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Wild Swans: storia, auto/biografia e identità femminile

Wild Swans è la storia di tre generazioni di donne sul retroscena di quasi un secolo di storia della Cina, dalla caduta dell’ultima dinastia fino alla partenza della narratrice protagonista per l’Inghilterra. Nonostante il notevole successo, Wild Swans resta ai margini di qualunque discorso critico, probabilmente perché di difficile collocazione nelle rigide divisioni tra gli ambiti geo-culturali. La lettura che propongo con la mia tesi non pretende di svelare la ‘verità’ sul testo o sulle intenzioni della scrittrice ma è il risultato di una serie di domande che mi sono posta leggendo Wild Swans, alle quali non sempre ho saputo o voluto dare una risposta. Nel primo capitolo riassumo i presupposti del genere autobiografico moderno soffermandomi in particolare sui confini instabili tra reale e finzionale in un genere che nasce da una matrice referenziale ma utilizza strategie ideologiche spesso vicine al romanzo. Ho preso il mainstream, cioè la tradizione maschile, bianca, occidentale, come punto di partenza ma questo non significa che esso sia l’unico punto di riferimento. Il discorso si sposta infatti sull’analisi di alcune delle peculiarità della tradizione autobiografica femminile senza dimenticare come essa sia stata sempre ignorata e esclusa dal canone androcentrico. Ultima è l’autobiografia letteraria cinese la cui esistenza è tutt’oggi controversa e lo sarà finchè continueremo a prendere come punto di riferimento i soli modelli della cultura occidentale, costruiti sull’idea di individuo unico e indipendente, e a leggere le altre culture come ‘mancanza’. La divisione geo-culturale dei discorsi e l’attenzione alle problematiche di genere hanno un carattere estremamente schematico, ma l’obiettivo è sicuramente quello di mettere in discussione la monolitica identità occidentale che trova nell’autobiografia il miglior strumento per la sua costruzione e affermazione. Nel momento in cui mi sono avvicinata a Wild Swans, invece, sono andata a vedere in che modo l’autrice avesse costruito un testo autobiografico sul passato cinese, in inglese. Mi sono chiesta cosa succede alla Storia e alle storie quando passano da una lingua all’altra, quale tipo di operazioni ideologiche e culturali si compiono e cosa succede alla storia della propria vita quando la si guarda da un altro punto di vista e su fondamenti culturali diversi. Nel secondo capitolo oltre a discutere il punto di vista occidentale usato dall’autrice, mi sono occupata anche del problema della distanza e della ri/costruzione. Per distanza intendo lo spazio/tempo che separa il passato dei fatti dal presente della narrazione, l’esperienza di vita e il racconto della medesima, ma anche l’universo storico-culturale cinese e lo ‘sguardo’ occidentale su di esso. Il termine ri/costruzione si riferisce all’operazione testuale che Jung Chang mette in atto con Wild Swans: un vero e proprio ‘mosaico’ di storie dove la prima è proprio LA STORIA della Cina. Non ho tralasciato l’importanza del racconto materno dal quale scaturisce Wild Swans. Esso nasce da una matrice orale e viene poi trascritto e tradotto, in senso linguistico e culturale, da Jung Chang e inserito nella narrazione attraverso un’innegabile presa di possesso nella quale la voce materna scompare, ammutolita dall’autorità della figlia-autobiografa. Nel terzo capitolo ritorno a discutere il problema dell’auto/biografia conservando però il concetto di distanza, che questa volta è vista come gap tra io narrante e io narrato. Mostrerò come il racconto della vita di Jung Chang segua un preciso orientamento legato a presupposti ideologici di partenza che vogliono vedere la crescita del personaggio come cammino di consapevolezza verso la ‘verità’ rappresentata dall’idea di una Cina chiusa e dispotica e di un Occidente libero e democratico. Nel quarto ed ultimo capitolo ho discusso la ri/lettura filtrata della storia attraverso le tre figure femminili. In questo ambito le problematiche di genere si intrecciano con quelle spaziali lungo il paradigma di chiusura-apertura che vede le tre figlie come stereotipi di una condizione storica che va dalla donna rinchiusa, alla donna androgina a quella libera e produttrice di un discorso, nonché padrona della versione per eccellenza, ma che ormai vive in uno spazio ‘altro’, lontano culturalmente dalla dimensione matrilineare. Mostrerò come la matri-linearità sia anch’essa frutto di una operazione ideologica a posteriori e legata al filo rosso della libertà, tema portante di Wild Swans. Nel corso dell’analisi testuale ho tentato di spaziare in entrambi gli orizzonti culturali (occidentale e orientale) cercando di non dimenticare mai le peculiarità delle due diverse tradizioni.

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INTRODUZIONE La critica [...] può diventare quel luogo dove il real e il fictional si alternano, dove le contraddizioni convivono perché il make believe continui, perché continui la rappresentazione. V. Fortunati e G. Franci, Il neostoricismo Wild Swans : Three Daugthers of China è il testo che ho scelto di analizzare. E’ la storia di tre generazioni di donne e della loro famiglia sul retroscena di quasi un secolo di storia della Cina, dalla caduta dell’ultima dinastia nel 1912 fino alla partenza della narratrice protagonista per l’Inghilterra nel 1978, dal confuso periodo dei signori della guerra all’avvento di Deng Xiaoping. Nonostante il notevole successo tra il grande pubblico, Wild Swans resta fondamentalmente ai margini di qualunque discorso critico, probabilmente perché di difficile collocazione nelle rigide divisioni tra gli ambiti geo-culturali. Non esistono infatti monografie o studi specifici su di esso ma solo brevi recensioni tratte da quotidiani e riviste in maggioranza inglesi o americani. Queste recensioni, le stesse di cui troviamo gli estratti sul retro della copertina, sono state il mio punto di partenza, anche se il generico coro elogiativo, non solo mi sembrava insufficiente, ma estremamente superficiale. Non facevo che leggere : «a quite exceptional book», «an extraordinary story, «there has never been a book like this»... Ho voluto spingermi oltre. La lettura che propongo con la mia tesi non pretende di svelare la ‘verità’ sul testo o sulle intenzioni della scrittrice ma è il risultato di una serie di domande che mi sono posta leggendo Wild Swans e alle quali non sempre ho saputo o voluto dare una risposta. Nel primo capitolo, di carattere introduttivo, riassumo, in maniera assolutamente sintetica, i presupposti e le problematiche del genere autobiografico moderno soffermandomi in particolare sui confini instabili tra reale e finzionale in un genere che nasce da una matrice referenziale ma utilizza strategie ideologiche spesso vicine al romanzo. Ho preso il mainstream, cioè la tradizione maschile, bianca, occidentale, come punto di partenza ma questo non significa che esso sia l’unico punto di riferimento. Il discorso si sposta infatti sull’analisi di alcune delle peculiarità della

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Informazioni tesi

  Autore: Sonia Fiore
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 1999-00
  Università: Università degli Studi di Napoli "L'Orientale"
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Studi Comparatistici
  Relatore: Annamaria Palermo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 113

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Parole chiave

jung chang
letteratura cinese
storia della cina
wild swans
letteratura autobiografica
autobiografie femminili
identità femminile
letteratura contemporanea

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