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La recezione del "non finito" di Michelangelo nel Cinquecento

Con la presente tesi viene affrontato il tema del cosiddetto "non finito" michelangiolesco, caratteristica peculiare dello stile del maestro rinascimentale, nella specifica questione della sua recezione. Si è inteso, in particolar modo, verificare sulla scorta del materiale già noto, come queste opere siano state recepite da alcune delle principali personalità del Cinquecento. Prima di fare ciò, nel tentativo di conseguire un quadro quanto più completo del tema in questione, nel primo capitolo si è tentato di evidenziare alcune delle interpretazioni moderne, nel secondo capitolo si analizzerà come alcune delle principali personalità rinascimentali considerano il non finito, nello specifico: Giorgio Vasari, Anton Francesco Doni, Ascanio Condivi, Raffaello Borghini e Francesco Bocchi. Prima di fare ciò si esaminerà la produzione poetica del Maestro intesa come espressione della sua concezione artistica.
Nel terzo capitolo si proverà, tramite materiale già analizzato, a ricostruire la fortuna collezionistica delle opere non finite.

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4 Introduzione «L’arte è identificata con l’esistenza stessa dell’artista» 1 La critica recente, come quella passata, si è espressa in merito alla considerazione delle sculture di Michelangelo Buonarroti attribuendo ad alcune di esse lo stato di non finitezza. Tali opere sono tema di questa prima analisi descrittiva. Un giovane Michelangelo realizza la Battaglia dei centauri (Fig.1), prima opera valutata non finita, negli anni della sua formazione nel giardino di San Marco precisamente intorno al 1490-1492 su tema suggerito dal Agnolo Poliziano. L’altorilievo marmoreo, lavorato a più registri di profondità, rappresenta la lotta tra umani e centauri nella quale spicca al centro un centauro con il braccio alzato, punto principale della composizione. Accanto a lui, nel registro mediano, si vede un uomo nudo rappresentato interamente mentre compie una torsione per lanciare un masso come la figura barbuta posta dietro di lui. Uno scontro si consuma al centro nel quale un uomo di spalle afferra per la testa una figura che cerca di liberarsi mentre un altro personaggio l’avvolge con il braccio. La lotta continua nel registro superiore dove le figure sono meno pronunciate e si conclude in quello inferiore in cui figure accasciate in terra cercano riparo. Nel Tondo Pitti (Fig.2), realizzato per Bartolomeo Pitti nel 1503-1505 e collocato al Bargello, si vede al centro la Vergine, seduta su un parallelepipedo abbigliata con una veste dalle fitte pieghe e acconciata con un raccolto avente un diadema raffigurante un cherubino. Sulle gambe della Vergine è posto un libro aperto al quale è poggiato il braccio del Bambino intento nella lettura 2 . Maria distoglie lo sguardo verso sinistra, distratta da un 1 ARGAN 2002, p. 52 2 ACIDINI 2010, p. 9 «Il linea di massima il motivo iconografico della lettura appartiene al tema, popolarissimo nella tradizione artistica fiorentina, della precoce educazione di Gesù sui testi sacri.»

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Informazioni tesi

  Autore: Chiara Norelli
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2018-19
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: studi storico-artistici
  Relatore: Stefano Pierguidi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 93

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Parole chiave

scultura
vasari
cinquecento
opere d'arte
michelangelo buonarroti
non finito
il non finito nella critica moderna
il non finito attraverso le fonti cinquecentesche
fortuna collezionistica delle opere non finite
condivi

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