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Definizione di ricerca azione


Esempi di ricerca azione:
• il top management di un'impresa è preoccupato per l'aggravarsi di episodi di violenza interna e di mobbing
• gli insegnanti di una scuola elementare vorrebbero trovare modalità per inserire con successo bambini problematici
• I dirigenti di un servizio sanitario sono interessati a migliorare le politiche di prevenzione dei tumori tra le donne appartenenti a minoranze etniche, dopo i fallimentari risultati degli interventi già realizzati
• un'amministrazione pubblica vuole favorire la nascita di una rete tra le organizzazioni che si occupano di affido per migliorare i servizi offerti e, nello stesso tempo, razionalizzare le risorse economiche
• Un gruppo d'imprenditori vorrebbe individuare i percorsi di sostegno più idonei per favorire i passaggi intergenerazionali nelle imprese a conduzione familiare --> questi esempi mostrano che la ricerca azione può essere praticata in una molteplicità di contesti.

Cosa c'è in comune in questi esempi? In tutte queste situazioni, pur nella diversità di contesto, l'elemento che le accomuna è che c'è un attore sociale organizzativo che individua una criticità e si fa portatore di una richiesta per risolverla o per provare a trattarla --> possiamo definire questo attore il potenziale committente (es: nelle ricerche di Lewin sulle abitudini alimentari era il governo, che ha chiesto a Lewin di svolgere una ricerca azione per capire come trattare il problema delle abitudini alimentari) --> chi formula la domanda è il potenziale committente.

Dunque la ricerca prende avvio da una domanda: sussiste quindi almeno una posizione organizzativa (il committente) che segnala, pur all'interno di ambivalenze a cui il ricercatore presterà attenzione durante la costruzione della relazione, un interesse per il problema-oggetto di indagine. Tale problema-oggetto di indagine, proposto generalmente da uno degli stakeholder, è complesso, multilivello, non facilmente collocabile all'interno di una cornice teorica definita, né entro un sapere disciplinare unico.

Una volta identificato il problema (da parte del committente) si vuole provare a mettere in atto un percorso conoscitivo finalizzato a intervenire, cioè a promuovere dei cambiamenti.
In tutte le situazioni citate il problema che il committente ha identificato è un problema che non ha già una soluzione predefinita e codificata, ma che richiede di essere individuata attraverso un'indagine molto attenta delle specificità del campo sociale in cui il problema emerge.
Questo distingue la ricerca azione dalla ricerca applicata, perché lì c'è un problema ben definito e c'è già una soluzione codificata (es: per rilevare il clima organizzativo si usa una particolare strumentazione). Anche laddove esistessero soluzioni o almeno linee guida proposte dalla letteratura scientifica sul tema, la loro applicazione non può essere considerata un processo lineare di mero trasferimento: essa passa attraverso le decisioni di individui e gruppi i cui modi di pensare, abitudini, emozioni, desideri, valori, possono essere molto distanti da quanto normativamente indicato dalla teoria.
 
Perché non c'è rapporto lineare tra teoria e prassi? Per questi 2 elementi -->

Due importanti elementi metodologici della ricerca azione:
1)  La ricerca azione si fa costruendo dei gruppi, che hanno un ruolo attivo, sono attivamente coinvolti nel processo --> il fatto che sono attivamente coinvolti vuol dire che immettono nel processo di ricerca i loro pensieri, le loro rappresentazioni dell'organizzazione, le loro emozioni ecc...
2) L'altro aspetto fondamentale è il carattere contestuale della ricerca azione --> la ricerca azione si sviluppa in stretta connessione con il contesto (vedi anche sotto).

Esempio approfondito di ricerca azione (per chiarire meglio i 2 elementi appena descritti): l'ospedale psichiatrico di Castiglione delle Stiviere era un manicomio criminale, ovvero una struttura in cui venivano ricoverate le persone che commettono reati ma che vengono riconosciuto incapaci di intendere e di volere (quindi erano ritenuti non colpevoli del reato, ma allo stesso tempo non potevano tornare a casa perché giudicati pericolosi), e quindi non potevano essere messi in carcere. Queste strutture vennero chiuse da una legge recente (a causa delle condizioni di degrado e abbandono che caratterizzava questi pazienti in questi strutture) e vennero trasformate in strutture residenziali più piccole sul modello delle comunità terapeutiche.
Castiglione delle Stiviere ha avuto fin dall'inizio un modello sanitario, ed è l'unico ad avere anche un reparto femminile. Tuttavia a Castiglione delle Stiviere fino a due anni fa non era ancora stato avviato il processo di cambiamento. Allora l'ispettore sanitario intervenne per iniziare il processo di cambiamento, rivolgendosi a Brunod --> per cominciare il cambiamento (cioè passare da un ospedale psichiatrico criminale a una struttura residenziale di tipo comunitario) era necessario coinvolgere tutto il personale (psichiatri, medici, infermieri che sono fondamentali perché sono coloro che più si occupano dei pazienti, e il personale ausiliario). Il cambiamento riguardava anche il modello terapeutico, infatti queste strutture vivevano nel dilemma di custodire (in senso detentivo) o curare (non essendo un carcere la funzione riabilitativa e di cura doveva essere importante) --> fino a tempi molto recenti questa seconda funzione era quasi inesistente o comunque marginale (come se si partisse dal presupposto che queste persone sono incurabili, come ad esempio una madre che ha commesso un infanticidio), anche se uno degli scopi sarebbe dovuto essere accompagnare queste persone verso l'uscita da queste strutture --> infatti ciò che raccontano gli operatori è che alcuni psichiatri  avevano scelto di avere il loro studio nel punto più isolato e se un paziente doveva parlare con uno psichiatra, non era molto semplice, quindi alcuni psichiatri si sottraevano al compito della cura (pensando appunto che i margini di recupero fossero limitatissimi e non vi fosse possibilità di cura).
Il gruppo di operatori di Brunod dunque comincia a  prendere decisioni, e decide quale dovrebbe essere il sistema organizzativo, cioè strutture con 20 persone, con un rapporto paziente medico 1:3, e di aprire una struttura in cui le persone vengono accolte momentaneamente per una valutazione. Dopodiché dovranno essere via via aperte le altre strutture, in cui i pazienti saranno inviati, in funzione della diagnosi, per essere curati. Poi verranno creati altri gruppi di lavoro che dovranno progettare altre parti di questo processo. Le persone progressivamente coinvolte accettano dunque di impegnarsi esse stesse in un lavoro di concettualizzazione e di astrazione che si traduce in possibili revisioni di convinzioni e saperi su cui fondano la loro azione.
 
