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Guida tesi di laurea  Scrivere la tesi 

La struttura della tesi di laurea: le note

25 novembre 2021

La struttura della tesi di laurea: le note La quantità e l'estensione delle note sono uno degli aspetti caratteristici delle tesi di laurea.
Dal momento che non puoi fondare la validità di quanto scrivi su una riconosciuta autorità in materia, è necessario che supporti diffusamente le tue affermazioni.
Le note, in questo caso, sono un ottimo strumento per fornire le necessarie argomentazioni senza appesantire il testo con continui incisi.

Per esempio, puoi fare riferimento a una sentenza per supportare un'interpretazione giuridica nel testo e fornire in nota tutti gli elementi che dimostrano la pertinenza del tuo riferimento.
Oppure puoi sintetizzare nel testo il pensiero di un autore su un determinato argomento, riportando in nota una più diffusa citazione letterale, così da mostrare al lettore la correttezza della tua sintesi.

Le note servono anche a fornire tutte le indicazioni relative alle fonti: ogni citazione testuale, così come ogni riferimento a pubblicazioni consultate, deve essere corredato da precise indicazioni che ne consentano l'identificazione.
A questo scopo, l'apparato di note viene usato congiuntamente alla bibliografia.

Un importante consiglio pratico: non inserire manualmente la numerazione delle note.
La tesi subirà numerose revisioni e sarebbe davvero sgradevole, ogni volta che inserisci una nuova nota, dover rinumerare tutte quelle che seguono.
In quasi tutti gli editor di testo trovi la funzione “Inserisci nota a piè di pagina” o simili che numera e formatta automaticamente le note.

Tra i termini maggiormente utilizzati nelle note puoi trovare "Cfr.”, “Vd.”, “Ibidem”, “Ivi”.
Se il loro significato ti sfugge ecco una veloce spiegazione:

- Cfr.: è l’abbreviazione della parola latina confer, ovvero confronta. Si usa per indicare ulteriori materiali o idee che possono fornire informazioni o argomenti simili o differenti. In inglese veicola lo stesso significato l’abbreviazione cf.

- Vd.: sta per “vedi”. In inglese si usa v.. Quando si indica semplicemente la fonte di un'affermazione inserita nel testo.

- Ibidem: è un avverbio latino che significa "nello stesso luogo”. Si usa quando si cita la stessa opera già citata in precedenza e si vuole indicare che la citazione si trova "nella stessa opera (sopra citata)”. Si utilizza quando la citazione è identica alla nota precedente, anche per numero di pagina/riferimento.

- Ivi: altro avverbio che significa “in quel luogo”. Si utilizza per rinviare a una fonte già citata in precedenza ma facendo riferimento a pagine differenti. Quindi se nella stessa pagina dobbiamo citare la stessa opera ma pagine differenti possiamo usare Ivi + pagg. x-y.
Per riferirsi nelle note ad un'opera citata in precedenza non nella stessa pagina, si utilizza solitamente l'abbreviazione op. cit., opera citata.