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Risanamento e privatizzazione nel sistema bancario dei PECO 3 (Polonia , Ungheria , Repubblica Ceca)

Nel sistema economico pianificato l’intero settore bancario era di proprietà dello stato e il suo ruolo era passivo, cioè non orientato verso una determinazione delle condizioni del credito; nel contesto di questo sistema si può cioè parlare delle banche come di strumenti del controllo statale esercitato soprattutto nei confronti delle imprese affinché queste si attenessero al piano. In tal senso il ruolo amministrativo del sistema bancario, sebbene passivo, non può certo essere considerato trascurabile dato che esso costituisce l’interfaccia tra la volontà del pianificatore e l’adeguamento da parte delle imprese a questa. Dunque se nelle economie di mercato le banche hanno una certa rilevanza, lo stesso vale (o valeva) per quelle del sistema pianificato seppure da un punto di vista totalmente diverso.
I problemi nel sistema bancario dei PECO 3 iniziarono quando le banche, come tutti gli altri operatori del sistema economico, dovettero adeguarsi alle regole proprie di un’economia di mercato; la trasformazione del sistema bancario doveva essere profonda in tal senso.
Il primo importante passo per la riforma di un sistema che si avvicinasse sempre più a quello tipico di un’economia di mercato fu il passaggio dal sistema della monobanca ad una struttura a due livelli nella quale la banca centrale ha assunto le tradizionali funzioni della banca centrale , concentrando così la propria azione sulla regolazione delle generali condizioni del credito e sui tassi di interesse , badando alla ricerca della stabilità del potere d’acquisto della moneta mentre alle nuove banche commerciali sono state attribuite le funzioni di erogazione del credito e di raccolta dei depositi nei confronti sia delle imprese che delle famiglie.
I problemi che si presentarono ai PECO 3 erano dal punto di vista quantitativo la non solvibilità delle banche a causa dell’enorme misura di sofferenze ereditate dal comunismo e create nel nuovo ambiente della transizione mentre dal punto di vista qualitativo il problema era il nuovo modo di operare delle banche commerciali. Se nel contesto della monobanca , la concessione del credito alle imprese era un atto amministrativo che rendeva operante una decisione stabilita dal pianificatore , ora essa richiede tutta una serie di capacità e competenze :
1) il rischio rappresentato dal prenditore deve essere accuratamente e professionalmente valutato
2) la concessione di un prestito non deve essere motivato da relazioni speciali tra debitore e banca ne deve essere il risultato di una decisione di erogazione del credito presa in precedenza
3) il ricorso alle procedure fallimentari deve essere la conseguente sanzione per chi non onora I debiti alla scadenza.
Il personale della monobanca si è trovato ad un certo punto a dover imparare un’ “arte” che non aveva mai praticato quando la valutazione del rischio era assente , la relazione con l’impresa beneficiaria del credito strettissima e il fallimento escluso dal sistema. In pratica si trattava di elevare la redditività delle banche
A fronte di tutto questo si è presentata quindi la necessità di ristrutturare il sistema bancario nei PECO 3 in modo tale che esso possa essere caratterizzato da elementi come la solvibilità e la redditività delle banche; tenendo presente che il primo fattore è più un’esigenza di breve periodo (necessario ma non sufficiente) mentre il secondo è di lungo periodo, la risposta di ognuno dei PECO 3 ai problemi che si ponevano, fu diversa. La natura e la valutazione di queste diverse risposte sono l’oggetto dei successivi capitoli di questo studio.

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3 INTRODUZIONE Questo studio riguarda il sistema bancario di Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca e cioè di quei tre paesi dell‟Europa centro – orientale che, compresi nella sigla PECO 3, sono considerati quelli più progrediti nel processo di transizione dall‟economia pianificata a quella di mercato, che ha avuto inizio al principio degli anni “90. In questo periodo i PECO 3, come del resto tutti gli altri PECO, stavano attraversando un periodo di recessione produttiva (infatti i tassi di crescita del PIL furono negativi almeno fino al 1993) e per i rappresentanti governativi responsabili della politica economica, la ragione principale di questa crisi andava individuata nel crollo del commercio estero tra i paesi appartenenti al COMECON che ebbe luogo nel 1990. Tuttavia tale crollo ha esercitato effetti di breve periodo, infatti già nel 1991 il commercio estero di Polonia ed Ungheria cominciava a migliorare (Boffito 1996) in quanto il flusso degli scambi commerciali era maggiormente orientato verso le economie occidentali, mentre la durata della crisi economica è stata ben maggiore (vedi tabella 1.1). Le vere cause di questa profonda e lunga recessione in realtà possono essere spiegate dalle condizioni economiche ereditate dal comunismo e più in particolare dall‟arretratezza di un sistema finanziario che non era in grado di sostenere la ristrutturazione e la crescita dell‟apparato produttivo di queste economie. Da una parte vi era praticamente l‟inesistenza di un mercato dei capitali e dall‟altra vi era la presenza di banche fortemente condizionate dall‟esistenza di crediti inesigibili superiori al loro capitale e non in grado di

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Informazioni tesi

  Autore: Gian Piero Borgia
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 1998-99
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze Politiche
  Relatore: Carlo Boffito
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 172

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