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Le ricerche sulle affinità elettive


A dimostrare il fatto che Weber non ha mai assunto una posizione idealista, ci sono le ricerche sulle affinità elettive, esistenti tra strati sociali e diverse forme di religiosità e tra la nascita di un particolare tipo di ethos economico e la nascente classe degli imprenditori capitalisti. L'utilizzo del termine affinità elettive fu coniato da Goethe, per indicare l’attrazione sentimentale tra uomo e donna, e sottolinea quindi il carattere reciproco e bilaterale che esiste anche tra una realtà economico-sociale ed una configurazione culturale.
È ne "l'etica protestante e lo spirito del capitalismo", pubblicata nel 1905, che Weber cerca di dimostrare la sua tesi che il capitalismo moderno, affermatosi unicamente in Occidente, sia stato favorito dalla diffusione della religione protestante dopo una rottura causata dalla riforma protestante, e si sofferma a descrivere una specifica cultura di classe, quella dei moderni imprenditori capitalisti. Il punto di partenza nella sua ricerca consiste nell'identificare una nuova configurazione culturale, fondata da un insieme di valori etici che orientano la condotta di vita e che chiama “spirito del capitalismo”. La classe, che secondo Weber è portatrice del nuovo ethos, è la media borghesia industriale. Il documento che esprime più da vicino la cultura di questa classe in ascesa è trovato da Weber nella raccolta di massime di Benjamin Franklin, verso la metà del 700, indirizzata ad un giovane negoziante. In questi consigli rivolti al giovane imprenditore, Weber trova degli indizi di una configurazione di valori allo stato puro (privi di un significato religioso) che si diffonde e orienta la vita pratica e il cui fulcro è rappresentato da due idee principali. La 1° consiste nel concepire il guadagno come fine in sé, cioè non come mezzo per aggiungere qualche altro fine, ma per essere reinvestito e generare così un nuovo guadagno; la 2° idea è quella del dovere professionale, l'idea cioè che il singolo debba sentire un obbligo morale nei confronti della sua attività professionale. L'aspetto più interessante dell'analisi di Weber sta nell'aver messo in luce il carattere culturale ed innovativo dello “spirito capitalistico”. Esso quindi è culturale, nel senso che non è un istinto innato dell'uomo; non deve essere confuso quindi con l'impulso al guadagno che era presente nelle epoche pre-capitalistiche. È innovativo in quanto si contrappone al guadagno senza scrupoli e non è limitato da nessuna norma interiore. Lo spirito capitalistico per affermarsi, quindi, dovette scontrarsi non solo con sentimenti istintivi, ma con un modo di sentire e comportarsi tradizionalistico che era diffuso in molti strati sociali come nella classe operaia, che era la forza produttiva dell'economia capitalista. Attraverso l'analisi della cultura di classe Weber presenta un'immagine della moderna società capitalista, non come una totalità omogenea, né basata sulla tradizione, ma come insieme complesso, attraversato da contraddizioni in cui, strati sociali in ascesa, lottano per affermare le proprie idee e il proprio stile di vita.

Tratto da SOCIOLOGIA DEI PROCESSI CULTURALI di Manuela Floris
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