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Studi su Henry Sumner Maine

Le opere scritte da Maine sono la dimostrazione che la giurisprudenza può essere una forma di letteratura. Lo stile, la chiarezza e la semplicità dei testi permetteranno a questi saggi di essere letti anche in futuro. Gli argomenti trattati potranno conoscere dottrine diverse e diversi punti di osservazione ma l’occhio scrupoloso ed onesto di Maine rimarrà sempre indicato come un valido punto di riferimento.
La chiave d’arco del suo consenso risiede, oltre che nelle dette caratteristiche, nella sua capacità di rimanere vergine a fronte dei punti di vista dei suoi colleghi disegnando così una realtà nuova ma mai infondata. Le sue esposizioni affrontano costantemente il rapporto tra gli elementi giuridici più che l’elemento nel suo insieme. Questo stile espositivo lo ha obbligato ad illustrare i suoi modelli con esemplificazioni che si sono sempre dimostrate accurate e confacenti all’argomento trattato. La storia è stata per lui lo strumento imprescindibile per spiegare l’evoluzione giuridica moderna: ogni cammino che porti ad un progresso (giuridico e non) fonda le sue radici in un accadimento storico che deve essere conosciuto e capito per comprenderne l’essenza. Per Maine i risultati non hanno significato se non si conosce il cammino che si è dovuto percorre. Il principale bersaglio del suo metodo storico era costituito dall’”ipotesi” di una legge e di uno stato di natura che l’Autore trattava “come una falsità empirica, suscettibile di essere confutata storicamente”. Il modello giusnaturalistico, in tutte le sue varianti, si fondava sulla credenza, più o meno consapevole, in “una condizione non storica della società o dell’individuo”; il ricorso alla storia, secondo Maine, svelava la falsità di questa credenza, e mostrava il carattere moderno delle idee delle istituzioni che i giusnaturalisti avevano attribuito al mitico “uomo naturale”. L’individuo non era un presupposto o un punto di partenza, ma il risultato di un graduale processo evolutivo: il diritto antico, scriveva Maine, “ignora quasi totalmente l’individuo; non si occupa degli individui, ma delle famiglie, non dei singoli, ma dei gruppi”.
Se la filosofia giuridica, fondata sull’ipotesi di uno stato di natura, restava “l’antagonista principale del metodo storico”, non mancavano, nelle sue opere, ed in particolare nelle pagine di Ancient Law, gli spunti polemici nei confronti delle giurisprudenza analitica di Bentham e di Austin. I teoremi dei giuristi analitici, al pari di quelli degli economisti politici, lungi dal fondarsi sui “principi universali della natura umana”, erano il risultato di un’osservazione ristretta al presente di alcune società.
Il metodo storico “affinato e corretto” dal metodo comparativo, promuoveva un allargamento decisivo del campo d’indagine, sia sul piano temporale che su quello geografico. L’osservazione diretta di quelle società in cui le primitive istituzioni “ariane” meno erano soggette ad influenze esterne, e in primo luogo della società indiana di cui era profondo conoscitore, veniva in aiuto all’indagine storica, e viceversa. L’unico rimprovero che Maine muove alla scuola storica è quello di non aver saputo introdurre il proprio patrimonio culturale all’interno della vita contemporanea. “Ancient Law: its Connection with the Early History of Society and its Relation to Modern ideas”: il titolo stesso dell’opera principale di Maine dimostra l’importanza che aveva per l’Autore il raccordo tra il passato ed il presente; la Scuola Storica non doveva limitarsi ad una sterile analisi degli accadimenti del passato, ma aveva il compito di osservarli sotto una luce alimentata dall’esperienza degli anni trascorsi.
Tuttavia la vita professionale ed il grande spessore culturale di Maine lo portarono a conoscere entità del diritto assai lontane dalla scuola storica e romanistica.
Come tutte le persone dotate di forte carisma, Maine è stato spesso criticato da parte dei suoi colleghi. Personalmente considero molti di questi giudizi, di cui ho avuto modo di parlare, come delle forzature preordinate, atte ad indebolire i contenuti teorici e la figura di Maine. Gli strumenti che gli hanno permesso di raggiungere questo risultato sono da considerarsi importanti quanto lo scopo raggiunto: un linguaggio semplice, essenziale ma mai scarno, ed il tutto osservato da un punto di vista, fino ad allora mai sperimentato, fatto di esperienza e di metodicità.

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3 Introduzione Sir Henry Sumner Maine fu uno dei giuristi di maggior rilievo del periodo vittoriano. Alcune delle sue opere gli hanno permesso di essere ancora oggi ricordato come una pietra miliare nell’evoluzione della giurisprudenza anglosassone. Maine ebbe la fortuna di vivere in un periodo storico caratterizzato da una idea della giurisprudenza legata a preconcetti e poco incline ad innovazioni metodologiche e di contenuto. Grazie a questi criticabili aspetti dell’epoca ed a vaste conoscenze, non limitate esclusivamente a materie giuridiche, volle forzare quel vecchio cardine arrugginito e indicare le nuove direzioni in cui gli studi del tempo si sarebbero dovuti orientare. La sua costruttiva dialettica trovò strada sia in maniera esplicita sia in maniera implicita, assumendo come fonte attendibile reperti etnologici e realtà sociali che nessuno aveva mai avuto la saggezza di studiare, e che proprio per

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Informazioni tesi

  Autore: Avv. Michelangelo Capua
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 1999-00
  Università: Università degli Studi di Firenze
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Paolo Grossi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 166

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Parole chiave

giusnaturalismo
filosofia giuridica
giurisprudenza analitica
henry sumner maine

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