Il ''no'' del Regno Unito all'euro
Dal 1 gennaio 2002, dodici dei Quindici - ora Venticinque – paesi appartenenti all’Unione Europea hanno aderito all’Unione Economica e Monetaria, sostituendo così le singole monete nazionali con la moneta unica europea, l’euro. Tra questi, oltre a Svezia e Danimarca, e ovviamente i dieci nuovi membri, non figura il Regno Unito che ha conservato quindi la propria sovranità in politica monetaria.
Una semplice analisi porterebbe a considerare la scelta britannica come l’ennesima chiusura della “Perfida Albione” a qualsiasi iniziativa di integrazione europea e come l’ennesimo tentativo da parte del governo di conservare quell’isolamento che da secoli caratterizza la storia inglese. In realtà, la decisione di non aderire all’UEM muove da più serie valutazioni, principalmente di ordine economico.
Si sono analizzati in dettaglio i benefici e gli svantaggi che l’abbandono della sterlina e l’adozione dell’euro avrebbero sull’economia britannica. In particolare, i riflessi che si avrebbero in seguito all’abbandono della politica valutaria, cioè dello strumento del tasso di cambio, dal momento che i tassi tra le monete aderenti all’UEM sono fissati in modo irrevocabile. L’analisi è proseguita poi sui cinque test economici stabiliti dal governo di Tony Blair, che assurgono a condizione essenziale per l’ingresso del Regno Unito nell’area euro. Infine, si sono analizzate le sostanziali differenze tra la politica monetaria della Banca d’Inghilterra e quella della Banca Centrale Europea, sia in termini di obiettivi che di strumenti.
Si è giunti a concludere così che quella del Regno Unito, sebbene opportunistica, risulta essere una decisione attenta e ponderata, e non solo frutto della cosiddetta “politica antieuropeista” di cui spesso è stato accusato in modo semplicistico. Il Regno Unito ritiene che, sebbene la moneta unica europea possa apportare notevoli benefici, non esistono ancora le condizioni economiche perché il suo successo possa essere reale e duraturo.
Il dibattito sulla scelta di non aderire all’euro è stato tuttavia esteso anche all’aspetto politico, che ha evidenziato altri dubbi, finanche riguardo la partecipazione britannica alla stessa Unione Europea, rea di erodere a poco a poco la sovranità normativa e decisionale dei singoli stati membri. Sono stati affrontati quindi molti temi, tra cui quello riguardante la struttura istituzionale dell’Unione Europea, che il Regno Unito vorrebbe di natura confederale, mentre altri paesi di natura federale. L’argomento comunque sul quale ci si è soffermati in modo particolare concerne il cosiddetto deficit democratico delle istituzioni europee. Attraverso lo studio dei singoli organi comunitari, dei loro poteri e della loro composizione, si è potuti infatti evidenziare che l’Unione Europea non possiede la necessaria legittimazione popolare, dal momento che la sua governance fa riferimento al Consiglio Europeo e alla Commissione, e non al Parlamento eletto a suffragio.
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Informazioni tesi
Autore: | Donato D'urso |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2003-04 |
Università: | Università degli Studi di Salerno |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia e Commercio |
Relatore: | Lucio Valerio Spagnolo |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 220 |
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