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My Work: l'albero ''Stand Up For Life'' - Dalla devianza alla progettualità

«MY WORK: L'ALBERO "STAND UP FOR LIFE" - Dalla devianza alla progettualità» è il mio argomento di tesi nato da un proficuo connubio tra gli studi svolti per sostenere alcuni esami (sociologia dei processi culturali e politiche della valutazione, pedagogia della scuola e delle famiglie, sociologia generale), e gli incipit ricevuti prima come obiettore di coscienza e, poi, come educatore nonché tirocinante consulente presso il centro Socio Educativo "Il Piccolo Principe", sito a San Giovanni a Teduccio (NA), che si occupa di minori a rischio e non, Dsa ed immigrati per accompagnarli nel loro percorso di crescita socio-didattico, culturale e valoriale. L'intento è di mostrare le varie trappole che si celano dietro il concetto di meritocrazia e come, nonostante sia evocata in difesa dell'uguaglianza contro le ingiustizie, sia la prima a condurre a differenze di classe evidenti all'interno del contesto scolastico. Il sociologo francese Pierre Bourdieu, mio compagno sulla strada della meritocrazia, ha illuminato il mio iter facendomi misurare con il suo pensiero convertendo il mio sguardo da quotidiano a bifocale (soggetto-oggetto della conoscenza) al fine di allargare il mio orizzonte mentale sulla quaestio in essere. Il metodo utilizzato, per questa ricerca che consta di tre parti, è induttivo, riflessivo ed argomentativo, volto ad individuare i concetti fondamentali della disuguaglianza sociale, causa di devianza adolescenziale, problematizzandoli con storie vissute e comparandoli con i dati emersi dai questionari somministrati e interviste effettuate dalla sottoscritta. La prima parte si avvia con un approccio alla sociologia dei processi culturali e con una definizione sulla devianza accompagnata da un breve excursus teorico attraverso l'opera di E. Durkheim e della scuola di Chicago. Successivamente si analizza la criminalità, come caso particolare della devianza, finendo per abitare la storia di Matteo Gorelli adolescente cosiddetto "normale" fino a quando, in preda al raptus dell'omologazione al gruppo, uccide un carabiniere divenendo un soggetto criminale e socialmente pericoloso per passare, poi, al fenomeno vittimologico con la storia di Arturo Puoti. Nella seconda parte, per prevenire tali situazioni di devianza, entrano in gioco le prime agenzie educative, di socializzazione e formazione, quali la scuola e la famiglia chiamate a far sentire il discente parte integrante del sistema scolastico. Il tempo della ricreazione, come suggerito da Abravanel, è finito. La scuola per evolversi, fattivamente e non solo con le leggi, deve valorizzare il capitale umano a disposizione, senza operare discriminazioni sociali perché "figlio di" o "proveniente da" valutando equamente e oggettivamente in quanto una valutazione errata può condurre a far prendere una strada differente e alternativa al discente, da me qualificato come " fuoriclasse". Nella terza ed ultima parte il priore di Barbiana, Don Milani, stimola sul come bisogna essere per fare scuola. Le sue orme sono state seguite da Eraldo Affinati, fondatore della scuola "Penny Wirton". In questa direzione si muove, nella scuola napoletana, acceso da una passione tanto divampante quanto contagiosa, Francesco Uccello. Dall'esperienza dei proff succitati si deduce che è importante "come" si studia, non "cosa" si studia e che nella scuola del domani occorrono interventi sempre più personalizzati. Si giunge in tal modo alla costruzione del mio albero delle meraviglie sociali dal titolo: "Stand up for Life" che si meraviglia lasciandosi meravigliare dalle storie sociali che ha incontrato, ma meraviglia per il suo essere nel passato grazie alle sue radici, nel presente quando si erige con il suo bel fusto e nel futuro quando si apre con i suoi rami alle nuove sfide adolescenziali valutando soppesando sapere e competenze autovalutandosi e lasciandosi tranquillamente valutare "senza se e senza ma".

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7 PREMESSA La mia famiglia, nel suo ruolo di agenzia educativa, ha saputo ben allearsi con la mia scuola di istruzione superiore secondaria favorendo il mio percorso di socializzazione. Percorso che mi ha consentito di formarmi didatticamente e personalmente al fine di coronare il mio sogno ossia diventare insegnante. Il mio iter scolastico non è mai stato facile e i notevoli stimoli che ricevevo, dalle agenzie educative, non risvegliavano in me interesse e impegno alcuno. Ero come anestetizzata, annoiata, perché tutto mi sembrava monotonamente uguale ed io mi sentivo sempre più incompresa e sola con le mie insicurezze/incertezze deformando addirittura la realtà. Insomma, girovagavo come il viandante islandese alla ricerca di una risposta alle mie domande di senso. I primi anni di liceo delle scienze umane sono stati, per me, altalenanti tra il minimo e il massimo, tra l’indifferenza nei confronti di tutte le discipline e l’interesse solo per quelle scientifiche ovvero quelle che, a mio avviso, erano concrete, pratiche e utili a risolvere con calcoli e numeri ogni quesito. Con quegli stessi numeri ho, poi, dovuto fare i conti nella mia vita come quando a scuola, per esempio, ero considerata un numero nel quale non mi rispecchiavo o come quando, nella sfera sociale ero considerata zero per come apparivo, ma non per come ero. Il mio è stato un travaglio interiore analogo a quello di S. Agostino tra i valori culturali, etici e religiosi trasmessi dalla mia famiglia d’origine e dalla scuola, e i falsi valori, ovvero quelli edonistici finalizzati al piacere e ad una felicità effimera propostami dalla cultura di massa. Avrei potuto deviare smarrendomi come Dante in una selva oscura e invece grazie allo sguardo attento di alcuni dei miei educatori, che non hanno mollato la presa neanche per un attimo, ho scoperto l’universo antropologico e

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Informazioni tesi

  Autore: Anna Borrelli
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2021-22
  Università: Università degli Studi Suor Orsola Benincasa - Napoli
  Facoltà: Scienze Umanistiche
  Corso: Lm 85
  Relatore: Angela Pelliccia
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 201

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Parole chiave

devianza
valutazione
disuguaglianze
meritocratica

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