Skip to content

Hume - Sul suicidio: la filosofia dell'epicureo


L’arte e l‘abilità degli uomini non possano mai eguagliare i più volgari prodotti della natura, né per bellezza né per valore. Anche per le cosiddette opere d’arte, scopriamo che le più sublimi devono la loro bellezza alla forza e al felice influsso della natura. Il più grande genio, quando la natura lo tradisce, abbandona la lira, e non crede di raggiungere l’armonia con le sole regole dell’arte.

Ma di tutti gli sterili tentativi dell’arte, nessuno è tanto ridicolo quanto ciò in cui si sono impegnati i filosofi: produrre una felicità artificiale e renderci felici con le regole della ragione e della riflessione.

Se i filosofi vogliono render felice l’uomo con le regole dell’arte, allora con queste regole devono crearlo di nuovo, perché dalla sua struttura originaria dipende la sua felicità. Ma essi non hanno il potere e le capacità per farlo; Hume ritiene, inoltre, che la saggezza della natura sia inferiore alla loro; e che debba dunque essere lei a condurre la macchina che ha così saggiamente costruito.

La felicità implica tranquillità, appagamento. La salute del mio corpo consiste nella facilità con cui si compiono tutte le sue azioni. Lo stomaco digerisce gli alimenti, il cuore fa circolare il sangue. Quando con la mia volontà potrò fermare il sangue, allora potrò sperare di cambiare il corso dei miei sentimenti e delle mie passioni.

La voce dei filosofi è la voce dell’orgoglio, non quella della natura. E questo orgoglio, impotente, può regolare ciò che è esteriore. Più della voce dei filosofi, per raggiungere della felicità sarà preferibile consultare passioni e inclinazioni. In esse si riconoscono i dettami della natura. Quando il piacere si avvicina, il mio cuore batte con calore, ogni facoltà e ogni senso si dissolvono in gioia.

La vera saggezza si trova nei nostri allegri discorsi, più che nei ragionamenti formali delle scuole. La vera virtù si manifesta nelle nostre tenerezze amichevoli, più che nei discorsi vuoti degli statisti e dei patrioti. Noncuranti del passato, sicuri del futuro, “lasciateci godere il presente”. Il domani porterà via con sé i suoi stessi piaceri; o se dovesse deludere i nostri ardenti desideri, potremo almeno gioire del piacere di ripensare ai divertimenti di oggi.

Se la vita è breve, se la giovinezza è fugace, dovremo spendere bene l’attimo presente. Ancora un momento e queste cose non saranno più. Saremo come se non fossimo mai stati. Non rimarrà nemmeno un ricordo di noi sulla terra.

Le nostre inutili ansie, i nostri vani progetti verranno inghiottiti e si perderanno. I nostri dubbi non verranno mai risolti. Solo di una cosa possiamo essere certi, che se esiste una mente che ci guida, sarà felice di vederci realizzare gli scopi dell’esistenza e godere quel piacere per cui siamo stati creati. E’ sufficiente avvicinarsi a questa filosofia per dare un’illimitata libertà all’amore e all’allegria.

Tratto da RIFLESSIONI SUL SUICIDIO DI DAVID HUME di Domenico Valenza
Valuta questi appunti:

Continua a leggere:

Dettagli appunto:

Altri appunti correlati:

Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:

Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.