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Omofobia sociale, omonegatività e genitorialità gay e lesbica

Il presente elaborato vuole essere un piccolo contributo alla validazione della Scala Italiana di Misura dell’Omonegatività, la SIMO (Lingiardi et al., 2009). I dati della ricerca sono stati inseriti all’interno di una cornice teorica nella quale sono stati presi in esame i concetti di omofobia sociale, omonegatività interiorizzata e minority stress, tre aspetti che spesso caratterizzano la vita delle persone omosessuali.
La scelta di questi costrutti non è casuale, in quanto questi elementi non sono indipendenti l’uno dall’altro ma si sviluppano e coesistono in stretta relazione.
Quello che si è cercato di fare in questo elaborato è stato di svolgere un’analisi più approfondita dell’omofobia, che prendesse in considerazione le suo origini, lo sviluppo e il cambiamento del termine stesso e delle sue definizioni, l’atteggiamento delle religioni monoteiste e la posizione giuridica attuale nei confronti di questo atteggiamento.
Generalmente con il termine omofobia si indica una paura e un’avversione irrazionale nei confronti dell’omosessualità, caratterizzata da sentimenti, pensieri e comportamenti avversi alle persone omosessuali. Tuttavia questa definizione ha ricevuto nel tempo diverse critiche che contestavano da un lato la diversità tra l’omofobia e la definizione di atteggiamento fobico data dal DSM-IV, e dall’altra l’inadeguatezza della definizione nel descrivere i vari aspetti che caratterizzano questo concetto (cognitivo, personale, interpersonale, sociale…ecc).
Questi atteggiamenti sociali nei confronti dell’omosessualità vengono appresi molto presto, nelle prime fasi di vita, prima che un individuo abbia riconosciuto il proprio orientamento sessuale, e questo complica il processo di accettazione di sé di gay e lesbiche, nel momento in cui iniziano ad avere consapevolezza della loro omosessualità.
A questo punto la persona omosessuale si trova a dover combattere con gli atteggiamenti negativi, che ha interiorizzato nei confronti dell’omosessualità, ed è in questa fase della formazione della propria identità che può svilupparsi quella che viene definita omofobia interiorizzata. A questo punto il soggetto rivolge verso se stesso i medesimi sentimenti che ha interiorizzato nei confronti dell’omosessualità, derivati dalla percezione del pregiudizio ambientale, familiare e sociale.
È stata presa in esame la definizione operativa di omonegatività interiorizzata data da Lingiardi et al. (in press), i quali descrivono questo costrutto come costituito da tre dimensioni fondamentali: aspetti individuali, aspetti sociali e aspetti affettivo/sessuali.
Diversi autori hanno analizzato le conseguenze che l’omofobia può avere sulla salute psichica del soggetto (Hammelman 2003,Lingiardi 2007, Rivers 2004, Borrillo 2009) e sono state analizzate le diverse modalità di intervento, descrivendo le caratteristiche e le differenze tra la “terapia ripartiva” (Nicolosi, 1991) e la “terapia affermativa” (Malyon 1982).
Infine è stato preso in esame come il vivere in un ambiente caratterizzato da pregiudizi, nel quale non vengono riconosciuti i propri diritti e neppure la stessa identità di queste persone, possa portare a sviluppare una forma di stress sociale identificato con il termine minority stress, che letteralmente può essere definito come lo stress legato all’appartenere ad una minoranza.
Inoltre sono state riportate alcune ricerche, italiane ed internazionali, che dimostrano la relazione tra i fattori che costituiscono il minority stress e comportamenti a rischio o conseguenze negative sul benessere mentale.
Infine è stata svolta una ricerca sperimentale, su un campione eterosessuale compreso tra i 17 e i 40 anni, volta ad analizzare i risultati ottenuti attraverso la somministrazione della SIMO (Scala Italiana di Misura dell’Omofobia, Lingiardi et al., 2009), la Scala Kinsey che rileva l’atteggiamento sessuale dei soggetti, e la Scala di Morse e McLachlan (2007) la quale analizza i pregiudizi nei confronti della genitorialità e del parenting omosessuale.
Sono state svolte le statistiche descrittive sulle dimensioni che costituiscono la scala, è stata effettuata un’analisi fattoriale e verificata l’attendibilità dei fattori estratti.
Inoltre gli obbiettivi della ricerca erano quelli di verificare la presenza di una differenza di genere e di età nei livelli di omofobia, e l’eventuale relazione esistente tra i livelli di omofobia sociale e l’atteggiamento nei confronti della genitorialità e del parenting omosessuale.

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4 INTRODUZIONE Il presente elaborato vuole essere un piccolo contributo alla validazione della Scala Italiana di Misura dell’Omonegatività, la SIMO (Lingiardi et al., 2009). I dati della ricerca sono stati inseriti all’interno di una cornice teorica nella quale sono stati presi in esame i concetti di omofobia sociale, omonegatività interiorizzata e minority stress, tre aspetti che spesso caratterizzano la vita delle persone omosessuali. La scelta di questi costrutti non è casuale, in quanto questi elementi non sono indipendenti l’uno dall’altro ma si sviluppano e coesistono in stretta relazione. Soprattutto recentemente, il termine omofobia è stato spesso utilizzato dai mass media e dai giornali in riferimento ad alcuni atti di violenza compiuti nei confronti di persone omosessuali, la cui unica causale era l’orientamento sessuale delle vittime. Quello che si è cercato di fare in questo elaborato è stato di svolgere un’analisi più approfondita dell’omofobia, che prendesse in considerazione le suo origini, lo sviluppo e il cambiamento del termine stesso e delle sue definizioni, l’atteggiamento delle religioni monoteiste e la posizione giuridica attuale nei confronti di questo atteggiamento. Generalmente con il termine omofobia si indica una paura e un’avversione irrazionale nei confronti dell’omosessualità, caratterizzata da sentimenti, pensieri e comportamenti avversi alle persone omosessuali. Tuttavia questa definizione ha ricevuto nel tempo diverse critiche che contestavano da un lato la diversità tra l’omofobia e la definizione di atteggiamento fobico data dal DSM-IV, e dall’altra l’inadeguatezza della definizione nel descrivere i vari aspetti che caratterizzano questo concetto (cognitivo, personale, interpersonale, sociale…ecc). Alcuni autori, come Blumenfeld (1922) e Borrillo (2009) hanno scelto di descrivere diversi tipi o livelli di omofobia, invece c’è stato chi, come Hudson e Ricketts (1980), che ha scelto di utilizzare una diversa terminologia proponendo il termine omonegatività, che sarà poi ripreso da Lingiardi (2009) per la costruzione del suo strumento. Secondo gli autori con questo termine è possibile fare riferimento non

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Informazioni tesi

  Autore: Alessia Ciuffardelli
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Psicologia
  Relatore: Roberto Baiocco
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 123

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Parole chiave

minority stress
omofobia
omofobia sociale
omogenitorialità
omonegatività interiorizzata
omosessualità
scala simo

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