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Strategie cliniche nelle fratture del collo femore dell'anziano: confronto tra due metodiche chirurgiche

L’elevata incidenza delle fratture dell’estremo prossimale di femore tra la popolazione anziana rappresenta uno dei più grossi problemi sanitari con diverse conseguenze mediche e socioeconomiche riguardanti la mortalità e la qualità di vita di questi pazienti.
È ormai opinione comune che il ritorno allo stato di indipendenza funzionale precedente la frattura sia l’obiettivo principale e che, nella maggior parte dei casi, l’intervento chirurgico, con una precoce mobilizzazione, sia il trattamento di scelta.
La chirurgia mininvasiva ha guadagnato molta popolarità in traumatologia ortopedica poiché associata ad un ridotto sanguinamento, ad un minore dolore post-operatorio, ad una riduzione dei tempi chirurgici e quindi ad un basso rischio di complicanze intra e post operatorie.
L’inchiodamento endomidollare è una tecnica operatoria che ha rivoluzionato il trattamento delle fratture concedendo una precoce ripresa della funzione con notevole riduzione della immobilità del paziente e conseguente ospedalizzazione. Ciò ha comportato una minore morbilità e mortalità.
È una metodica che è nata e si è evoluta grazie al fondamentale contributo dei chirurghi militari che hanno nel tempo cercato di risolvere nel migliore dei modi la grave condizione dei pazienti soldati.
L’obiettivo di questo studio è quello di comparare 2 sistemi di osteosintesi endomidollari: il chiodo PFN-A e il chiodo Endovis B.A., andando a valutare nello specifico se esistevano differenze statisticamente significative in relazione a:
1) Tempi chirurgici;
2) Eventuali complicanze intra e post-operatorie;
3) Sanguinamento, inteso sia come caduta di emoglobina a 48 h dall’intervento sia come numero di trasfusioni durante la degenza ospedaliera;
4) La durata di degenza ospedaliera;
5) Evoluzione radiografica e clinica;
6) La mortalità ad un anno dall’intervento.

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1    INTRODUZIONE Le fratture dell'estremo prossimale del femore rappresentano uno dei settori ove la Chirurgia Ortopedica ha ottenuto i risultati più eclatanti nella possibilità concreta di una vera e rapida ripresa del paziente, soprattutto anziano, ed un suo affrancamento dall'immobilizzazione. Le fratture laterali del femore sono in stragrande maggioranza appannaggio degli anziani. Con l'allungarsi della vita media si è assistito ad un conseguente aumento dell'incidenza di queste fratture che colpiscono in maggior modo il sesso femminile (Osteoporos Int 1993). La maggiore incidenza di questo tipo di fratture negli anziani è correlata ad una serie di fattori, inclusi: osteoporosi, malnutrizione, attività fisica ridotta, diminuzione dell'acuità visiva, deficit neurologici, riflessi alterati, disequilibrio, astenia. Lo scopo di questo lavoro è quello di analizzare le tecniche di trattamento dell'impianto di osteosintesi endomidollare, in particolare del PFNA e del Citieffe Endovis, alla luce degli autori e della disamina della letteratura. L'attenzione verrà posta particolarmente sul confronto dei vantaggi e svantaggi dell'uso dei due dispositivi nel trattamento delle fratture laterali prossimali del femore.

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Informazioni tesi

  Autore: Giovanni Fontana
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2013-14
  Università: Università degli Studi dell'Aquila
  Facoltà: Medicina e Chirurgia
  Corso: Medicina e Chirurgia
  Relatore: Vittorio Calvisi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 83

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Parole chiave

frattura
anziano
ctf
ortopedia
femore
chiodo
endomidollare
pfna
endovis

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