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Rinegoziazione del debito e ''Turnaround'': Il caso “Piaggio”

La storia delle imprese è quasi sempre un’alternanza di successi e di insuccessi. Questo fenomeno va ben aldilà della ciclicità, cioè del susseguirsi di fasi positive e negative, che interessa alcuni settori. Vi sono problemi di declino originati da fenomeni strutturali; che esigono l’attenzione continua all’adeguamento ed al rinnovamento. Poiché l’efficienza, la posizione concorrenziale, la redditività, la capacità di produrre flussi finanziari, di generare nuovo valore, ecc., anche quando appaiono saldamente raggiunti, vanno continuamente controllati e confermati. Non occorre molto perché simili condizioni, nell’arco di pochi anni ed anche in tempi più brevi, possano essere modificate da eventi esterni ed interni, che gradualmente le deteriorano. Gli equilibri, anche i più solidi, sono, in un certo senso, sempre precari. Chi non sa via via adattarsi al mutare dell’ambiente e della concorrenza, o non si rende conto di alcuni processi interni di deterioramento, va incontro al declino; e dal declino si può passare a profonde crisi.
Ne deriva la necessità di un processo continuo di ristrutturazione dell’impresa, concetto questo che, sebbene abbia importanza storicamente confermata, non è ancora entrato a pieno titolo nella cultura aziendale. In altre parole la “cultura della crisi” è profondamente carente. Esiste addirittura un rigetto di questa pur essenziale preoccupazione, spesso una sostanziale difficoltà ad ammettere il declino anche da parte di chi ne è già coinvolto, almeno fin tanto che esso assume dimensioni accentuate e di palese patologia.
[...] Il tema della crisi d’impresa è molto importante e al tempo stesso estremamente elaborato. E’ noto come la crisi di un’impresa non generi solo effetti negativi diretti per l’imprenditore, per i creditori e per i lavoratori coinvolti, ma coinvolga, attraverso un processo sincronico indotto, tutta la società civile.
In tale contesto dunque si inserisce il Turnaround, la cui espressione deriva da un termine anglo-sassone letteralmente non traducibile e che è stato assunto per rappresentare tutti i processi di risanamento e rilancio delle imprese in crisi
[...] Viene dunque analizzato un caso di successo che ha interessato una storica realtà italiana: il “gruppo Piaggio”. Operazione messa in atto da Immsi, gruppo guidato dall’imprenditore mantovano Roberto Colaninno che ha preso per mano l’azienda di Pontedera nel settembre 2003 e l’ha condotta al rilancio.

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VI INTRODUZIONE La storia delle imprese è quasi sempre un‟alternanza di successi e di insuccessi. Questo fenomeno va ben aldilà della ciclicità, cioè del susseguirsi di fasi positive e negative, che interessa alcuni settori. Vi sono problemi di declino originati da fenomeni strutturali; che esigono l‟attenzione continua all‟adeguamento ed al rinnovamento. Poiché l‟efficienza, la posizione concorrenziale, la redditività, la capacità di produrre flussi finanziari, di generare nuovo valore, ecc., anche quando appaiono saldamente raggiunti, vanno continuamente controllati e confermati. Non occorre molto perché simili condizioni, nell‟arco di pochi anni ed anche in tempi più brevi, possano essere modificate da eventi esterni ed interni, che gradualmente le deteriorano. Gli equilibri, anche i più solidi, sono, in un certo senso, sempre precari. Chi non sa via via adattarsi al mutare dell‟ambiente e della concorrenza, o non si rende conto di alcuni processi interni di deterioramento, va incontro al declino; e dal declino si può passare a profonde crisi. Ne deriva la necessità di un processo continuo di ristrutturazione dell‟impresa, concetto questo che, sebbene abbia importanza storicamente confermata, non è ancora entrato a pieno titolo nella cultura aziendale. In altre parole la “cultura della crisi” è profondamente carente. Esiste addirittura un rigetto di questa pur essenziale preoccupazione, spesso una sostanziale difficoltà ad ammettere il declino anche da parte di chi ne è già coinvolto, almeno fin tanto che esso assume dimensioni accentuate e di palese patologia. Inoltre, e soprattutto, le imprese non preparano per tempo gli strumenti adatti alla segnalazione dei sintomi di decadenza e degli squilibri (come vedremo nel primo capitolo) che possono essere efficaci campanelli d‟allarme. Ci si rende conto troppo spesso del declino incipiente solo quando esso ha già provocato seri guasti, talvolta irreparabili. L‟insufficiente creazione ed ancora più, ovviamente, la distruzione di valore, a ben vedere, sono gli indicatori sostanziali di squilibrio.

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Informazioni tesi

  Autore: Fabio Sarricchio
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2005-06
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Economia
  Corso: Direzione aziendale
  Relatore: Renato Santini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 261

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