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La riduzione del capitale sociale per perdite

Il lavoro svolto in questa tesi ripercorre tutti i passaggi riguardanti la disciplina inerente la riduzione del capitale sociale a seguito di perdite. Prima di attraversare i passaggi fondamentali della disciplina economico-giuridica circa l’argomento scelto, si opereranno degli excursus storici che hanno modificato negli anni l’intero impianto normativo. Nel capitolo uno si analizzeranno i concetti fondamentali utilizzati dal legislatore e dagli operatori economici, quali sono il capitale ed il patrimonio delle società; per poi esaminare le varie funzioni che il capitale svolge tutt’oggi negli apparati societari moderni. Verranno inoltre trattati gli adeguamenti che la normativa nazionale ha dovuto recepire a seguito delle emanazioni del legislatore europeo. Nel capitolo seguente si passerà al concetto di riduzione del capitale sociale in generale, ed in particolare al processo che porta alla riduzione “reale o volontaria” del capitale, che seppur non rientrando nell’argomento centrale della trattazione ha introdotto importanti novità soprattutto nel passaggio riguardante l’eliminazione del requisito dell’esuberanza del capitale. Si parlerà altresì dei riflessi di suddetta novità nelle società di capitali nello specifico e si effettueranno vari approfondimenti riguardanti, le limitazioni che il legislatore impone nel processo di riduzione del capitale e le modalità con cui questo può essere eseguito. Infine nel terzo ed ultimo capitolo vi sarà lo studio dell’argomento centrale dello scritto, che riguarda il caso specifico di riduzione del capitale a causa di perdite. Dopo aver fatto un breve cenno storico della norma, si mostreranno i metodi di, definizione, calcolo ed eliminazione delle perdite di capitale, ricordando l’elevata frequenza nel corso della vita aziendale, del manifestarsi di perdite di esercizio, determinate da eventi interni ed esterni che alterano la condizione di equilibrio economico dell’impresa, soprattutto in periodi di crisi. Queste situazioni richiedono, ovviamente, l’adozione di adeguati provvedimenti, espressamente disciplinati dalla normativa, diretti a riportare la gestione in una posizione di stabilità e che si inseriscono, in effetti, nel contesto volto a regolamentare la riduzione del capitale sociale. Prima di procedere all’esame delle singole fattispecie si è resa necessaria la specificazione dei casi a seconda se si parlerà di perdite inferiori a un terzo del capitale sociale o se viceversa le perdite saranno superiori al terzo del capitale, con i vari distinguo circa la riduzione del capitale al di sotto o meno del limite legale. Nella parte conclusiva si darà rilievo invece, alla recentissima introduzione della normativa riguardante la riduzione del capitale delle società che versano in uno stato di crisi ed all’importantissimo ruolo svolto, dall’informativa di bilancio ex. art. 2446 c.c., anche in ottica del principio del going concern.

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6 CAPITOLO I CONCETTI E FUNZIONI DEL CAPITALE SOCIALE 1.CONCETTI DI PATRIMONIO E CAPITALE SOCIALE 1.1 IL PATRIMONIO NETTO “Nella tradizione giuridica europea la pianificazione del livello delle risorse da mantenere investite a servizio dell’iniziativa comune si fonda essenzialmente sul principio del capitale fisso” 1 . In altri termini, le risorse che i soci scelgono di investire nell’attività sociale, è pari alla misura dei conferimenti inziali, che vengono inseriti per la cifra corrispondente, all’interno del patrimonio netto, nel passivo dello stato patrimoniale. Per ben definire ed integrare il concetto di patrimonio netto è necessario comprendere il significato e le peculiarità della nozione di capitale sociale, che come vedremo successivamente, rappresenta una sorta di vincolo nel bilancio societario. Approfondendo suddetto concetto veniamo a conoscenza della possibilità di estendere questo vincolo con l’inserimento di poste, denominate riserve, nel passivo di stato patrimoniale, così da raffigurare in maniera piø elaborata il patrimonio netto generato dalla differenza tra le attività e le passività presenti. Con l’introduzione dei principi internazionali IAS/IFRS, recepiti con l’emanazione del d.lgs. n. 38/2005, il legislatore ha fatto sì che il patrimonio netto acquisisse una novella configurazione, ben diversa da quella risultante da un bilancio basato sul criterio del costo storico. Al “nuovo” patrimonio netto scaturente dall’applicazione dei principi IAS/IFRS vanno aggiunte le riserve indisponibili corrispondenti ai plusvalori da fair value 2 , inclusi nei valori di svariate categorie di beni iscritti nell’attivo. Ciò che viene radicalmente modificato con l’introduzione della normativa in parola è la funzione informativa del patrimonio netto, che passa da rappresentare una misura certa della ricchezza investita dai soci nell’impresa sociale, nel sistema contabile tradizionale, a una raffigurazione consistente 1 Busi C.A., La riduzione del capitale nelle s.p.a. e s.r.l., Egea, 2010. 2 Si veda al riguardo quanto stabilito dai principi contabili internazionali IAS/IFRS, che lo qualificano come «il corrispettivo al quale un’attività può essere scambiata, o una passività estinta, tra parti consapevoli e disponibili, in una transazione tra terzi indipendenti».

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Informazioni tesi

  Autore: Francesco Mangione
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Foggia
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia aziendale
  Relatore: Mauro Romano
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 82

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