ANALISI DEL MERCATO DELLE SIGARETTE 2012 
 
 
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CAPITOLO 1 
 
Analisi del mercato delle sigarette 
In questo capitolo, viene analizzato il mercato delle sigarette in Italia dal punto di vista 
 dell’offerta e della domanda, nonché  l’elasticità di quest’ultima rispetto al prezzo. Prima di 
giungere all’analisi vera e propria del mercato delle sigarette è bene fare riferimento alla 
sua  materia prima, ossia, il tabacco, rilevandone le caratteristiche principali e alla filiera 
produttiva del tabacco in Italia. 
 
1.1 – La filiera produttiva del tabacco in Italia 
 
La pianta del tabacco, specie molto adattabile e coltivabile a costi contenuti, appartiene 
alla famiglia botanica dei pomodori, delle patate, dei peperoni e delle melanzane.  
Grazie alla capacità di crescere anche nei terreni più poveri, fornisce ai coltivatori 
un’ottima coltura, risultando essere più redditizia di molti altri raccolti.  
A ciò si deve aggiungere che questa coltivazione si adatta bene alle rotazioni 
ecocompatibili, rilasciando nel terreno sostanze benefiche per le altre coltivazioni, come il 
mais. 
La pianta del tabacco venne scoperta da Cristoforo Colombo, approdato in America nel 
1492, ma da alcuni bassorilievi di antichi templi, si ha la prova che si fumava in America 
Centrale già dal 1.000 a.C.  
Giunto in Europa nel tardo XV secolo, il tabacco è sempre stato oggetto di controversie e 
disapprovazione, nonostante apporti ingenti introiti attraverso la tassazione
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 British American Tobacco. La filiera del tabacco [Online] 17 aprile 2012 [Cited: novembre 30, 2012] 
http://www.batitalia.com/group/sites/BAT_8D3MRA.nsf/vwPagesWebLive/DO8D7JC5?opendocument&SKN=1
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Diffondendosi nel mondo, questa pianta ha raggiunto una produzione complessiva nel 
2010 superiore ai 7 milioni di tonnellate, estendendosi su una Superficie Agricola Utilizzata 
(SAU) di oltre 3,8 milioni di ettari. 
Nello stesso anno in Asia, Cina in particolare, si è registrata la maggiore produzione 
mondiale di tabacco greggio con il 65,6% della produzione globale. Seconde le Americhe, 
con Canada, Stati Uniti e America centro-meridionale, che hanno prodotto il 20,2% di 
tabacco greggio complessivo. Infine, l’Europa (Unione Europea e paesi extra-Unione) con 
il 5% del totale.  
Tra i paesi dell’Unione Europea, l’Italia si è classificata come il maggiore produttore per 
molte varietà di tabacco greggio.  
I tabacchi flue cured nel 2010 sono stati il gruppo vegetale più diffuso, caratterizzando il 
50% della produzione complessiva di tabacchi in Europa, con 148.366 tonnellate di 
prodotto. 
Come da tab.1, in Italia la produzione di tabacchi flue cured, che è stata di 50.801 
tonnellate e del 34,2% sul totale raccolto comunitario di tale varietà, ha inciso sulla 
produzione europea per ben il 17,2%, sovrastando, così, tutti gli altri Stati Membri 
dell’Unione. La stessa leadership si è mantenuta anche nella produzione di light air cured, 
varietà al secondo posto per importanza produttiva nell’Unione, e per le marginali 
produzioni di dark air cured e fired cured. 
Nonostante l’Italia sia la maggiore produttrice europea di tabacco greggio, la sua 
superficie destinata a questa coltivazione è inferiore rispetto alla Bulgaria che, con circa 
49mila ettari, ha la superficie di coltivazione di tabacco più ampia in Europa. Da questo 
dato si può facilmente evincere come l’Italia, con il 21% della superficie di terreni e circa 
28mila ettari, abbia una resa maggiore per ettaro coltivato rispetto alla Bulgaria.  
Malgrado questi dati positivi, il trend evolutivo della coltivazione del tabacco greggio nel 
nostro paese ha mostrato, negli ultimi dieci anni, una sensibile riduzione della superficie 
coltivata, 10.775 ettari in meno, con conseguente contrazione della produzione del 31,4%, 
pari a più di 40.000 tonnellate. 
A questo decremento della superficie coltivata a tabacco, si è aggiunto anche il sensibile 
calo del numero di produttori, che, come mostrato nella tab.1.1.2, nel 2000 ammontavano 
a quasi 30.000, e che nel 2010 si sono ridotti fino a circa 6.000.
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Tab. 1.1.1 - La produzione di tabacco italiana per gruppo vegetale (2010).  
 
 Quantità Quota tot su gruppo varietale Quota tot su produzione (UE) 
Flue cured 50.801 34,2% 17,2% 
Light air cured 25.875 37,5% 8,7% 
Dark air cured 9.327 60,4% 3,2% 
Fired cured 3.109 77,4% 1,1% 
Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Advisory Group for Tobacco. 
 
 
 
Tab. 1.1.2 - Struttura ed evoluzione della tabacchicoltura Italiana. 
 
Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Advisory Group for Tobacco 
 
 
Nel 2010 è stato introdotto il modello di sostegno disaccoppiato all’attività agricola di 
coltivazione del tabacco, ciò ha comportando un ulteriore calo delle superfici destinate a 
tale coltivazione e del numero di produttori, considerati sia come imprenditori agricoli che 
come imprenditori la cui attività si avvicina alla prima trasformazione. 
Questo fenomeno ha portato alla localizzazione della coltivazione dei più importanti gruppi 
varietali di tabacco in determinate aree geografiche, quali: Campania, Veneto, Umbria e 
Toscana, dove si concentra il 94,3% della superficie totale destinata a questa coltura. 
Nella classifica dei paesi che esportano tabacco greggio, l’Italia si posiziona all’ottavo 
posto, dopo le grandi produttrici: Brasile, India, Cina e USA. Nonostante, come abbiamo 
visto in precedenza, l’offerta nazionale sia in calo, il saldo commerciale tra esportazioni ed 
importazioni rimane positivo sia in termini monetari che quantitativi.
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Il gruppo varietale che viene maggiormente commercializzato è il flue cured, che per il 
nostro paese ha comportato nel 2010 un guadagno da esportazioni di circa 125.000 Euro 
a fronte di spese da importazioni della stessa varietà per circa 22.600 Euro. 
 
Fig. 1.1.1 - La bilancia commerciale italiana del tabacco greggio 
 
 
 Fonte: elaborazioni Nomisma su dati  Istat. 
 
 
Come si nota dalla fig. 1.1.1, il trend identificativo del saldo della bilancia commerciale 
delle esportazioni e delle importazioni di tabacco greggio ha mostrato, nell’ultimo 
decennio, un andamento instabile. Dapprima un andamento positivo, fino al 
raggiungimento di un picco nel 2007, a seguito del quale, però, vi è stato un continuo 
decremento. 
La rilevazione più recente corrisponde anche al saldo più basso, ossia nel 2010 
l’ammontare del saldo commerciale risulta pari a 60.088 tonnellate, riflettendo il momento 
particolare della nostra produzione di tabacco, seguente al sistema di aiuti disaccoppiati. 
Dalla lavorazione del tabacco si producono differenti prodotti finiti: sigarette, sigari, 
sigaretti e trinciati, ossia tabacco da utilizzare per le sigarette fatte a mano. 
La tabella che segue mostra l’andamento delle produzioni di cui sopra per la produzione 
italiana dal 2005 al 2010. I dati che si rilevano sono di notevole importanza: la produzione 
delle sigarette si è ridotta notevolmente, nel 2010 sono diminuite del 27,4%, quella di 
sigari e sigaretti è aumentata sensibilmente, rispettivamente del 25% e 109%. Ma l’ultimo 
dato è quello su cui occorre soffermarsi di più: la produzione di trinciati è aumentata
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nell’ultimo quinquennio di ben il 2.035%, ciò probabilmente a causa delle politiche di 
regolamentazione in vigore
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Si rimanda l’approfondimento di questa tematica al capitolo successivo. 
 
 
Tab. 1.1.3 - Produzione italiana di tabacchi lavorati espressa in tonnellate. 
 
Fonte: presentazione XV Rapporto Nomisma “La filiera del tabacco in Italia”. 
 
 
Per quanto riguarda il mercato italiano delle sigarette, in Italia è presente un duopolio 
costituito da Philip Morris e dall’AAMS (Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato), 
che dispongono del 94% del mercato, con la contemporanea presenza di imprese 
marginali, che negli altri Stati hanno un potere di mercato più elevato. Tale situazione è 
rimasta immutata negli ultimi dieci anni, sebbene la quota di mercato di Philip Morris sia 
aumentata considerevolmente e quella dell’AAMS si sia ridotta, il duopolio ha mantenuto 
costante il complessivo potere di mercato. 
Per la vendita all’ingrosso, l’Italia ha adottato una normativa che liberalizza le attività di 
importazione e distribuzione di sigarette. Conseguentemente, qualsiasi impresa che 
rispetti tale normativa, può distribuire all’ingrosso sigarette nel nostro territorio. 
Pur essendo nota tale liberalizzazione, nessuna impresa ha optato per tale scelta, ma si è 
sempre appoggiata alla rete distributiva dell’AAMS, considerata pertanto un’essential 
facility. La motivazione sta nella difficoltà economica e strutturale di creare una rete così 
estesa e capillare. 
Di conseguenza, essendo l’unico operatore presente sul mercato italiano delle vendite 
all’ingrosso di sigarette, l’AAMS detiene una posizione di monopolio di fatto. 
                                                           
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 Nomisma.2011. PRESENTAZIONE XV RAPPORTO NOMISMA LA FILIERA DEL TABACCO IN ITALIA. [Online] XV 
RAPPORTO | 2011 [Cited: novembre 30, 2012], pagg. 8-15, 51-53. 
http://www.nomisma.it/fileadmin/User/Presentazione_XV_Rapporto_Nomisma_Filiera_Tabacco_4-4-12.pdf