2monasteri da essi fondati. 
        Le fonti rinvenute, i culti ricostruiti, i personaggi scoperti 
non sono necessariamente elaborati in maniera scientifica ed il 
santo può essere anche un’invenzione letteraria e spirituale in   
(un certo senso, lo è sempre): tuttavia egli corrisponde sempre 
ad una reale esigenza di comunicazione. 
       Per quanto riguarda il termine “agiografia” ci rifacciamo 
alla definizione fornita dal Dizionario Enciclopedico del 
Medioevo
1
 in cui viene designato con questa espressione 
l’insieme dei testi nei quali è narrata la vita e i miracoli dei 
santi. Non si tratta di un genere letterario, ma di un gruppo 
convergente di modi narrativi complessi avente come scopo di 
esaltare il ricordo o il potere miracoloso di un santo. Le forme 
più diffuse sono le Vite (Vita, Legenda, Historia), le raccolte 
di miracoli e i racconti di traslazione dei resti mortali o delle 
reliquie. 
 L’agiografia è la scienza che studia, sui testi che 
trasmettono gli acta dei santi, i modelli di perfezione e di 
                                                           
1
 DEMAC, Roma, Città Nuova Editrice, 1998, (edizione italiana a cura di 
Claudio Leonardi), p.27.
 
3santità che si sono succeduti nella storia dell’umanità e, in 
particolare, nella storia dell’Oriente e dell’Occidente in quanto 
segnati dal cristianesimo.     
Nella consuetudine accademica “agiografia” significa, 
più specificamente, “letteratura che riguarda i racconti delle 
vite dei santi” e la difficoltà primaria, nello studio di questa 
materia, è la mancanza di una sufficiente accumulazione 
erudita, che permetta giudizi fondati con qualche sicurezza e 
sintesi i cui dati siano responsabilmente garantibili. 
          L’uomo è portato a cercare un modello di perfezione in 
quanto si sente impotente e fragile, e non solo peccatore, e di 
fronte a sé vede il nulla. Per questo si è formato un tipo di 
studioso che non è più uno studioso di storia religiosa o di 
storia sociale ma, più peculiarmente, di agiografia e si 
considerano i testi agiografici come trattati di modelli di 
santità che possono essere il riflesso di una politica di potere di 
singoli ambienti civili o ecclesiastici, se non dei supremi poteri 
medievali. Tutto ciò, tuttavia, non modifica il fatto che questi 
modelli di perfezione abbiano dato alla ricerca agiografica una 
4sua autonomia e dignità scientifica.
2
 
L’interesse per l’uomo, l’elogio della santità e la 
riprovazione del peccato e il giudizio di Dio, che può essere 
castigo o perdono, sono i componenti validi di una letteratura 
agiografica che potrebbe altrimenti apparire scialba e banale. 
3
 
Sono agiografi innanzitutto i numerosi autori dei testi 
che compongono il libro santo per eccellenza nella tradizione 
cristiana, la Bibbia appunto, che resta il principale riferimento 
fra le fonti agiografiche. 
Gli studi di agiografia sono rimasti a lungo legati ad 
esigenze devozionali più che scientifiche, pur realizzandosi - 
in qualche caso - opere di grande significato erudito; ciò è 
probabilmente dovuto anche al fatto che il testo agiografico, 
salvo rari casi, presenta una componente narrativa non 
riducibile a dimensioni storiche, se per storia si intende, 
soprattutto e innanzitutto, una serie di atti, fatti ed eventi 
                                                           
2
  CLAUDIO LEONARDI, Agiografia, in Lo spazio letterario del 
Medioevo 1. Il Medioevo latino, direttori: G. Cavallo, C. Leonardi, E. 
Menestò, Roma, Salerno Editrice, 1993, p.52. 
3
 REGINALD GREGOIRE, Manuale di agiologia introduzione alla 
letteratura agiografica, Fabriano Monastero San Silvestro abate, 
Bibliotheca Montisfani, 1996, p.27. 
5rilevabili concretamente dalla fonte. È oggettivamente difficile 
trovare tracce di storicità nei racconti delle vite dei santi in cui 
sono presenti soprattutto visioni, miracoli, pie devozioni ed 
episodi di mera leggenda e la natura stessa della fonte 
agiografica era differente da quella storiografica. Per tutti 
questi motivi la storiografia non ha tenuto in grande 
considerazione l’agiografia o l’ha letta solo per estrapolare da 
essa i dati e i fatti, di carattere economico, politico e sociale 
che potevano interessare la ricostruzione storica.  
Solo un diverso clima ermeneutico e culturale, quello 
dell’ultimo decennio, ha dato pieno riconoscimento 
all’agiografia come disciplina scientifica, facendola assurgere, 
addirittura, alla dignità accademica dell’insegnamento 
universitario. Questo mutamento si può iscrivere nella fine 
dell’eredità umanistica e nel declino del razionalismo in 
quanto l’umanesimo ha significato la coscienza, per l’uomo, di 
essere in grado, senza rifiutare necessariamente la fede 
cristiana, di governare da sé medesimo la politica e la morale.  
Sono numerosi i generi letterari che si possono iscrivere 
entro la tradizione dell’agiografia. È quello degli atti dei 
6martiri il primo genere, cronologicamente parlando, nel canone 
agiografico riconosciuto ma, tra il genere biblico e quello 
agiografico, si può collocare la letteratura apocrifa; si tratta di 
una numerosa serie di testi che si sono formati, almeno dal II 
secolo, intorno ai testi del Nuovo Testamento, riconosciuti 
come autentici, che riguardano episodi su Gesù che i Vangeli 
non hanno raccolto.  Gli atti dei martiri, invece, più che scritti 
letterari sono testi documentari in quanto si tratta di 
trascrizioni, più o meno rielaborate, dei processi dei magistrati 
romani contro i cristiani. I martirologi, nella forma di elenco, 
sono da distinguere dai leggendari, altro genere di raccolta non 
di nomi ma di vite dei santi. È anche vero che, particolarmente 
nel secolo IX, si formano dei martirologi in cui accanto al 
nome del santo compaiono alcune notizie biografico-
agiografiche.  
Una delle prime biografie in Occidente è la traduzione in 
latino della vita di Antonio dovuta ad Atanasio di Alessandria 
(295-373) ma nel secolo V, su questa base, le vite diventano 
uno dei generi più comuni di tutta la letteratura mentre si 
assiste al primo formarsi di grandi raccolte agiografiche come 
7opere letterarie di un solo autore come Gregorio di Tours e 
papa Gregorio I.
4
 
