Introduzione
La Musica è una e una sola.
Nel gioco umano delle definizioni, molte ne sono state attribuite all'arte per
eccellenza, questo universale mezzo di comunicazione: dalla più austera «La
musica è l'arte di combinare i suoni in modo piacevole all'udito» (Grande
dizionario enciclopedico Utet), a «Un'aritmetica sonora» (Leibniz), o «La
manifestazione del bello per mezzo dei suoni» (B. Riemann), «L'arte che si
esprime con i suoni» (C. Koechlin), «L'arte di pensare con i suoni» (J.
Combarieu). Oppure la più complessa ed articolata «L'arte di coordinare i suoni
tanto nel tempo quanto nello spazio secondo l'egoismo creatore dell'artista e la
sua perfetta indifferenza verso qualsiasi legge estranea alla sincerità» (A.
Casella).
Le motivazioni che mi hanno spinto ad intraprendere questo lavoro sono
molteplici: in primis la passione per la musica, che ho praticato, seppur in
maniera discontinua, fin dall'età infantile. In particolare l'amore per la musica
Blues, che ho “scoperto” casualmente circa sette anni fa ascoltando un brano del
grande Muddy Waters, e che da allora non ho più smesso di apprezzare e
coltivare, sia ricercando in biblioteca, al cinema o su internet, brani, opere ed
informazioni sui bluesmen più influenti del passato, sia dilettandomi con la
chitarra, da solo in camera mia, o con amici in sgangherate jam notturne presso
birrerie romane.
Senza dubbio curioso, fortuito e se vogliamo provvidenziale, è stato anche il
modo in cui sono venuto a conoscenza di quello che sarebbe stato l'oggetto di
questa Tesi: nel 2006 decisi di registrarmi ad un sito che è oramai sinonimo di
un dilagante fenomeno di costume: Youtube. Cominciai, per vezzo personale ma
anche attratto dalla possibilità di condividere col “mondo intero” la mia
passione per la musica, a pubblicare dei video amatoriali del sottoscritto
cimentantesi in improbabili riduzioni o reinterpretazioni di famosi standard
Blues. Il fato volle che al prof. Enrico Borsetti, collezionista di dischi in vinile
stimato a livello internazionale nonché esperto di musica Jazz, fossero mostrati
da un oscuro complice alcuni di quei filmati su Youtube, e che il suddetto
Borsetti proponesse di presentarmi ad un suo grande amico d'oltreoceano: Mr.
Michael “Hawkeye” Herman, il quale ci onorò della sua presenza per un lauto
pranzo a casa di mio padre. Avevo già intenzione di fare una Tesi ad argomento
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musicale, e fu così che non mi lasciai sfuggire ciò che avevo intuito essere
un'occasione irripetibile, quella di poter partecipare in qualche modo al lavoro
di un vero Artista.
Pur avendo presagito l'enorme potenziale rappresentato dal signor “Hawkeye”,
non ho mai cessato di stupirmi, durante le ricerche sulla sua attività di cui è
stato ed è un pioniere – l'educazione musicale basata sulla musica Blues – per
l'ecletticità, la semplicità, l'incredibile esperienza e l'enorme influenza in campo
musicale ed artistico che lo caratterizzano; oltre che naturalmente per l'umiltà e
la genuina disponibilità della persona. Posso affermare senza toni
sensazionalistici che il caso di Michael Herman è un caso unico nel suo genere.
Quest'uomo si è assunto una responsabilità del tutto simile ad una missione:
“restituire” ciò che gli è stato dato dai suoi maestri (Bukka White, Son House,
Brownie McGhee, Lightin' Hopkins, "Cool Papa" Sadler, Charles Brown... Vere
e proprie icone del Blues, e grandi professionisti che personalmente hanno
dedicato del tempo al giovane Herman, per trasmettergli un po' del loro sapere),
regalando a giovani e giovanissimi studenti, i segreti della musica Blues,
sfruttando l'intrinseco carattere ad un tempo educativo ed intrattenitore di
questo importante genere musicale. Una sorta di “staffetta generazionale”, dai
vecchi mostri sacri del Blues ai ragazzi di oggi, cresciuti nell'agiatezza, e molto
spesso inconsapevoli degli sforzi e delle battaglie che le generazioni precedenti
hanno dovuto sostenere per conquistare quanto oggi la maggior parte di noi dà
per scontato. La musica Blues si presta a questo compito per i temi trattati, ossia
il lavoro o la fatica di vivere, le relazioni interpersonali, le vicissitudini
quotidiane, ed i piccoli o grandi conflitti interiori che ogni persona, ad ogni età,
si trova a dover attraversare. La musica rende partecipi dei concetti più
inesprimibili o ancora inespressi; e la musica Blues è nata proprio con la
funzione di veicolo per raccontare «storie tremende»
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, ed esternare sentimenti
all'epoca politicamente scorretti o socialmente tabù, come la questione razziale,
il sesso (riguardo il quale esiste un colorito assortimento di eufemismi ed
epiteti, cantati ad alta voce dai braccianti agricoli per mettere il padrone alla
berlina senza temere ritorsioni), o la disparità fra classi sociali.
