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Gli Umiliati nell'area tosco-emiliana

L’Ordine religioso degli Umiliati, nelle sue articolazioni (tre Ordini), deriva da un originale movimento spirituale, attestato nelle fonti a partire dagli anni settanta del XII secolo. Tale originalità è dovuta soprattutto alla presenza dei laici, uomini e donne, che, attratti dall’ideale evangelico della povertà assunto come scelta consapevole, si riunivano per pregare, per ascoltare esempi di vita apostolica e per lavorare con le proprie mani i panni di lana grezza, che da loro furono detti “umiliati”.
Forse perché disubbidirono al divieto di predicare da loro imposto dal papa Alessandro III, furono condannati come setta eretica al Concilio di Verona del 1184.
Nel frattempo si era formata una piccola comunità di chierici a Viboldone e, grazie all’atteggiamento moderato di costoro, l’intero movimento si guadagnò il favore di Innocenzo III, che lo recuperò definitivamente all’ortodossia nel Il nuovo Ordine si estese rapidamente da Milano a molte città del Nord e Centro Italia, giungendo fino in Toscana, Perugia e Roma. Gli Umiliati si trasformarono così in efficace strumento della Chiesa nella lotta contro il dilagare delle eresie, che nel XII secolo costituivano una presenza diffusa ed efficace nel proselitismo.
Nel 1201, dalla Curia romana e forse per iniziativa dello stesso Papa, gli Umiliati furono suddivisi in tre Ordini, ovvero tre tipologie di comunità. Il Primo Ordine, governato da un praepositus, era un’istituzione canonica composta di chierici.
Il Secondo Ordine comprendeva laici di entrambi i sessi, obbligati al voto di castità e alla vita comunitaria. Era retto da un prior o praelatus. Queste comunità potevano essere anche doppie, ovvero composte di uomini e donne, che pur vivendo separatamente, condividevano la chiesa e i locali adibiti al lavoro.
Il Terz’Ordine, infine, era composto esclusivamente di laici, celibi o coniugati, che, pur continuando a vivere nelle proprie case, si impegnavano a seguire norme pratiche e devozionali sotto la guida di un minister. Non si trattava, tuttavia, di una confraternita, cioè di una delle tante libere associazioni di laici che sorsero nel Medioevo, bensì di una formazione strutturata giuridicamente che il Papa aveva voluto equiparare ad una religio. Si tratta del primo Ordine religioso ad aver contemplato un Terz’Ordine.
Questi laici continuarono a dedicarsi alla produzione del tradizionale panno di lana anche quando, già negli ultimi decenni del Duecento, la decisa clericalizzazione incoraggiata dalle gerarchie ecclesiastiche li separò sempre più nettamente dai due Ordini regolari.
Agli inizi della loro storia, gli Umiliati, pur possedendo una notevole quantità di beni, erano riusciti a mantenersi generalmente integri moralmente e spiritualmente, tanto che le autorità civili affidavano loro importanti incarichi che avevano a che fare con l’amministrazione finanziaria dei Comuni.
Sullo scorcio del XV secolo, invece, cominciarono a cedere sempre più alla corruzione, iniziando un processo di irreversibile decadenza. Mentre il ramo femminile dell’Ordine sopravvisse fino al XIX secolo, quello maschile fu soppresso da papa Pio V nel 1571, soprattutto in seguito all’attentato, ordito da alcuni Umiliati, contro il cardinale arcivescovo di Milano Carlo Borromeo, che voleva riformare con decisione la loro Regola.
Con il presente lavoro tenteremo di ricostruire le vicende dell’Ordine nell’area tosco-emiliana, dove ha conosciuto una diffusione molto meno capillare rispetto a regioni come Lombardia o Veneto, che sono aree conosciute e studiate. Di conseguenza, gli Umiliati dell’Emilia-Romagna e della Toscana sono stati meno studiati, soprattutto per la scarsità dei documenti disponibili. Queste due aree geografiche non sono state scelte a caso: esse, infatti, sebbene geograficamente divise dall’Appennino, sono state anche molto unite grazie agli scambi commerciali e culturali, favoriti dalla relativa accessibilità dei valichi.
Il primo capitolo sarà dedicato all’apporto della storiografia moderna sugli Umiliati.
Nel secondo capitolo procederemo a una dettagliata ricognizione delle comunità umiliate in queste due regioni, analizzando le loro origini e le modalità insediative.
Il terzo capitolo affronterà il tema del lavoro e dell’andamento economico di queste domus.
Il quarto capitolo sarà dedicato alle mansioni pubbliche ricoperte dagli Umiliati.

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6 INTRODUZIONE L’Ordine religioso degli Umiliati, nelle sue articolazioni (tre Ordini), deriva da un originale movimento spirituale, attestato nelle fonti a partire dagli anni settanta del XII secolo. Tale originalità è dovuta soprattutto alla presenza dei laici, uomini e donne, che, attratti dall’ideale evangelico della povertà assunto come scelta consapevole, si riunivano per pregare, per ascoltare esempi di vita apostolica e per lavorare con le proprie mani i panni di lana grezza, che da loro furono detti “umiliati”. Forse perché disubbidirono al divieto di predicare da loro imposto dal papa Alessandro III, furono condannati come setta eretica al Concilio di Verona del 1184. Nel frattempo si era formata una piccola comunità di chierici a Viboldone e, grazie all’atteggiamento moderato di costoro, l’intero movimento si guadagnò il favore di Innocenzo III, che lo recuperò definitivamente all’ortodossia nel 1201. Il nuovo Ordine si estese rapidamente da Milano a molte città del Nord e Centro Italia, giungendo fino in Toscana, Perugia e Roma. Gli Umiliati si trasformarono così in efficace strumento della Chiesa nella lotta contro il dilagare delle eresie, che nel XII secolo costituivano una presenza diffusa ed efficace nel proselitismo. Nel 1201, dalla Curia romana e forse per iniziativa dello stesso Papa, gli Umiliati furono suddivisi in tre Ordini, ovvero tre tipologie di comunità. Il Primo Ordine, governato da un praepositus, era un’istituzione canonica composta di chierici. Il Secondo Ordine comprendeva laici di entrambi i sessi, obbligati al voto di castità e alla vita comunitaria. Era retto da un prior o praelatus. Queste comunità potevano essere anche doppie, ovvero composte di uomini e donne, che pur vivendo separatamente, condividevano la chiesa e i locali adibiti al lavoro. Il Terz’Ordine, infine, era composto esclusivamente di laici, celibi o coniugati, che, pur continuando a vivere nelle proprie case, si impegnavano a seguire norme pratiche e devozionali sotto la guida di un minister. Non si trattava, tuttavia, di una confraternita, cioè di una delle tante libere

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Informazioni tesi

  Autore: Paolo Rencinai
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2014-15
  Università: Istituto Superiore di Scienze Religiose di Milano
  Facoltà: Scienze Religiose
  Corso: Scienze Religiose con indirizzo Pedagogico
  Relatore: Renato Mambretti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 180

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