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Locale ad uso medico: la camera di degenza

Esiste una stretta relazione tra l’individuo e lo spazio in cui si trova. L’ambiente è in grado di comunicare dei messaggi che sono immediatamente recepibili ma allo stesso tempo non facilmente schematizzabili e razionalizzabili; lo spazio può generare sensazioni di benessere o disagio, essere stimolante, formativo o profondamente deprimente, può trasmettere messaggi di autostima, posizione sociale, sicurezza, identità, intervenendo in ogni caso come catalizzatore delle dinamiche personali e sociali.
Lo spazio ospedaliero si è sempre più caratterizzato come spazio neutro, in cui l’uso dei colori (il bianco e le varie tonalità di grigio), dei materiali (il metallo e i materiali sintetici), hanno contribuito a definire un ambiente anonimo, indifferenziato, freddo e non coinvolgente dal punto di vista emozionale. Un ambiente così definito, teso a soddisfare quasi esclusivamente le esigenze dimensionali, funzionali e igieniche, ha quindi trascurato una cultura dello spazio capace di cogliere le importanti relazioni e i processi interattivi che si stabiliscono tra individui, attività e attrezzature. Vengono in questo modo trascurati quei fattori fondamentali nel conferire allo spazio una valenza terapeutica: l’atmosfera e le sensazioni provocate, i comportamenti e le aspettative di coloro che vi operano e ne usufruiscono.
Al momento del ricovero in ospedale il paziente si trova in una condizione di particolare fragilità psicologica. L’ospedalizzazione infatti, oltre a comportare paure e aspettative legate agli stati della malattia e della guarigione, è di per sé un evento stressante. La perdita dei ritmi normali di vita, del controllo su se stessi, della privacy e familiarità con l’ambiente, lo scontro con l’organizzazione e le procedure ospedaliere, i difficili rapporti, talvolta, con il personale medico, generano nel paziente dei “processi di desocializzazione e spersonalizzazione”, con una sua conseguente passività nei confronti della malattia e dell’ambiente che lo ospita.
Una condizione ugualmente difficile, seppur vissuta in modo differente,inoltre, è quella del personale ospedaliero. Orari, ritmi, situazioni gravi e delicate affrontate quotidianamente, provocano l’insorgenza di manifestazioni ansiogene e stressanti.
Risulta quindi importante chiedersi come possano essere almeno contenuti quei problemi di carattere psicologico, funzionale, organizzativo e gestionale, spesso causa del profondo malessere esistente.

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Capitolo 1 Classificazione dei locali ad uso medico La Norma CEI 64-8/710 classifica i locali ad uso medico in tre gruppi: Locali di gruppo 0 – Sono locali ad uso medico nei quali non si utilizzano apparecchi elettromedicali con parti applicate. A questo tipo di locali si applica la Norma generale impianti e non la Norma sui locali ad uso medico. Locali di gruppo 1 – Sono locali ad uso medico nei quali si fa uso di apparecchi con parti applicate destinate ad essere utilizzate esternamente o anche invasivamente entro qualsiasi parte del corpo, esclusa la zona cardiaca. Locali di gruppo 2 – Sono locali ad uso medico con pericolo di microshock dove sono utilizzate apparecchiature con parti applicate destinate ad essere utilizzate in operazioni chirurgiche, o interventi intracardiaci, oppure dove le funzioni vitali del paziente possono essere compromesse dalla mancanza dell’alimentazione elettrica. In questi locali viene individuata una particolare zona, definita dalla Norma “zona paziente”che delimita il volume all’interno del quale il paziente può venire a contatto con masse o masse estranee pericolose. La classificazione del locale e l’individuazione della zona paziente deve essere frutto della collaborazione tra progettista e direttore sanitario i quali devono giungere ad un compromesso tra l’esigenza di semplificazione e adeguatezza dell’impianto in previsione di eventuali esigenze future. All’interno della zona paziente gli accorgimenti da adottare per la sicurezza del paziente sono più restrittivi che all’esterno perciò si rende necessario stabilire l’effettiva posizione che possono assumere il paziente o le apparecchiature che possono entrare in contatto con il paziente. Sono da considerare interne alla zona paziente le masse e le masse estranee che si 8

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Informazioni tesi

  Autore: Claudia Abbenda
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2005-06
  Università: Campus biomedico di Roma
  Facoltà: Ingegneria
  Corso: Ingegneria biomedica
  Relatore: Giuseppe Parise
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 143

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