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Ellen Key

Ellen Key è una scrittrice svedese che ebbe molta influenza in Europa per l’educazione dell’infanzia, nuova concezione del bambino e si afferma l’idea che bisogna costruire un ambiente su misura del bambino.
Il libro ebbe enorme successo quando uscì nel 1906 anche in Italia. Il bambino deve diventare il centro di tutte le politiche sociali, bisogna dare attenzione ai bambini per pensare ad un’umanità nuova.
Scrive Ellen Key: “occorre risvegliare quella coscienza che farà dei nostri figli, della loro nascita, cura ed educazione il perno di ogni dovere sociale, intorno al quale si aggrupperanno leggi, usi e costumi».
Valenza utopica, messianica del volume che  si apriva con una celebre citazione tratta da “Così parlò Zarathustra”  di Nietzsche e veniva dedicato «ai genitori che sperano di educare l’uomo nuovo».  
Il volume di Ellen Key diventa oggetto di dibattito, sia in campo pedagogico, sia in campo femminista, soprattutto in merito al dilemma per la donna di coniugare insieme sfera pubblica e sfera privata, maternità e autonomia individuale.
L’autrice svedese coglie insomma il dualismo che caratterizza la condizione della donna moderna, posta di fronte al dilemma della scelta tra lavoro e famiglia.
Ellen Key critica le leggi e l’organizzazione della società del tempo, ritenendole estremamente punitive nei confronti della condizione materna, che costringono “spesso una donna nella scelta fra la sua libertà e la sua dignità da una parte e i suoi figli dall’altra”.
Ellen Key sostiene che la liberazione della donna non poteva risolversi nell’imitazione del comportamento maschile ma nella realizzazione della propria soggettività => parla di  “equivalenza” e non “uguaglianza”.
Equivalenza = esigenza che la componente femminile ottenesse gli stessi diritti dei maschi.
Scrive infatti: uomini e donne “ sono esseri differenti, nessuno è inferiore, soltanto sono imparagonabili. Questa differenziazione deve essere mantenuta.

Il secolo dei fanciulli

Nel volume Il secolo dei fanciulli, la Key  considera gli spazi domestici più adeguati allo sviluppo della personalità infantile, in quanto le istituzioni educative esistenti erano atte a formare uomini-gregge e non personalità libere e indipendenti: «Si direbbe che fin dall’asilo pensiamo ai soldati che i nostri bimbi dovranno essere un giorno».
Ellen Key nel suo volume propone come soluzione di sussidiare le madri che si dedicano all’educazione dei figli nei primi anni di vita per cui sono fondamentali i rapporti famigliari.

La sua posizione entra in polemica con quella sostenuta dalla femminista americana Charlotte Perkins Gilman, convinta che il lavoro extradomestico favorisca l’indipendenza della donna e sostiene la necessità di servizi collettivi per sollevare la donna dalle incombenze domestiche e familiari (cucine centralizzate, infermerie, nidi).


Tratto da STORIA DELLE TEORIE DELL'INFANZIA di Selma Aslaoui
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