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Richiami e Tempo



Secondo i kaluli il canto del Rigogolo bruno indica al mattino ai bambini che è ora di alzarsi, mentre i loro richiami del tardo pomeriggio li avvertono che è tempo di riunirsi con le loro famiglie. Invece quando l’Artamo papua e la Salangana unicolore appaiono nello spazio del villaggio è tempo di andare a mangiare. La presenza degli uccelli scandisce il passare del tempo e la socialità. In modo simile, gli uccelli hanno un ruolo importante nel demarcare lo spazio sociale: gli uccelli non vengono mai cacciati dalle zone adiacenti al villaggio, i kaluli notano che gli uccelli sono presenti ai marginid elle loro abitazioni, ritengono i loro richiami come manifestazioni di spiriti di amici o parenti deceduti, gli uccelli non vengono disturbati e i loro richiami sono ascoltati con attenzione.
Quando i kaluli indicano un luogo nello spazio o lo descrivono, fanno spesso riferimento ai posti dove gli uccelli mangiano, nidificano o rimangono appollaiati. A guidare i cacciatori sono i riferimenti uditivi molto più di quelli visivi. L’adattamento alla vita della foresta porta a sviluppare acute capacità uditivo-spaziali che i kaluli usano con profitto, al posto della vista. I richiami e la vita degli uccelli costituivano un sistema percettivo i cui aspetti erano marcati linguisticamente. Un altro ambito caratterizzato da un forte consenso nel Bosavi è quello dei tabù alimentari, che non sorprende se si considera il ruolo fondamentale del cibo nella cristallizzazione dei rapporti sociali. Il cibo deve soddisfare non solo le necessità nutrizionali ma anche quelle sociali e simboliche. Il cibo è la rappresentazione della natura per i kaluli ma, ha proprietà potenzialmente nocive in un dato contesto culturale.
I bambini non mangiano uccelli terricoli perché saranno ritardati; le uova molli degli uccelli impediranno al bambino di indurirsi; gli uccelli con piume rosse se mangiati causeranno mestruazioni molto forti; gli uccelli con piume gialli causano a chi li mangia un veloce deperimento. C’è inoltre un ampio gruppo di uccelli che non vanno mangiati o le voci produrranno suoni inintellegibili. Il trasfert si basa sullo status culturale assegnato alla qualità vocale degli uccelli, per i kaluli la nozione che “una persona è ciò che mangia” è un costrutto visivo e uditivo. Vi sono poi termini di correlazione verbali a molti tabù, ad esempio, se un bambino mangia ilai allora non sarà capace di camminare dritto: l’ilai vola storto. I kaluli assimilano una qualità naturale (identificata nel nome degli uccelli) a un oggetto culturale. Un’altra delle principali convenzioni linguistiche kaluli si chiama BALE TO o Parola rovesciata, un concetto che comprende aspetti di analogia, metafora, eufemismo, ironia e sarcasmo. Bale to è un artifico per mascherare i significati, offuscare i termini o fare inferenze generali. Il metodo più semplice per rigirare le parole è la sostituzione lessicale. Un paradigma comune della sostituzione lessicale usa nomi di uccelli per referenti umani. Da un lato questi referenti assegnano a una proprietà naturale un’analoga proprietà culturale, dall’altro sono direttamente rappresentativi del modo in cui gli umani appaiono come manifestazione degli spiriti.
Il fatto che i kaluli considerino le similitudini di morfologia, comportamento, suono o colore indicative di caratteristiche fondamentali comuni a uomini e uccelli fornisce il contesto culturale in cui i nomi di uccelli vengono usati come sostituti lessicali per attori umani, ponendo inoltre le basi per la costruzione di un regno degli spiriti coerente con le articolazioni culturali. Il fondamento logico di questa pratica è collegato alla concezione kaluli che il mondo si suddivide in un regno visibile e uno invisibile. Il concetto che le cose non sono solo ciò che sembrano ma che abbiano un sotto e un sopra sta alla base delle costruzione di analogie uccello\uomo e rende possibile Balo to quale strumento simbolico condiviso che si manifesta nelle sostituzioni lessicali.
I nomi propri adottati dai kaluli sono tratti prevalentemente dal mondo naturale, più frequenti in assoluto sono i toponimi del Bosavi, ma anche i nomi di uccelli sono molto comuni, al massimo si usano derivati. Il genere della persona che riceve il nome è sempre coerente con il genere attribuito all’uccello come ane mama; le proprietà ascritte ad un uccello sono costati rendendolo maschio o femmina in entrambi i contesti ovvero sia come nome proprio sia come manifestazione di uno spirito.

Tratto da SUONO E SENTIMENTO di Marianna Tesoriero
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