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Requisito della vita nel codice civile


Le più comuni prove utilizzate per verificare se il prodotto del concepimento al momento del parto fosse vivo sono quelle docimasiche che acquistano un’importanza fondamentale anche in sede civile ai fini della dimostrazione della acquisizione della capacità giuridica.
Le prove sono positive se dimostrano l’avvenuta respirazione autonoma.
Occorre riflettere sul fatto che, se respirare equivale in ogni caso a vivere, non sempre vale l’inverso, cioè che vivere significhi in ogni caso anche respirare.
Nell’evento nascita, infatti, si devono distinguere una fase di vita intra-uterina, certamente apnoica, e una successiva fase extra-uterina.
La vita extra-uterina può anche se essere distinta in due ulteriori fasi: quella apnoica o pre-respiratoria (per quanto di breve durata) e l’altra di vita autonoma, caratterizzata dalla pienezza e autonomia della funzione respiratoria.
Se la morte è avvenuta nel corso della vita intra-uterina, prima, o dopo, la rottura della borsa delle acque, le prove docimasiche respiratorie daranno risultati costantemente negativi.
Per accertare allora se il prodotto del concepimento fosse effettivamente in vita nel momento in cui si è attuato il delitto, si dovranno indagare preferibilmente funzioni diverse da quella respiratoria, poiché questa non era ancora iniziata: in tal caso si studierà principalmente la funzione circolatoria.

Tratto da MEDICINA LEGALE di Stefano Civitelli
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