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Diritto internazionale e geopolitica: teoria e prassi dell’ingerenza umanitaria

L’intervento in Libia del 2011, ad opera di una “coalizione di volenterosi” a fianco degli insorti, ha cambiato gli equilibri del paese in modo irrimediabile, provocando una crisi che ad oggi, cinque anni dopo, non si è ancora risolta. Come abbiamo visto e vedremo, i fatti successivi al 2011 hanno dimostrato che le risoluzioni 1970 e 1973 sono state adoperate come un mero paravento, strumentale allo scopo di ingerire negli affari interni di un paese per sovvertirne gli equilibri, nella speranza (disillusa dalla realtà) di accaparrarsi risorse e controllo dell’area. Di fatto, i maggiori analisti e studiosi concordano nel ritenere che l’intervento del 2011 sia stato un abietto fallimento che, non solo non ha favorito alcun tipo di evoluzione democratica del paese, ma anzi, lo ha reso uno stato collassato, facilmente definibile failed state. In questo lavoro si cercherà di capire la legittimità dell’intervento di ingerenza umanitaria in prospettiva “diritti umani”, ovvero se effettivamente le gross and systematic violations of human rights perpetrate durante le rivolte del febbraio 2011 in Libia ad opera di Gheddafi, e utilizzate come motivazione per le Risoluzioni 1970/1973 e per l’intervento militare, furono tali da giustificare una risposta decisamente sproporzionata e di cui oggi tocchiamo con mano gli effetti catastrofici.

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Introduzione Come si evince chiaramente dai lavori che mi hanno preceduto, l’intervento in Libia del 2011, ad opera di una “coalizione di volenterosi” a fianco degli insorti, ha cambiato gli equilibri del paese in modo irrimediabile, provocando una crisi che ad oggi, cinque anni dopo, non si è ancora risolta. Come abbiamo visto e vedremo, i fatti successivi al 2011 hanno dimostrato che le risoluzioni 1970 e 1973 sono state adoperate come un mero paravento, strumentale allo scopo di ingerire negli affari interni di un paese per sovvertirne gli equilibri, nella speranza (disillusa dalla realtà) di accaparrarsi risorse e controllo dell’area. Di fatto, i maggiori analisti e studiosi concordano nel ritenere che l’intervento del 2011 sia stato un abietto fallimento che, non solo non ha favorito alcun tipo di evoluzione 1 democratica del paese, ma anzi, lo ha reso uno stato collassato, facilmente definibile failed state. 2 In questo lavoro, come già hanno fatto i miei colleghi analizzando la situazione sotto altri punti di vista, si cercherà di capire la legittimità dell’intervento di ingerenza umanitaria in prospettiva “diritti umani”, ovvero se effettivamente le gross and systematic violations of human rights perpetrate durante le rivolte del febbraio 2011 in Libia ad opera di Gheddafi, e utilizzate come motivazione per le Risoluzioni 1970/1973 e per l’intervento militare, furono tali da giustificare una risposta decisamente sproporzionata e di cui oggi tocchiamo con mano gli effetti catastrofici. “Fra le motivazioni dichiarate dell’intervento spiccava quella della responsabilità di proteggere la popolazione libica. Di fronte al caos e alla guerra che oggi tormenta il paese, di tale responsabilità non si fa più menzione.” 3 KUPERMAN A. J., Obama's Libya Debacle, in Foreign Affairs, Marzo-Aprile 2015 1 RONCA S., La Libia oggi, in Rivista Marittima, Marzo 2015, p.11 2 RONCA S., ibidem, p.11 3 2

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Informazioni tesi

  Autore: Viola Tofani
  Tipo: Tesi di Master
Master in Master in Geopolitica e Sicurezza Globale
Anno: 2015
Docente/Relatore: Matteo Marconi
Istituito da: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 25

FAQ

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Parole chiave

geopolitica
diritto internazionale
libia
ingerenza umanitaria
teoria e prassi
intervento libia

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