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La battaglia per il divorzio in Italia

Il 12 e il 13 maggio del 1974 gli italiani sono chiamati a votare per il referendum abrogativo della legge Fortuna-Baslini. Si tratta della legge, approvata nel 1970, che ha introdotto lo scioglimento del matrimonio in Italia. L'iter che ha portato alla sua approvazione è stato lungo e complesso. Sia i partiti di maggioranza che quelli d'opposizione hanno cercato a più riprese di far naufragare il provvedimento rinviando la discussione in Parlamento.
Il 29 dicembre 1969 la Camera aveva votato la legge, approvata poi l'anno successivo al Senato. Immediatamente i gruppi cattolici più conservatori, che trovavano sostegno nella Dc, si mobilitarono per il referendum abrogativo. Nel 1974 il responso delle urne è chiaro. I cittadini vogliono il mantenimento del divorzio, con un'indicazione popolare che arriva al 59,1% dei voti, con punte altissime nelle grandi aree metropolitane. L'immagine che ne consegue è quella di un paese che nei suoi orientamenti è assai diverso e più avanzato rispetto a quello che da ogni orizzonte i partiti e le loro classi dirigenti descrivono.
La legge Fortuna-Baslini per l’introduzione in Italia dell’istituto del divorzio è stata caratterizzata da un percorso così lungo, aspro e polemico, che mi auguro nessuno se ne dorrà se, nel corso della mia analisi, più volte ho adottato l’appellativo di “battaglia” per enfatizzare le difficoltà e gli ostacoli incontrati dai suoi sostenitori. Non a caso la sua approvazione in Parlamento è stata frutto del sostegno di uno schieramento trasversale, un provvisorio “fronte laico”, cui si è contrapposto un altro schieramento, anch’esso trasversale, mettendo in crisi non soltanto il governo di centro-sinistra  che in quegli anni rappresentava numericamente, oltre che politicamente, l’unico tipo di coalizione possibile  ma la possibilità stessa che il paese avesse un governo.
In questa analisi ho cercato di ricostruire la storia di questa lunga “battaglia”, che va dal 1965, anno della presentazione del progetto di legge da parte del deputato socialista Loris Fortuna, fino al maggio del 1974, quando il primo referendum popolare della storia italiana sancisce la volontà da parte dei cittadini di mantenere intatta la legge sul divorzio.
Nel primo capitolo ho proposto una sorta di “cronologia” di questa epoca, contestualizzando le vicende relative al divorzio all’interno degli avvenimenti storici ad esse correlati. Per far ciò ho preso in considerazione gli avvenimenti relativi alle figure protagoniste di questa “battaglia”. Partendo dall’avversione per il divorzio da parte del Vaticano e della Chiesa, fino alle posizioni dei partiti politici più rappresentativi dell’epoca: la Democrazia Cristiana ed il Partito Comunista. Non potevo infine trascurare l’impegno assunto da alcuni esponenti del Partito Radicale e dalla Lid, la Lega italiana per l’istituzione del Divorzio.
Nel capitolo 2, quello più prettamente sociologico, ho cercato di fotografare i fattori socio-economici da cui sono scaturiti i profondi mutamenti che hanno caratterizzato la famiglia italiana tra la seconda metà degli anni ’60 e la prima metà degli anni ‘70. In particolar modo, ho focalizzato l’attenzione su due fattori che, a mio avviso, giustificano la mobilitazione per ottenere il divorzio proprio in questo periodo: il processo di “secolarizzazione” che ha implicato l’allontanamento dei cittadini italiani dagli storici obblighi morali imposti dalla Chiesa e la necessità di una profonda modifica dell’intero diritto di famiglia, che posava le sue radici su principi ormai superati, discendenti per buona parte dalla legislazione fascista.
Nel terzo capitolo ho ripercorso le tappe dell’ iter legislativo del progetto di legge Fortuna, fino alla sua definitiva approvazione. Per ottenere ciò, ho svolto un lavoro di ricerca approfondita sui principali organi di stampa dell’epoca. Mi sono basato principalmente su “Il Corriere della Sera” e “L’Espresso”, ma, al fine di svelare importanti retroscena, ho preso in considerazione anche i principali quotidiani di partito, da “L’Unità” a “L’Avanti!”, “Il Popolo” e molti altri. Ho infine messo in evidenza l’operato di testate considerate “minori”, che hanno reso un notevole contributo alla causa del divorzio, prime fra tutti “ABC” e “Battaglia Divorzista”.
Nel quarto e ultimo capitolo ho adottato la stessa medotologia di analisi e ricerca e le stesse fonti precedentemente descritte, per ricostruire le vicende politiche che hanno caratterizzato il periodo precedente al referendum, la campagna referendaria, fino alla data della stessa consultazione popolare, svelando le posizioni e le strategie adottate dai maggiori partiti del panorama politico italiano. In un paragrafo, ho inoltre messo in evidenza i problemi relativi alla parzialità della televisione pubblica, dovuta al controllo diretto da parte dei partiti di maggioranza governativa.




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4 INTRODUZIONE Il 12 e il 13 maggio del 1974 gli italiani sono chiamati a votare per il referendum abrogativo della legge Fortuna-Baslini. Si tratta della legge, approvata nel 1970, che ha introdotto lo scioglimento del matrimonio in Italia. L'iter che ha portato alla sua approvazione è stato lungo e complesso. Sia i partiti di maggioranza che quelli d'opposizione hanno cercato a più riprese di far naufragare il provvedimento rinviando la discussione in Parlamento. Il 29 dicembre 1969 la Camera aveva votato la legge, approvata poi l'anno successivo al Senato. Immediatamente i gruppi cattolici più conservatori, che trovavano sostegno nella Dc, si mobilitarono per il referendum abrogativo. Nel 1974 il responso delle urne è chiaro. I cittadini vogliono il mantenimento del divorzio, con un'indicazione popolare che arriva al 59,1% dei voti, con punte altissime nelle grandi aree metropolitane. L'immagine che ne consegue è quella di un paese che nei suoi orientamenti è assai diverso e più avanzato rispetto a quello che da ogni orizzonte i partiti e le loro classi dirigenti descrivono. La legge Fortuna-Baslini per l’introduzione in Italia dell’istituto del divorzio è stata caratterizzata da un percorso così lungo, aspro e polemico, che mi auguro nessuno se ne dorrà se, nel corso della mia analisi, più volte ho adottato l’appellativo di “battaglia” per enfatizzare le difficoltà e gli ostacoli incontrati dai suoi sostenitori.

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Informazioni tesi

  Autore: Gabriele Ciullo
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2004-05
  Università: Università degli Studi di Perugia
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Scienze della Comunicazione
  Relatore: Renato Covino
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 160

FAQ

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Parole chiave

1974
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