È nell’epoca carolingia che la curia romana decide di 
ammettere la presenza agiografica nella liturgia, dopo aver 
cercato per secoli di limitarla:  
               
    Passiones sanctorum vel gesta ad usque ad Adrinani 
tempora tantummodo ibi legebantur ubi ecclesia ipsius 
sancti vel titulus erat. Ipse vero tempore suo renovare 
iussit Sancti petri legendas esse instituit
5
. 
 
L’opera più tipica dell’agiografia italiana di quel 
periodo è il De Christi triumphis composta da 14 libri in cui 
Flodoardo presenta le varie tappe agiografiche della penisola. 
        Nell’epoca carolingia la maggior parte dei testi 
agiografici sono anonimi probabilmente perché gli autori sono 
monaci e chierici costretti a diventare agiografi per soddisfare 
le esigenze dei monasteri e delle chiese, bisognosi di favori 
celesti. È per questi motivi, poi, che l’agiografia non si 
                                                           
4
 C.LEONARDI,Agiografia in Lo spazio letterario del Medioevo 1.op.cit. 
p.438. 
5
 M. ANDRIEU, Les Ordines Romani du haut Moyen Age, II, Louvain 
1948, p.446. 
8preoccupa di esattezza storica, in quanto il suo fine era un 
altro. In quest’epoca, nel periodo tra i secoli VIII-IX, si 
verifica un declino.
6
  
La situazione cambia nel secolo X e all’inizio dell’XI, 
questo periodo è peculiare per due fenomeni: l’attività 
missionaria e il nuovo monachesimo di Cluny e il tratto 
distintivo di questa produzione è la totale e prima in genere 
sconosciuta “contemporaneità” del personaggio descritto come 
santo
7
. Odone di Cluny ha scritto, nel 925, sulla vita del conte 
Gerardo di Aurillac, morto pochi anni prima, e poco dopo il 
monaco Giovanni compose la vita di Odone. Questa non è più 
la narrazione di come il santo affronta impavidamente la 
morte, quanto piuttosto la descrizione di un cammino di cui la 
morte è il compimento ed in quanto tale non ha nessun legame 
con quella antica.  
Dal’inizio del secolo X e sino a tutto il secolo XI 
avviene un fatto singolare, un proliferare straordinario di vite 
di santi come se si volesse fissare in uno scritto la vita di un 
                                                           
6
 REGINALD GREGOIRE, op. cit., p.24 e ss. 
7
 C.LEONARDI, Agiografia in Lo spazio letterario del Medioevo 1, op. 
cit. pag.443 
9uomo – perfetto che possa rappresentarlo. La vita è la 
descrizione di un cristiano che con la sua esistenza, dalla 
nascita alla morte, una vita di cui conosciamo soprattutto gesti 
e atti che sono guidati da Dio, si pone al centro della sua 
comunità e ne è a sua volta la guida. In questo modo si 
recuperano le riscritture di testo più antiche e tutto il passato 
agiografico ma con un fiorire continuo di testi nuovi su 
personaggi nuovi o antichi. Di questa intensa attività si 
nutrono i leggendari e generi minori quali traslationes e 
miracula. Per quanto riguarda i miracula a molti agiografi la 
vita del santo sembra inseparabile dal racconto dei suoi 
miracoli,( anche se alcune agiografie ne sembrano volutamente 
se non addirittura polemicamente private,) perché l’esempio di 
Cristo e dei miracoli da lui compiuti, narrati nei Vangeli era 
troppo forte per non essere seguito
8
.  
                                                           
8
 C. LEONARDI, Agiografia in Lo spazio letterario del Medioevo 1. op. 
cit, pag. 444-445.