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I distretti industriali e lo sviluppo del Mezzogiorno: il caso del salottificio lucano

Nel dibattito suscitato negli ultimi anni sulla rilevanza dei processi di sviluppo endogeno nelle aree economicamente svantaggiate, un ruolo molto importante è stato assegnato ai sistemi locali. Il loro contributo alle attività economiche appare infatti rilevante in termini di prodotto interno lordo, di occupazione e di esportazione. Fra questi sistemi locali, i più noti sono i “distretti industriali”, anche perché si presentano con una identità forte associata ad elementi del tutto peculiari.
La presenza in un’area di tante imprese dello stesso settore favorisce la formazione di mercati specializzati delle professioni e dei servizi; concorre a formare l’identità dell’area; facilita la sedimentazione di esperienze e know how; mobilita le risorse locali. La maggior parte dei distretti, come è noto, è localizzata nel Nord e nel Centro Italia ma da alcuni anni anche nelle regioni del Sud sono sorti e si sono consolidati distretti tipici del made in Italy appartenenti ai settori del tessile, abbigliamento, calzature.
Come è noto, la Regione Basilicata ospita alcuni di questi casi di sviluppo imprenditoriale diffuso: la produzione di divani a Matera, l’indotto dell’auto a Melfi, la corsetteria di Lavello.
Ho voluto illustrare, innanzitutto, come nell’ambito del sistema competitivo, nazionale e soprattutto internazionale, il distretto industriale possa rappresentare un forte strumento per l’acquisizione di vantaggi competitivi per le imprese rappresentate.
Ho cercato di mostrare come anche la Regione Basilicata abbia compiuto importanti passi in avanti attraverso la legge 1/2001 di “Riconoscimento ed istituzione dei distretti industriali e dei sistemi produttivi locali”.
Infine, ho rivolto l’attenzione al caso del salottificio lucano. L’industria dei mobili imbottiti, nell’area delle Murge, zona nota per la scarsa vocazione imprenditoriale, ha manifestato elevati tassi di crescita sul finire degli anni ’80 e agli inizi degli anni ’90, grazie alla capacità di penetrare i mercati esteri.
Ho analizzato le varie fasi della produzione di mobili imbottiti e infine ho rivolto la mia attenzione all’ingresso del commercio elettronico nel distretto.

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2 INTRODUZIONE Nel dibattito suscitato negli ultimi anni sulla rilevanza dei processi di sviluppo endogeno nelle aree economicamente svantaggiate, un ruolo molto importante è stato assegnato ai sistemi locali. Il loro contributo alle attività economiche appare infatti rilevante in termini di prodotto interno lordo, di occupazione e di esportazione. Fra questi sistemi locali, i più noti sono i “distretti industriali”, anche perché si presentano con una identità forte associata ad elementi del tutto peculiari. In effetti, secondo la scuola italiana di analisi dello sviluppo locale – affermatasi negli anni Settanta per merito principalmente del gruppo di ricerca facente capo al prof. Becattini – le caratteristiche principali del concetto di distretto industriale fanno riferimento alla presenza, in un ristretto ambito territoriale: di un insieme piccole e medie imprese specializzate nelle diverse fasi di uno stesso processo produttivo; di una rete stabile di relazioni commerciali esterne; di una ben determinata e condivisa cultura locale; di una rete di istituzioni locali che favoriscano l’interazione fra imprese diverse e una compenetrazione fisiologica tra la vita sociale e quella economica. La presenza in un’area di tante imprese dello stesso settore favorisce la formazione di mercati

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Informazioni tesi

  Autore: Anna Venice
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2001-02
  Università: Università degli Studi di Salerno
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze Politiche
  Relatore: Mariarosaria Garofalo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 173

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Parole chiave

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