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Autismo infantile e Terapia Multisistemica in acqua

L’ idea di questo lavoro nasce dalla mia passione per il nuoto ed in un interesse personale nel voler approfondire una tematica così delicata come l’autismo. Negli ultimi anni si è sentito parlare sempre più spesso di questo termine, sebbene con molta incertezza e inconsapevolezza di che cosa significhi veramente. A partire dal 1943, quando il dottor Leo Kanner individuò per primo questo disturbo, si sono susseguite nel tempo molte ipotesi su quali siano le cause reali, ma ad oggi ancora non sappiamo di preciso quali siano i fattori scatenanti questa sindrome. Nonostante ciò, sappiamo comunque che esistono molte strategie di intervento che possiamo utilizzare per aiutare i soggetti affetti da questo disturbo.
Una di queste modalità è sicuramente lo sport, nonostante venga ancora poco utilizzato. In passato sono stati realizzati molti progetti rivolti alle persone con autismo. Nella maggior parte dei casi però la componente ludica e sportiva è stata sottovalutata e messa da parte, per lasciare spazio a temi ritenuti più importanti e prioritari, come ad esempio l’integrazione scolastica, la riabilitazione, l’inserimento lavorativo. Solo nel corso degli ultimi anni abbiamo potuto assistere ad un leggero cambio di rotta, dovuto soprattutto ad una maggiore consapevolezza e ad una visione più globale di quello che è il benessere del bambino affetto da autismo. L’obiettivo diventa quindi il miglioramento della qualità della vita di questi soggetti, che comprende anche la dimensione sportiva e ludica. Infatti sono molti gli studi che affermano l’importanza dell’attività fisica per la salute fisica e mentale dei soggetti disabili. Nel caso dell’autismo, l’attività fisica è in grado di ridurre significativamente le stereotipie motorie e l’aggressività e di aumentare i livelli di attenzione e concentrazione.
Ho deciso di dividere il lavoro in due parti. La prima parte, si pone l’obiettivo di analizzare le principali caratteristiche del disturbo, rivolto in modo particolare all’infanzia: la storia; i sintomi, i fattori di rischio ed i vari metodi utilizzati per la diagnosi e l’intervento. Nella seconda parte invece verrà trattato l’argomento della terapia multisistemica in acqua con bambini affetti da autismo. Si tratta di un metodo di trattamento che si è sviluppato negli ultimi anni e che sta riscuotendo sempre maggiore successo e sta accumulando consensi, sia da parte dei genitori che da parte degli esperti di settore. Infine verrà esposta un’esperienza che ho condotto personalmente con questi bambini per più di un anno.

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3 INTRODUZIONE L ’ idea di questo lavoro nasce dalla mia passione per il nuoto ed in un interesse personale nel voler approfondire una tematica così delicata come l’autismo. Negli ultimi anni si è sentito parlare sempre più spesso di questo termine, sebbene con molta incertezza e inconsapevolezza di che cosa significhi veramente. A partire dal 1943, quando il dottor Leo Kanner individuò per primo questo disturbo, si sono susseguite nel tempo molte ipotesi su quali siano le cause reali, ma ad oggi ancora non sappiamo di preciso quali siano i fattori scatenanti questa sindrome. Nonostante ciò, sappiamo comunque che esistono molte strategie di intervento che possiamo utilizzare per aiutare i soggetti affetti da questo disturbo. Una di queste modalità è sicuramente lo sport, nonostante venga ancora poco utilizzato. In passato sono stati realizzati molti progetti rivolti alle persone con autismo. Nella maggior parte dei casi però la componente ludica e sportiva è stata sottovalutata e messa da parte, per lasciare spazio a temi ritenuti più importanti e prioritari, come ad esempio l’integrazione scolastica, la riabilitazione, l’inserimento lavorativo. Solo nel corso degli ultimi anni abbiamo potuto assistere ad un leggero cambio di rotta, dovuto soprattutto ad una maggiore consapevolezza e ad una visione più globale di quello che è il benessere del bambino affetto da autismo. L ’obiettivo diventa quindi il miglioramento della qualità della vita di questi soggetti, che comprende anche la dimensione sportiva e ludica. Infatti sono molti gli studi che affermano l’importanza dell’attività fisica per la salute fisica e mentale dei soggetti disabili. Nel caso dell’autismo, l’attività fisica è in grado di ridurre significativamente le stereotipie motorie e l’aggressività e di aumentare i livelli di attenzione e concentrazione. Ho deciso di dividere il lavoro in due parti. La prima parte, si pone l’obiettivo di analizzare le principali caratteristiche del disturbo, rivolto in modo particolare all’infanzia: la storia; i sintomi, i fattori di rischio ed i vari metodi utilizzati per la diagnosi e l’intervento. Nella seconda parte invece verrà trattato l’argomento della terapia multisistemica in acqua con bambini affetti da autismo. Si tratta di un metodo di trattamento che si è sviluppato negli ultimi anni e che sta riscuotendo sempre maggiore successo e sta accumulando consensi, sia da parte dei genitori che da parte degli esperti di settore. Infine verrà esposta un’esperienza che ho condotto personalmente con questi bambini per più di un anno.

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Informazioni tesi

  Autore: Jenny Tellan
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2014-15
  Università: Università degli Studi di Urbino
  Facoltà: Scienze Motorie
  Corso: Scienze Motorie Sportive e della Salute
  Relatore: Vincenzo Biancalana
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 49

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Parole chiave

disabilità
sport
autismo
nuoto
autismo infantile
tma
terapia multisistemica in acqua
metodo caputo

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