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Il rapporto tra cristiani e pagani nel De civitate Dei di Agostino

In questo elaborato è stata proposta una lettura del De civitate Dei, trattando come tema principale il confronto tra pagani e cristiani sotto vari aspetti e punti di vista. Agostino cominciò a scrivere la Città di Dio in un periodo violento: il sacco di Roma del 410 ad opera dei Visigoti di Alarico e le accuse rivolte dai pagani nei confronti dei cristiani. Infatti, si diceva che gli dèi erano sdegnati e avevano abbandonato la protezione della città e dell’impero. Quindi Agostino si preoccupò e si propose di ribattere le accuse dei superstiti pagani.
Cercherò di mettere in risalto i punti principali dell’opera che toccano proprio il confronto cristiano-pagano, le giustificazioni e il tentativo di ribaltare le accuse fatte da entrambi. Agostino da buon cristiano e rendendosi conto della situazione poco stabile, si propone di dare un messaggio alla sua comunità e ne introduce uno nuovo e universale. Ecco che entra in gioco anche la Città di Dio, titolo e argomento della sua opera e anche la Città ideale, divina raggiungibile dopo la morte. Una città senza sofferenze e dolori, senza passioni e istinti umani. Notiamo la grande novità di questa città, il suo essere presente ma invisibile.
Incontreremo anche un excursus di storia della filosofia antica, e comprendiamo come Platone e il platonismo era considerato colui che aveva intuito, senza conoscere le scritture, il messaggio divino. Questa spiegazione anche per giustificare la formazione culturale agostiniana, la quale subisce l’influenza platonica, ma allo stesso tempo anche per cercare di dare più credibilità e veridicità al cristianesimo. Platone era un pagano e quindi questo ci porta a pensare su quanto detto.
Concluderò il mio elaborato mettendo in risalto il carattere attuale dell’opera di Agostino, e quindi anche il confronto pagano- cristiano. Cercherò di spiegare che anche noi stiamo vivendo eventi tristi e sempre più gravi e ci troviamo di fronte una disgregazione culturale, sembra quasi di trovarci di fonte ad un trapasso di civiltà, proprio come l’invasione visigota del 410 ad opera di Alarico, che Agostino vive e ci descrive.

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4 INTRODUZIONE Agostino cominciò a scrivere il De civitate Dei nel 412; l’opera si articola in ventidue libri, nei quali l’Ipponate cercò di dare fi- ducia alla comunità dei credenti in un’epoca di terribili rivolgi- menti politici e culturali. Il mondo pagano era profondamente ferito nelle sue istituzioni e nella stessa ragione d’essere della sua civiltà; per questo, sembrò voler inasprire le accuse contro i cristiani, ritenuti colpevoli di una dottrina pericolosa sul piano della vita sociale e politica, in- compatibile con la civitas terrena. Agostino sentì la necessità di intervenire, non soltanto per difen- dere la propria fede ma anche per portare un messaggio nuovo e universale che desse senso e significato a un’epoca storica lacera- ta e sconvolta. La sua proposta vedeva nella Città di Dio il luogo in cui poter amare Dio e l’altro in piena libertà. Una città presen- te, ma invisibile, formata dall’insieme degli uomini buoni sulla terra. Per questo in Agostino la Città di Dio non deve essere considera- ta come l’antitesi della civitas romana; bisogna invece prepararsi in quest’ultima per giungere alla prima. È in quest’ottica che Agostino ripensa anche il suo rapporto con la cultura, cercando di indicare, ai cristiani, una possibile media- zione tra la diffidenza nei confronti dei saperi pagani e la magni- ficazione della volontà divina, manifestatasi anche prima della Rivelazione.

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Informazioni tesi

  Autore: Angelantonio Di Gregorio
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Salerno
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Filosofia
  Relatore: Armando Bisogno
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 38

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Parole chiave

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