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L'economia del gratis nel mercato dei beni d'informazione

Attraverso lo studio dei due principali modelli di business adottati per la commercializzazione dei beni d’informazione, si è potuto osservare come la concessione di un bene in via gratuita possa rivelarsi, attraverso l’impiego di specifiche strategie di prezzo, non soltanto una scelta economicamente razionale dal punto di vista dell’impresa produttrice, ma anche un’opzione desiderabile in termini di benessere generale della società.

Un’impresa con l’obiettivo di massimizzare i propri profitti può razionalmente decidere di produrre e distribuire gratuitamente uno dei suoi prodotti anche in assenza di concorrenza, se questa prevede che l’aumento della disponibilità a pagare per un altro suo prodotto (quest’ultimo venduto a pagamento) causata dalla maggiore diffusione del prodotto gratuito sarà sufficiente a coprire i costi dell’investimento e a generare profitti complessivamente maggiori.
E’ stato inoltre dimostrato come, in presenza di esternalità di rete incrociate particolarmente asimmetriche tra i due versanti di un mercato, la forma di mercato del monopolio lasci ai consumatori un livello di surplus più elevato rispetto ad una situazione di concorrenza perfetta fra imprese-piattaforma, un risultato interessante, che smentisce la validità assoluta dei principi della “economia della scarsità” secondo i quali un mercato concorrenziale è sempre più efficiente nell’allocazione del surplus rispetto ad un mercato monopolistico.

Successivamente, è stato osservato come questi principi, generalmente accettati e spesso utilizzati dalle varie autorità garanti della concorrenza, possano risultare inadatti al fine di un’efficiente regolamentazione del mercato dei beni d’informazione: in questo contesto, la distribuzione gratuita di un bene d’informazione da parte di un’impresa non è sempre da considerarsi come l’applicazione di un prezzo predatorio volta a danneggiare i concorrenti, ma può trattarsi della strategia di prezzo ottimale sia per l’impresa che per i consumatori. Allo stesso modo, l’esistenza di un’impresa monopolista o quasi monopolista nel mercato di un bene d’informazione non implica necessariamente la presenza di una inefficienza di mercato da contrastare.
L’osservazione del funzionamento del mercato dei pagamenti elettronici ha dimostrato come questi risultati raggiunti nell’analisi abbiano poi un riscontro nella realtà: l’esistenza di una commissione interbancaria, in un contesto di competizione fra circuiti d’associazione e circuiti proprietari, non rappresenta in alcun modo una barriera all’entrata per questo mercato, e il suo azzeramento stabilito dalla Commissione Europea ha provocato allo stesso tempo un innalzamento dei prezzi praticati ai consumatori e un calo dei profitti degli istituti bancari.

In conclusione, l’analisi dei prezzi nel mercato dei beni d’informazione è un argomento che merita un’analisi approfondita, considerate la particolare struttura dei costi di questi beni e le incertezze delle varie autorità di regolamentazione e antitrust verso questo particolare settore dell’economia, un settore sempre più determinante per lo sviluppo economico a lungo termine dei paesi industrializzati, capace di rivoluzionare in brevissimo tempo il funzionamento dei mercati.

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3 Introduzione E’ possibile utilizzare il termine “bene d’informazione” per indicare virtualmente tutto ciò che può essere digitalizzato, ovvero, tradotto in una sequenza di bit (Varian et.al., 2005). Sistemi operativi, musica, applicazioni, notizie e indici di borsa sono solo alcuni dei numerosi prodotti che ricadono all’interno di questa categoria di beni. Nel contesto del mercato dei beni d’informazione, è possibile notare come al giorno d’oggi diverse imprese operanti in questo settore adottino strategie di prezzo per i propri prodotti che a prima vista potrebbero sembrare irrazionali da un punto di vista economico (Rysman, 2009). Nello specifico, si osservano aziende che decidono di investire ingenti somme di denaro nella realizzazione di beni d’informazione e prodotti legati ad essi, per poi concedere tali prodotti in via gratuita ai loro consumatori, apparentemente senza aspettarsi un ritorno economico dal loro investimento (Parker e Van Alstyne, 2005). Cosa spinge , ad esempio, aziende di software a sviluppare prodotti quali browsers, antivirus, servizi di posta elettronica e hosting di dati, per poi renderli disponibili gratuitamente e in quantità illimitate ai loro utenti senza l’aspettativa di un pagamento da parte degli stessi consumatori per i loro prodotti? Quale teoria economica può spiegare questa logica d’impresa? (Eisenmann et.al., 2006) Questa tesi si pone l’obiettivo di analizzare i due principali modelli di business che riescono a fornire una risposta a queste domande. I due modelli, quello del “Freemium” e quello del “Mercato a due versanti” (Two-sided market), basano ambedue la loro logica di funzionamento su una messa in atto di una discriminazione dei prezzi e su una differenziazione dei prodotti. Tuttavia, essi si diversificano per alcune caratteristiche fondamentali. Se il primo modello, infatti, prevede l’interazione fra un singolo gruppo omogeneo di consumatori e un’impresa che cerca di estrarre da essi il loro surplus dato da una domanda statica per i suoi prodotti (Anderson, 2006), il secondo modello prevede un’interazione tra un’impresa e due gruppi distinti di

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Informazioni tesi

  Autore: Federico Pratellesi
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2012-13
  Università: Università degli Studi di Firenze
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Vincenzo Patrizii
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 69

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Parole chiave

economia
digitale
informazione
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