica una mostra che equivarrà alla sua consacrazione.
Esempi. "Avenue des Acacias", 1911
Gran Premio dell’Automobile Club di Francia, circuito di Dieppe, 1912.
Bichonnade, 1905, stampa moderna da negativo stereoscopico con lastra di vetro.

Tratto da STORIA DELLA FOTOGRAFIA di Roberta Carta
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