Se la ricerca azione richiede il coinvolgimento degli attori, allora vuol dire che è un processo faticoso, perché implica che le persone si impegnino a rivedere le proprie convinzioni, a rivedere i saperi su cui fondano la loro azione, a rivedere le pratiche, si impegnano insomma in un lavoro riflessivo e autoriflessivo (è ciò che Lewin chiamava scongelamento --> comporta il superamento dell'inerzia e lo smantellamento della mentalità e delle abitudini esistenti).

In sintesi: la ricerca azione ha un carattere pratico e contestuale --> il suo oggetto sono problemi identificati e riconosciuti come rilevanti all'interno di un gruppo, comunità e organizzazione. È finalizzata al cambiamento e in questo quadro la definizione delle soluzioni sono focalizzate sulla dimensione gruppale più che su quella individuale. Dal punto di vista del processo, la ricerca azione si sviluppa in più fasi o stadi, ed è un processo circolare, in cui si alternano fasi più centrate sulla conoscenza (es.: raccolta di dati e info, sviluppo di ipotesi) e fasi più centrate sull'azione. La ricerca azione è un processo partecipato, nel senso che richiede la partecipazione attiva degli attori --> la partecipazione, in termini di cooperazione e interdipendenza tra ricercatori e gruppo-comunità nel cui ambito la ricerca si svolge, ha carattere centrale. Quindi fare ricerca azione vuol dire mettere in relazione le conoscenze dei ricercatori e quelle degli attori.

Approfondimento del carattere contestuale della ricerca azione: il carattere contestuale della ricerca azione si fonda sul concetto di ecologia psicologica di Lewin --> Lewin insisteva sul fatto che la ricerca azione dovrebbe partire da una analisi ecologica, cioè del contesto in cui i problemi prendono forma, quindi un'analisi più centrata sugli aspetti psicologici (il modo in cui le persone si rappresentano l'ambiente, che è l'ambiente psicologico). L'altro aspetto in cui si comprende perché la ricerca azione ha un carattere contestuale ha delle implicazioni metodologiche: l'idea è che quel processo circolare (vedi sopra) e ciclico viene di volta in volta costruito in base a dove siamo --> viene di volta in volta costruito in funzione degli obiettivi, del contesto e degli attori, il percorso potrà assumere caratteristiche diverse --> quindi sono possibili sempre alternative diverse. Da questo punto di vista la ricerca azione è molto simile alla clinica.

In letteratura, la dizione "action research" è attualmente utilizzata per descrivere un'insieme di approcci – anche significativamente diversi tra loro in quanto a orientamenti teorici e opzioni metodologiche: cooperative inquire, clinical inquire, action science, action inquiry. Queste diverse denominazioni rimandano a collocazioni sottodisciplinari (i tre settori principali in cui la ricerca azione è usata  sono la psicologia sociale, la psicologia delle organizzazioni e la psicologia delle comunità), ma anche a prospettive teoriche e metodologiche tra loro differenziate. Dal modello lewiniano dunque la ricerca azione si è poi sviluppata in filoni diversi. Ci sono stati tentativi di classificare questi diversi approcci:
1) Rapoport [1970] identifica quattro filoni principali: l'esperienza del Tavistock Institute, i modelli procedurali, la dinamica di gruppo, l'antropologia applicata
2) Elden e Chisolm [1993] distinguono tra modello «classico» e modelli «partecipativi»           
3) Piccardo, Benozzo e Gatti distinguono le diverse prospettive  a seconda dei modelli epistemologici: neopositivista, costruttivista, critica e partecipativa. Lo schema di classificazione qui presentato è parzialmente ripreso e adattato da Cassel e Johnson e include 5 orientamenti:
• quasi sperimentale (Lewiniano)
• induttivo (rientrano l'action science e inquiry)
• partecipativo
• decostruttivo (più sociologico, che assume come riferimento sul piano teorico la scuola di Francoforte)
• clinico
I più utilizzati oggi sono quello induttivo e partecipativo.

Tratto da RICERCA INTERVENTO DI COMUNITÀ di Mariasole Genovesi
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