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Chi investe di più nella formazione post laurea?

12 aprile 2010

Quali sono le facoltà dove gli studenti italiani investono di più per corsi universitari post laurea? Senza dubbio medicina e psicologia, almeno stando a quello che emerge dalla XII Indagine sulla Condizione Occupazionale dei laureati italiani condotta da Almalaurea.

La ricerca, che ha messo sotto la lente d'ingrandimento ben 210.000 laureati allo scopo di far emergere il rapporto che intercorre tra il mondo dell'università e quello del lavoro, ha indicato che nel 2009, tra gli studenti dei corsi di laurea specialistica post riforma interpellati (circa 36.500 quelli che hanno risposto all'intervista), poco meno del 60% ha partecipato ad almeno un'attività di formazione post-laurea.

Se i più attivi nella formazione post-laurea sono gli studenti delle materie giuridiche (92,8%), gli studenti di medicina sono quelli con più frequenze nei master di I° livello (11,9%) e si contendono il gradino più alto del podio con l'area psicologica per quanto riguarda i Master di II° livello (6,9% psicologia contro 6,1% medicina, appunto). Gli psicologi sono anche color che hanno le maggiori percentuali di iscrizione in tutti le altre tipologie di master (8,4%).

Ben piazzati anche per quanto riguarda la partecipazione ai master di II° livello gli studenti delle aree letterarie (5,3%) e politico-sociale (4,3%). Una delle maggiori spinte, però, che porta i possessori di questi ultimi titoli accademici a guardare con interesse verso i corsi post-laurea non è tanto l'approfondimento delle competenze per essere più competitivi sul mercato del lavoro, quanto l'insoddisfazione verso il proprio titolo di laurea.
Insieme al settore giuridico, infatti, gli studenti di questi due gruppi disciplinari sono tra quelli che manifestano maggiormente l'insoddisfazione verso il percorso di studi scelto: il 37% dei laureati nel campo letterario, il 31,7% nel settore giuridico e il 30% in quello politico-sociale ritiene la propria laurea poco o per nulla efficace.

L'indagine condotta da Almalaurea rivela anche dati preoccupanti che confermano l'impressione di molti, ormai: la laurea non è più il lasciapassare immediato per una brillante carriera professionale, ma solo un punto di partenza. E questo sia per un mercato, quello dell'occupazione, in crisi, ma anche per un sistema, quello universitario, che perde i colpi. La disoccupazione subito dopo il titolo è in aumento rispetto all'anno passato non solo fra i laureati triennali (dal 16,5 al 22 per cento), ma anche fra i laureati magistrali, quelli per intenderci che “hanno studiato di più”. Ad aggravare la tendenza è che il peggioramento si registra indipendentemente dal percorso di studio, anche tra le lauree forti l'asticella indica rosso.

A fare la differenza è invece il tirocinio formativo svolto durante gli studi, che coinvolge una buona parte dei laureati di primo livello (55%) e che si associa, già nei primi 12 mesi successivi al conseguimento della laurea, ad un significativo vantaggio in termini occupazionali rispetto a chi non vanta un'analoga esperienza. Dai dati di Almalaurea, infatti, se si guarda ai laureati che hanno deciso di andare subito al lavoro al termine degli studi universitari senza proseguire nella specialistica, il vantaggio occupazionale determinato dall'esperienza di stage svolta durante gli studi supera i 7 punti percentuali (è occupato il 64% di chi lo ha svolto e solo il 57% di chi non l'ha effettuato).

Meno valore in termini di occupazione invece per coloro che fanno uno stage dopo l'acquisizione del titolo: il tasso di occupazione è pari al 49%, rispetto al 46% di chi non ha effettuato questo tipo di esperienza.