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Differenti traiettorie, medesimo risultato. Gli accordi commerciali e il “more for more” nelle relazioni Centro-Periferia tra UE e Vicinato meridionale. I casi studio di Algeria e Tunisia

Con il presente lavoro intendo indagare la politica europea in ambito economico-commerciale nei confronti di Algeria e Tunisia nella cornice più ampia del Vicinato meridionale. Nello specifico, l’obiettivo è quello di analizzare il rapporto tra le due sponde del Mediterraneo, confrontando le istanze provenienti dal basso nei due Paesi citati, sfociate nelle Rivoluzioni del 2011 e nelle ondate di protesta successive, con la risposta europea attraverso le revisioni della Politica Europea di Vicinato. La domanda di ricerca alla base del lavoro è se e in che misura la risposta europea vada nei fatti incontro alle richieste popolari algerine e tunisine e se il 2011 abbia rappresentato effettivamente uno spartiacque anche nella politica di sostegno europea. A tale proposito, si analizzerà se il principio incrementale del more for more venga effettivamente seguito nella politica europea verso il Vicinato, ossia se vi sia una relazione positiva tra il sostegno europeo – principalmente economico – e le riforme in senso democratico nei Paesi in questione, problematizzando la correlazione tra cooperazione economico-finanziaria e commerciale con i progressi in ambito “democratico”.
L’ambito su cui verrà valutata la politica dell’Unione Europea è quello commerciale sia per la centralità che esso assume all’interno della politica estera europea, sia per la forte correlazione tra le politiche commerciali e la dimensione socioeconomica. Per quanto riguarda la Tunisia è stato scelto l’Accord de Libre Echange Complet et Approfondi (ALECA), mentre per quanto concerne l’Algeria si è deciso di approfondire la dimensione commerciale del più ampio Accordo di Associazione del 2005.
La tesi sostenuta in questo lavoro è che, di fronte a istanze di natura prevalentemente socioeconomica per una riduzione delle disuguaglianze in Algeria e Tunisia che potremmo inquadrare come richieste di “democrazia sociale”, il modello proposto dall’Unione Europea in entrambi i Paesi continua a basarsi su un approccio neoliberista che favorisce e incontra gli interessi di piccole élite ai danni della stragrande maggioranza della popolazione.

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25 KHOBZ, HURIYYA, KARAMA INSANIYYA – OVVERO: COME LE DISUGUAGLIANZE RESTINO UNA COSTANTE 2.1 le Rivoluzioni del 2011 2.1.1 Un Vicinato in mutamento Il 2011 è un anno fondamentale per il mondo arabo e, di conseguenza, per le sue relazioni con il sistema internazionale. Analizzare le rivoluzioni occorse in Algeria e Tunisia nel 2011, con le dovute differenze, risulta necessario per comprendere a pieno un fenomeno molto più ampio nel tempo e nello spazio. Le proteste iniziate nel dicembre del 2010 a Tunisi rappresentano, difatti, l’espressione massima del discontento della popolazione tunisina contro una situazione discriminatoria e oppressiva, politicamente ed economicamente, che esisteva da vari anni e che non si è interrotta con quell’ondata di ribellioni. Ed è proprio questo il fulcro dell’analisi, non solo di questo capitolo ma dell’elaborato generale, ossia comprendere come una gravosa situazione socioeconomica esista e persista, anche a causa di attori esterni. Ritengo che sia necessario considerare come complementari i concetti di giustizia sociale e libertà, poiché l’uno senza l’altro non può esprimersi compiutamente. Seppur tautologico, un individuo che si trovasse in una condizione di perfetta o quasi uguaglianza, ma limitato o addirittura privato della propria libertà personale, ovviamente non potrebbe dirsi libero; analogamente, il medesimo individuo che si trovasse in una condizione di libertà personale assoluta, se privo delle condizioni necessarie per portare avanti la propria esistenza in modo dignitoso, ossia se si trovasse in una condizione di forte disuguaglianza o indigenza, non potrebbe comunque dirsi libero. Ciò investe un’ampia gamma di dimensioni e aspetti della vita umana, ma per il momento possiamo limitarci a intendere la giustizia sociale come la creazione di una giusta ed equa società, assicurando che tutti i suoi membri siano trattati in egual modo, i diritti umani siano rispettati e non vi siano discriminazioni basate sull’appartenenza a un determinato gruppo o a qualsiasi altra forma di identità. 43 43 Michael Robbins & Amaney Jamal (2016), The State of Social Justice in the Arab World: The Arab Uprisings of 2011 and Beyond, Contemporary Readings in Law and Social Justice, 8:2, p. 127.

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Informazioni tesi

  Autore: Luca Bennati
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2018-19
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze Internazionali e Diplomatiche
  Relatore: Francesco Saverio Leopardi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 150

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Parole chiave

unione europea
algeria
vicinato
tunisia
accordo di associazione
more for more
aleca
centro e perifera

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