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Gli insediamenti eremitici nella Toscana senese tra XI e XIV secolo

In questo lavoro si tratterà di quelle fondazioni eremitiche che nascono in Toscana e nei territori limitrofi come piccoli movimenti laicali e che ottengono in seguito il riconoscimento dalla Santa Sede. Non si tratterà delle comunità Camaldolesi e Vallombrosane poiché, pur nascendo dalla vocazione eremitica del fondatore si sviluppano in comunità monastiche con vocazione cenobitica, né si tratterà delle numerose esperienze eremitiche individuali che caratterizzano i secoli del pieno Medioevo ma che non hanno nel tempo alcuna continuità (basti pensare alle figure del beato Benedetto Ricasoli di cui rimane oggi la cella denominata ‘Eremo del beato Benedetto’, collocato tra Siena e Montevarchi. Al beato Gargalini di Montieri sulla cui cella è stata costruita la Canonica di San Giacomo ; e Santa Verdiana di Castelfiorentino alla cui memoria rimane un santuario costruito sul suo rifugio).
Si parlerà degli eremiti ‘di Fratel Giovan Bono’, dei Brettinesi, faremo luce sugli Eremiti toscani e sugli Agostiniani, distinguendo l’eremitismo sorto in Occidente tra XI e XIV secolo dal precedente orientale, diffusosi tra V e VIII secolo. Fine ultimo del lavoro è quello di verificare attraverso la schedatura degli insediamenti, questo è compito del secondo capitolo, l’esistenza di un’architettura propriamente eremitica almeno in ambito senese, poiché l’eremitismo ha una grande e rapida diffusione in tutto l’Occidente e non sarebbe contraddittorio che si fosse creato uno stile peculiare. Certo è che la repentina scelta papale e degli Ordini stessi di aderire ad un unico ordine più grande, quello Agostiniano, non ha permesso alle singole congregazioni di espandersi individualmente e propagare i propri canoni stilistici adeguati ai dettami delle regole seguite. Un filone indipendente risulta invece essere quello guglielmita, che non cederà alla volontà unificatrice della Santa Sede, ma continuerà per lungo tempo ad osservare la Regola di San Benedetto e ad espandersi al di fuori della nostra penisola. Percorreremo con interesse la storia di questo ordine, l’unico veramente ‘toscano’, poiché sorto nelle vicinanze di Castiglione della Pescaia, nelle Diocesi e Provincia di Grosseto. È l’unico ad aver dato il nome del proprio ‘fondatore’ alla casa madre situata in zona anticamente detta “Malavalle” e ad aver lasciato segni nella topomastica maremmana, (pensiamo all’antica strada detta “di San Guglielmo” che passava davanti al romitorio di Santa Maria Maddalena presso Montepescali; o al podere San Guglielmo nei pressi dell’abbazia di Giugnano). Le considerazioni tratte dall’osservazione degli eremi di quest’ordine hanno dato lo stimolo iniziale per questa ricerca, dato che si riscontrano negli insediamenti da loro occupati singolari affinità costruttive. La schedatura degli eremi del territorio senese permetterà di evidenziare tipologie simili agli insediamenti maremmani.

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INTRODUZIONE In questo lavoro si tratterà di quelle fondazioni eremitiche che nascono in Toscana e nei territori limitrofi come piccoli movimenti laicali e che ottengono in seguito il riconoscimento dalla Santa Sede. Non si tratterà delle comunità Camaldolesi e Vallombrosane poiché, pur nascendo dalla vocazione eremitica del fondatore si sviluppano in comunità monastiche con vocazione cenobitica, né si tratterà delle numerose esperienze eremitiche individuali che caratterizzano i secoli del pieno Medioevo ma che non hanno nel tempo alcuna continuità (basti pensare alle figure del beato Benedetto Ricasoli 1 di cui rimane oggi la cella denominata ‘Eremo del beato Benedetto’, collocato tra Siena e Montevarchi. Al beato Gargalini di Montieri sulla cui cella è stata costruita la Canonica di San Giacomo 2 ; e Santa Verdiana di Castelfiorentino 3 alla cui memoria rimane un santuario costruito sul suo rifugio). Si parlerà degli eremiti ‘di Fratel Giovan Bono’, dei Brettinesi, faremo luce sugli Eremiti toscani e sugli Agostiniani, distinguendo l’eremitismo sorto in Occidente tra XI e XIV secolo dal precedente orientale, diffusosi tra V e VIII secolo. Il fenomeno eremitico ha una vastissima estensione ed è difficilmente inquadrabile in un preciso momento storico. Nonostante sia un fenomeno antichissimo, ne sono i primi protagonisti i profeti biblici e, in successione gerarchica, i Padri del deserto. Nella presente occasione ci interessa il periodo che va dall’XI al XIV secolo in quanto l’eremitismo in Occidente assume proporzioni considerevoli e caratteri che lo differenziano da quello precedente orientale. Quest’ultimo era un eremitismo anacoretico per cui il monaco conduceva una vita all’insegna della solitudine individuale, favorita dal ritiro 1 Benedetto Ricasoli da Coltibuono: monaco vallombrosano nell’abbazia di Coltibuono e successivamente in ritiro come eremita in un eremo detto “il castellaccio” non lontano dall’abbazia. Vedi, su questo argomento, Bibliotheca Sanctorum, vol. II, pp. 1097-1098. 2 G. VATTI, Montieri, notizie storiche, Sarno, 1970. 3 Santa Verdiana: vissuta tra XII e XIII secolo rimase chiusa in un eremo costruito per lei dai concittadini sulla riva dell’Elsa, dedita alla preghiera e alla penitenza per ben 34 anni. Vedi su questo argomento: Bibliotheca Sanctorum, vol. XIII, pp. 1023; 1027.

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Informazioni tesi

  Autore: Paola Pozzessere
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 1998-99
  Università: Università degli Studi di Siena
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Storia dell'Arte
  Relatore: italo Moretti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 142

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