Il Blues è una macchina della verità, un catalizzatore emotivo, un modo in cui
l'autore traccia il quadro storico della propria esistenza.
1 John Lee Hooker, Serves Me Right To Suffer 1966
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Il lavoro è strutturato in tre capitoli: il primo capitolo si propone di fornire una
panoramica generale sulla didattica musicale in America: come l'attività
educativa musicale potette diffondersi in un ambiente ostile, “selvaggio” come
quello del Nuovo Mondo nel 1600, lontano davvero migliaia di chilometri
dall'Europa; un ambiente che ha temprato incredibilmente la società americana
facendone una realtà culturalmente molto lontana dalla nostra, nonostante le
reciproche influenze dovute a fattori comuni come la musica appunto, il cinema,
il cibo, l'abbigliamento, le tecnologie, la lingua inglese, la corrente politica, ecc.
Vi sono inoltre riportate alcune critiche alla teoria ed alla pratica educativa
musicale postmoderna, spesso “soffocata” dalla pressione politica ed
influenzata dalle convenzioni della civiltà consumistica. Il primo capitolo
evidenzia anche gli aspetti positivi della metodologia educativa musicale
statunitense: il suo carattere irriducibilmente entusiasta, ottimista,
profondamente onesto e pragmatico.
Il secondo capitolo è incentrato sulla figura di Michael “Hawkeye” Herman ed
il suo programma Blues In The Schools, che è l'asse portante di questa Tesi.
Contiene le principali informazioni biografiche e professionali su Herman, ed
illustra il suo progetto.
Il terzo capitolo costituisce in sostanza una breve indagine sulla didattica
musicale italiana, e sulle principali associazioni che si occupano di educazione
musicale, con particolare attenzione all'attività laboratoriale.
E' stato fatto abbondante ricorso agli schemi numerati, aventi il pregio di
sintetizzare e semplificare visivamente un argomento di cui si presuppone la
conoscenza generale, oppure quando il significato dei termini e dei concetti in
quel particolare contesto è già stato illustrato precedentemente.
Un ruolo importante, per quanto riguarda le fonti, lo ha ricoperto l'oramai
imprescindibile Internet, a partire dal sito ufficiale di Herman, che contiene le
informazioni principali sulle sue numerose attività, dalle tournée, agli album,
alle collaborazioni con le più importanti associazioni per la divulgazione e la
tutela della musica Blues, proseguendo con i siti delle principali associazioni
italiane sull'educazione musicale, passando per la “miniera d'oro” Youtube, che
contiene video e reportage di lezioni ed esecuzioni musicali del signor Herman,
fino ai siti per l'acquisto di libri in lingua inglese, che mi sono fatto spedire
dall'America. Fondamentale a questo proposito è stato il lavoro di traduzione e
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adattamento, dall'inglese all'italiano, che ho svolto personalmente, e che ha
richiesto forse più impegno di quanto non avessi previsto.
Comprensibilmente comunque, la fonte più importante del lavoro è stata
ricoperta dalla persona di Michael, il quale si è sempre mostrato entusiasta,
disponibile ed amichevole, sfoggiando una pazienza addirittura paterna viste le
mie inevitabilmente asfissianti attenzioni, ed il fitto “carteggio digitale” che ne
è scaturito: diverse volte l'ho immaginato sgranare gli occhi o massaggiarsi la
fronte dinanzi ad una della mie “tirate di giacca”, o scuotere la testa sulla mia
pigrizia ed intemperanza.
Mi piace pensare, tuttavia, di essere stato un po' quello che Michael stesso fu
per qualcuno dei suoi Maestri, quei grandi Bluesmen che potrebbero aver visto
il giovane “Hawkeye” come una sorta di “gioiosa seccatura”, un curioso
ragazzo bianco, affamato di sapere, che alla fin fine era gradevole da avere
intorno, meravigliato ed intento nel carpire i famosi segreti del mestiere.
Durante quell'indimenticabile pranzo a casa di mio padre, che ha significato la
risoluzione della mia esperienza universitaria, Michael mi confidò, tra un
bicchiere di vino ed un assolo di chitarra, che se avesse ragionato in gioventù
riguardo l'incertezza e la caducità della vita umana, avrebbe prestato molta più
attenzione alle note suonate da Skip James o Son House al Newport Folk
Festival del 1966, di quanto non avesse fatto all'epoca: io spero di non aver
sottovalutato quest'irripetibile occasione, ed anche per il futuro, di poter
continuare ad usufruire dell'enorme mole di conoscenza musicale, e saggezza
esistenziale che una persona come Michael “Hawkeye” Herman è in grado di
trasmettere a qualsiasi studente di questo pianeta.
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